A polícia unida jamais será vencida” è stato uno dei cori più intonati lunedì 19 febbraio dai circa 3mila poliziotti portoghesi riuniti a Lisbona di fronte al palazzo del ministero dell’Interno. Convocata dalla piattaforma dei sindacati di polizia, è la terza manifestazione in meno di due mesi e la prima a interferire con la campagna elettorale in corso (il voto sarà il 10 marzo): verso sera parte dei manifestanti si è spostata di fronte al teatro Capitólio, dove era in corso il dibattito elettorale tra Pedro Nuno Santos, leader del partito socialista, e Luís Montenegro, presidente del Partido Social Democrata (di centrodestra).

A dare il via alle manifestazioni, tuttavia, non sono stati i sindacati, ma la protesta solitaria di un poliziotto, Pedro Costa, che lo scorso 7 gennaio ha iniziato a sedersi ogni giorno sulle scale del parlamento portoghese. «Non mi sento valorizzato dallo Stato e finché non otterrò condizioni salariali migliori, ogni giorno consegnerò le mie armi di servizio e rimarrò seduto qui fino alla fine del turno», ha spiegato Costa in un video che si è presto diffuso nei canali WhatsApp e Telegram dei poliziotti portoghesi.

In poco tempo, centinaia di agenti si sono uniti alla protesta, consegnando le loro armi o mettendosi in mutua, al punto che a inizio febbraio alcune partite di calcio della serie A e B portoghese non si sono potute disputare a causa della mancanza di personale.

La disparità

Nel suo video, Costa racconta di essersi accorto già poco dopo essere entrato nel comando metropolitano di Lisbona delle disuguaglianze tra gli agenti di polizia e altre forze di sicurezza. L’evento che lo ha spinto ad agire, tuttavia, è stata la decisione del governo dell’ex presidente António Costa di attribuire un'indennità di missione agli agenti della polizia giudiziaria di circa 700 euro al mese con effetto retroattivo fino a gennaio del 2023.

«Un episodio di discriminazione, dato che è nella polizia nazionale che si registra la stragrande maggioranza delle aggressioni e delle morti degli agenti in servizio», spiega Paulo Macedo, presidente del Sindicato dos Profissionais de Polícia.

Secondo i dati dell’associazione, gli agenti della polizia nazionale (Psp, attiva nelle grandi aree urbane del paese) e quelli della Guardia nazionale repubblicana (Gnr, che si occupa delle aree rurali) ricevono al mese un’indennità di missione che va dai 380 e 420 euro. A un mese dall’inizio delle proteste, l’ex primo ministro António Costa ha spiegato in un comunicato che le negoziazioni per equiparare le indennità di missione della Psp e della Gnr a quelle della polizia giudiziaria erano già in corso e che si sono interrotte con la caduta del suo governo, avvenuta lo scorso 7 novembre.

Dialogo

Nelle ultime settimane, la piattaforma che riunisce gli undici sindacati della Psp e della Gnr ha cercato di aprire un dialogo con il governo ad interim, che tuttavia sembra voler rimandare qualsiasi decisione al periodo successivo alle elezioni, previste per il prossimo 10 marzo. Secondo Macedo, il governo potrebbe almeno approvare una misura provvisoria e stringere accordi per fare in modo che si trasformi in permanente, qualsiasi sia l’esito delle elezioni. «La mancanza di risposte da parte dell’esecutivo sta alimentando una polveriera, una situazione che potrebbe sfuggire al controllo dei sindacati e portare a conseguenze quasi irreversibil», afferma il presidente del Sindicato dos Profissionais de Polícia.

In parte, però, la situazione è già sfuggita di mano ai sindacati. Su WhatsApp e Telegram, i canali dell’autoproclamato “movimento Inop” hanno già raccolto più di 20mila iscritti cadauno e condividono messaggi sempre più radicali, come il fotomontaggio del sindacalista Paulo Santos con una pistola puntata alla testa e una grande scritta in rosso che lo definisce un “traditore”. «Il movimento Inop è il movimento Zero con un altro nome: sono le stesse persone e hanno legami con l’estrema destra», ha dichiarato Hugo Franco, giornalista del quotidiano portoghese Expresso in un’intervista. Già nel 2019, infatti, i poliziotti portoghesi avevano creato un gruppo di protesta, il cosiddetto movimento Zero, per contestare le condanne ricevute da alcuni agenti della Psp per aver sequestrato e aggredito due giovani afrodiscendenti in un quartiere della periferia di Lisbona. Nonostante il gruppo dichiari sui suoi profili social di non avere legami con la politica, nel novembre del 2019 André Ventura, fondatore del partito di estrema destra Chega, è salito sul palco degli organizzatori con indosso la t-shirt ufficiale del movimento, tra gli applausi del pubblico.

L’estrema destra

Dopo quella manifestazione, eppure, il sostegno degli agenti alle proteste del movimento era iniziato a scemare, costringendo gli organizzatori a prendersi un periodo di riflessione. Ora, quel periodo sembra essere concluso: da inizio gennaio, in perfetta concomitanza con la nascita del movimento Inop, anche i membri del movimento Zero sono tornati a pubblicare sui loro canali social, diffondendo istruzioni su come mettersi in malattia, consegnare le armi o organizzare piccoli raduni di protesta in previsione della manifestazione di ieri.

«Credo che l’estrema destra sia una realtà quasi insignificante all’interno delle forze dell’ordine portoghesi, perché i nostri poliziotti non sono né razzisti, né xenofobi», afferma Hugo Costeira, presidente dell’Osservatorio sulla sicurezza interna. «Sono professionisti stanchi di essere trascurati a livello finanziario e morale da parte della politica».

Già nel 2022, tuttavia, un’inchiesta del giornale online Setenta e Quatro aveva dimostrato l’esistenza di legami tra alcuni membri del partito, come l’ex vicepresidente di Chega e presidente del sindacato tecnico della Psp José Dias, e il movimento Zero. Di fronte alla possibilità che il gruppo boicotti le elezioni legislative, avanzata a inizio febbraio dal sindacalista Armando Ferreira, il presidente del Sindicato dos Profissionais de Polícia resta molto cauto. «È nell’interesse degli agenti che ci siano le elezioni, dato che l’attuale governo li ha danneggiati, disprezzati e discriminati», spiega Macedo, che si riunirà il prossimo 2 marzo insieme alle altre organizzazioni sindacali per capire come continuare a mantenere alta l’attenzione sul tema. Secondo Costeira, tuttavia, la piattaforma avrebbe bisogno di farsi un esame di coscienza, prima di proseguire con le sue iniziative. «I sindacati dovrebbero guardare all’appoggio degli agenti al movimento Inop come lo specchio del loro fallimento e provare a reinventarsi per tornare a essere davvero utili per le persone che hanno smesso di rivolgersi a loro. Un buon sindacalismo è essenziale non solo per i lavoratori, ma per la democrazia in generale», conclude.

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