La notizia non è ancora ufficiale: mercoledì ci sarà un voto del gruppo dei Verdi all’Europarlamento (tecnicamente, il gruppo si chiama “Greens-Efa” perché assieme agli ambientalisti ci sono i regionalisti della European Free Alliance). Ma il dibattito che si è tenuto ieri sera è stato «molto positivo» e perciò ci si può sbilanciare. Sarà «positiva» anche la decisione. I quattro transfughi Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, usciti dalle file dei Cinque Stelle a Strasburgo, troveranno la casa Verde pronta ad accoglierli. 

La decisione positiva

Lo fa intendere oggi Thomas Waitz durante l’incontro di partito, il trentesimo Green Party Council. Waitz, verde austriaco, parla in veste di co-presidente del partito verde europeo.Chiedo se accetteranno i quattro nel loro gruppo e quali saranno le conseguenze politiche della decisione. La risposta è che «è probabile una decisione positiva. Proprio ieri nell’incontro del gruppo abbiamo avuto un dibattito sul tema, un dibattito positivo anche se la decisione formale sarà assunta la prossima settimana». L’incontro di ieri sera era una riunione del gruppo di europarlamentari, ma chiaramente c’è stato un dibattito anche tra i partiti verdi europei, e i segnali positivi, pure dall’Italia, hanno consentito il “dibattito positivo”. L’apertura di Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi italiani, ha senz’altro facilitato le cose.

Attenzione però a non intendere l’apertura ai transfughi come un’apertura ai Cinque stelle, anzi: «I quattro hanno lasciato i 5 Stelle - sottolinea Waitz - e sono indipendenti. Si tratta di membri a noi molto vicini, coerenti con le nostre posizioni, coi quali abbiamo lavorato già prima, che hanno supportato valori e posizioni anche di voto dei Verdi già prima di lasciare il loro schieramenti».

Insomma semaforo verde, ma proprio in virtù della presa di distanza dai Cinque stelle. 

Le rotture precedenti

In occasione delle ultime elezioni europee, i Cinque stelle, in quanto tali, formalmente, chiesero ai Verdi di entrare nel gruppo. Ma la risposta fu negativa, per alcune questioni sostanziali: la prima era lo scetticismo, espresso apertamente da Philippe Lamberts in quanto co-presidente del gruppo dei Verdi all’Europarlamento, verso il sistema decisionale del Movimento, tenuto in ostaggio, secondo i Greens, da Casaleggio. Poi all’epoca del voto europeo i 5S erano ancora al governo con la Lega, e anche quando ne sono usciti, la partnership coi populisti di destra era ancora fresca. I Grillini hanno finito per appoggiare von der Leyen, che ha ottenuto la fiducia grazie ai loro voti e anche a quelli dei populisti di destra ungheresi e polacchi (Fidesz e Pis), il che ha reso irrimediabile la cesura con i Verdi, che a von der Leyen chiedevano impegni più vincolanti sul clima e che da sempre sono difensori dello stato di diritto. 

Cosa cambia ora

Accettando i quattro, i Verdi di fatto si allontanano ancor più dai Cinque Stelle in quanto tali (e accettano i quattro proprio in quanto liberi da quella etichetta). Del resto i quattro europarlamentari in questione, assieme a una quinta, Laura Ferrara, hanno sostenuto la posizione dei Verdi sulla riforma della politica agricola comune, che si è rivelata l’ultimo, definitivo punto di frattura col resto del gruppo 5S; e i quattro da tempo votavano in linea coi Green.

In caso di scissione stellata, aver accettato i transfughi rende i Verdi più distanti dal nucleo principale dei 5 Stelle, e però i Greens sono ben lontani anche dall’ala vicina ad Alessandro Di Battista, ritenuto un interlocutore non attendibile per motivi di forma e di sostanza: i toni demagogici, uniti ai frequenti strali contro l’Ue, non piacciono a uno schieramento europeo come quello verde, che prende le distanze dai populisti e ha al suo interno una forte componente federalista, che quindi chiede più Unione, e più democratica. 

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