la terra delle contraddizioni

Chi fugge da Putin e si rifugia in Serbia trova un purgatorio

A woman passes by a mural depicting the Russian President Vladimir Putin that reads: ''Brother'' vandalized with paint, in Belgrade, Serbia, Saturday, May 7, 2022. Despite having to pay a big price Serbia for not introducing sanctions to Russia, Serbia will not do it , Serbian President Vucic said, but despite that the country will stay on its path toward the EU. (AP Photo/Darko Vojinovic)
A woman passes by a mural depicting the Russian President Vladimir Putin that reads: ''Brother'' vandalized with paint, in Belgrade, Serbia, Saturday, May 7, 2022. Despite having to pay a big price Serbia for not introducing sanctions to Russia, Serbia will not do it , Serbian President Vucic said, but despite that the country will stay on its path toward the EU. (AP Photo/Darko Vojinovic)
  • Finora l’autocrate serbo, sul quale era calata la benedizione di Angela Merkel in nome della santa stabilità, ha guardato in tre direzioni. Anche per questo la politica serba verso la Russia è carica di ambiguità.
  • Per chi, come Andrej, non sopporta Putin e la sua guerra, Belgrado ha rappresentato un approdo sicuro all’indomani dall’aggressione dell’Ucraina. Le imprese come la sua si sono trasfertite in Serbia con un copione collaudato.
  • Ma adesso pure queste società internazionali guardano con sempre maggior sospetto a un trasloco temporaneo in Serbia.

Masha tira fuori dalla borsa il cellulare e fotografa un murales di Putin con gli occhi insanguinati. «Diavolo», lo chiama la donna, volata da San Pietroburgo a Belgrado per fare visita a suo figlio, uno delle decine di migliaia di russi fuggiti in Serbia dopo l’invasione dell’Ucraina. Masha forse non sa di stare fotografando il murales della discordia: Putin eroe o criminale, i due volti dello zar sono i due volti di Belgrado nei confronti della guerra in Ucraina. Quello che condanna l’inva

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