Ormai da qualche anno l’Europa sembra finalmente essere entrata da protagonista nel dibattito politico italiano. E questa è una buona notizia. Per troppo tempo i fatti europei sono stati appannaggio di un’élite di esperti e addetti ai lavori, mentre gran parte dei cittadini percepiva l’Unione europea come distante e spesso poco comprensibile.

In una prima fase, il discorso pubblico sull’Europa è stato monopolizzato da forze euroscettiche e populiste, dalle campagne “no euro” del Movimento 5 stelle delle origini all’Italexit della Lega di Salvini. Con il governo Conte 2 l’aria è cambiata. L’ingresso nella coalizione del Partito democratico ha determinato un cambio di rotta anche del Movimento 5 stelle, mentre David Sassoli e Paolo Gentiloni presidiavano le istituzioni di Bruxelles e garantivano l’ancoraggio dell’Italia all’Europa. Soprattutto, dopo una prima reazione di scarsa solidarietà europea all’inizio della pandemia, l’Unione europea si è attivata con una serie di iniziative ambiziose e coraggiose, prima fra tutte il piano Next Generation Eu, che hanno catalizzato l’attenzione pubblica. Poi è scoppiata la crisi politica, e l’adesione all’europeismo è diventata addirittura lo spartiacque per far parte della nuova coalizione di governo.

In questo frangente dichiararsi europeisti serve alle forze politiche che puntano a ricostruire il sostegno all’ex premier Conte ad avvicinare tutti quelli che si riconoscono nella cosiddetta “maggioranza Ursula” del parlamento europeo, ovvero esponenti centristi e “responsabili” ma anche pezzi di Forza Italia, ed a tenere fuori la destra più radicale, cioè Fratelli d’Italia e Lega. Ma serve anche ad agganciare Roma e Bruxelles, rassicurando le istituzioni europee e le altre capitali nazionali in un passaggio delicato per la presentazione e l’attuazione dei piani di ripresa e resilienza sotto la supervisione della Commissione europea.

Questa professione di europeismo dettata da ragioni più o meno contingenti potrebbe auspicabilmente costituire l’inizio di un percorso di maturazione dei rapporti dei diversi partiti nei confronti dell’Unione europea, e di responsabilizzazione rispetto a scelte politiche difficili. Tuttavia, questo europeismo ostentato e formale potrebbe fare più danni che bene. Esso ammanta e nasconde fratture esistenti ma non risolve le divergenze che esistono nel fronte dei cosiddetti “europeisti”, come testimonia la campagna sguaiata e viziata sul Meccanismo europeo di stabilità.

Le varie visioni europee

Inoltre, il richiamo all’Europa non basta a chiarire la visione europea delle diverse forze politiche né tanto meno i punti programmatici di un’azione decisa e consapevole sui temi europei. Come intendono queste forze politiche articolare il discorso sull’Europa? Quali dovrebbero essere secondo loro le priorità dell’agenda europea, al di là dei mantra della rivoluzione digitale e verde della Commissione von der Leyen? Come vedono il futuro dell’integrazione europea e quali riforme vogliono proporre per realizzarlo? Questa indeterminatezza finisce per ripercuotersi negativamente anche sul ruolo dell’Italia: il paese è ancora una volta sorvegliato speciale per l’attuazione del pacchetto Next Generation Eu, del quale è principale beneficiario e che potrebbe rappresentare un fattore di cambiamento straordinario per le prossime generazioni, ma per il quale manca ancora la definizione puntuale di alcuni contenuti e soprattutto una struttura di governance affidabile.

La politica nazionale dovrebbe compiere un cambio di passo. Questo significa in primo luogo individuare con lucidità i nostri interessi prioritari, sia in materia di riforme istituzionali che di riforme politiche. Una volta chiariti gli obiettivi, si potranno costruire alleanze con altri stati membri, così importanti nelle dinamiche di negoziazione intergovernativa. Infine, occorrerà articolare con chiarezza una visione europea d’insieme, dalla traiettoria del processo di integrazione alla sovranità strategica, e una narrativa con cui comunicare tutto questo in maniera comprensibile, efficace e convincente ai cittadini. Su queste basi, evitando di fare di Bruxelles lo spauracchio o l’ancora di salvezza a seconda delle circostanze, si costruisce un discorso serio sull’Europa.

© Riproduzione riservata