Se c’è un paese europeo in cui si respira un’aria molto diversa rispetto al pessimismo che pervade la politica italiana dopo l’elezione di Giorgia Meloni questo è la Spagna, dove l’inedita coalizione tra il Psoe di Sánchez e i partiti di sinistra, a partire da Podemos e Izquierda Unida, sta funzionando. Sánchez e la ministra del Lavoro Yolanda Díaz, leader in pectore della sinistra spagnola a capo della piattaforma Sumar (ovvero unire) dopo l’abbandono di Pablo Iglesias, continuano a godere di alti livelli di popolarità.

E nonostante i grandi problemi economici che la Spagna, al pari di altri paesi, si trova ad affrontare come conseguenza della guerra in Ucraina, della crisi energetica e dell’inflazione fuori controllo, il governo sta riuscendo a tenere la situazione sotto controllo; anzi sta approfittando della situazione per mettere in campo una serie di misure sociali che fino a poco tempo fa lo stesso Psoe considerava come eccessivamente radicali.

Accelerazione a sinistra

The President of the Government of Spain, Pedro Sánchez, speaks at the inauguration of the Madrid-Murcia AVE line, at Murcia del Carmen station, on December 19, 2022, in Murcia (Spain). The inaugural journey, which covers the Madrid-Elche-Murcia route of this Renfe Alta Velocidad Española (AVE) line, sees the Beniel-Murcia section put into service, the new connection that strengthens high-speed communications in the Region of Murcia. Renfe has sold more than 10,000 tickets for the new AVE Murcia-Madrid, to travel between December 20, the first day of service, and January 30, as reported by the rail transport company. 19 DECEMBER 2022;MADRID;INAUGURATION OF THE AVE LINE;MADRID-MURCIA Edu Botella / Europa Press 12/19/2022 (Europa Press via AP)

I media spagnoli parlano di un’accelerazione socialdemocratica o di una svolta redistributiva per descrivere il modo in cui un governo ha messo in campo una serie di misure per la giustizia sociale. Già negli anni precedenti il governo di coalizione tra Psoe e sinistra aveva già portato a casa una serie di misure sociali – come l’ingreso minimo vital (equivalente del reddito di cittadinanza), tre aumenti del salario minimo, e una riforma del lavoro che limita fortemente i contratti precari – che nel loro complesso rappresentano un’inversione di tendenza molto forte rispetto all’èra neoliberista. Con l’esplosione dell’emergenza energetica e dell’inflazione sono state varate una serie di nuove misure per «difendere la classe media operaia e la maggioranza sociale» come affermato da Sánchez che segnano una nuova accelerazione dell’agenda sociale del governo.

Nell’estate è stata approvata non solo una tassa agli iperprofitti delle compagnie energetiche come avvenuto in altri paesi, ma anche una tassa sugli profitti delle banche ottenuti come conseguenza dell’aumento dei tassi. Inoltre è stata tagliata l’Iva su gas e luce e si è introdotto un limite ai costi operativi di gas e energia – il cosiddetto meccanismo iberico – che si è dimostrato molto efficace, riducendo significativamente i costi. Per una serie di ragioni strutturali, come l’approvvigionamento del gas dall’Algeria, l’accesso all’elettricità nucleare francese e un settore delle rinnovabili in forte crescita, oggi in Spagna il gas costa la metà, e l’elettricità il 60-70 per cento meno rispetto alla media europea.

Per ridurre il consumo di energia, e i costi per i cittadini, il governo ha anche reso gratuiti tutti i treni regionali e locali controllati dalla Renfe (l’equivalente spagnolo di Trenitalia). A queste misure si aggiungono aiuti alle famiglie in difficoltà, come l’assegno da 200 euro a chi guadagna meno di 14mila euro e investimenti sul sistema sanitario e educativo. Alcune di queste misure, come la gratuità del trasporto ferroviario saranno adesso estesi a tutto il 2023 e si prevede che il governo metterà la proposta di rendere la misura permanente nel programma per le prossime elezioni.

Neoliberismo addio

A settembre il governo Sánchez ha anche varato una patrimoniale che colpirà possiede più di tre milioni di euro di patrimonio. La nuova imposta, simile a quella proposta a suo tempo in Italia da Enrico Letta, ha scatenato le furie di economisti di destra e opinionisti; ma il governo non ha tentennato conscio come l’elettorato spagnolo, non dimentico di quanto avvenuto con la crisi del 2008, vede di buon occhio misure contro i super ricchi. E il governo non si ferma qui. Sta già lavorando a misure per fare fronte all’aumento del prezzo dei beni alimentari con un assegno alimentare o attraverso la riduzione dell’Iva su beni alimentari di prima necessità.

Nel loro complesso queste misure configurano un chiaro tentativo di recuperare l’agenda redistributiva propria della socialdemocrazia europea, che diversi partiti di centro-sinistra il Psoe incluso, avevano abbandonato spostandosi sempre più a destra durante l’era neoliberista. Ma a questa svolta si è arrivati non tanto, o non solo, per un ripensamento interno del Psoe, ma perché il Psoe si è trovato sotto pressione a sinistra a causa dell’avanzata di Podemos e della sinistra. E si è trovato a dovere competere con esso su questioni redistributive.

I sondaggi

Un recente sondaggio di El País fornisce alcuni dati interessanti e evidenzia che il risultato delle elezioni dipenderà molto da come si presenterà la parte sinistra della coalizione di governo: se unita nella piattaforma Sumar guidata dalla popolare ministra Yolanda Díaz, o divisa con Podemos e Sumar che vanno ciascuno per conto suo.

In ogni caso il primo partito spagnolo sarebbe il Partido Popular, che è recentemente passato dalla leadership di Pablo Casado a quella del governatore della Galizia, Alberto Núñez Feijóo​, sarebbe il primo partito con il 27 per cento dei voti. Ma sarebbe tallonato dal Psoe al 25 per cento. Se la sinistra si presentasse unita con la piattaforma Sumar prenderebbe il 18,7 per cento.

Se invece si presentasse separata, Sumar prenderebbe il 9,1 per cento e Podemos il 5,9 per cento, con a seguire altri partiti di sinistra come Izquierda Unida e Más País con pochi punti percentuali ciascuno.

Possibilità 

The Second Vice-President of the Government and Minister of Labor and Social Economy, Yolanda Díaz, poses after receiving the second report prepared by the Advisory Commission for the Analysis of the Minimum Interprofessional Wage (SMI), at the Ministry of Labor, on December 19, 2022, in Madrid (Spain). The document proposes how to determine the amount of 60% of the average wage and also the growth path until 2023. In addition, the advisory committee analyzes the impact that the revaluation of the minimum wage has had on poverty and inequality in Spain. DECEMBER 19;2022;MADRID;ADVISORY COMMISSION;MINISTRY OF LABOR;ANALYSIS OF THE MINIMUM INTERPROFESSIONAL WAGE A. Pérez Meca / Europa Press 12/19/2022 (Europa Press via AP)

Con una sinistra unita dietro la leadership di Yolanda Díaz, la prosecuzione del governo sarebbe dunque garantita, e la sinistra avrebbe un peso ancora più forte di quello che ha adesso permettendo di spingere per un’intensificazione dell’agenda progressista. Se invece si presentasse separata il risultato delle elezioni rischia di essere molto più risicato. Ed è per questo paradossalmente è proprio dal Psoe (che pure perderebbe alcuni seggi con una sinistra unita a causa del funzionamento peculiare del sistema di ripartizione dei seggi.

In tutto questo, la destra ha diversi problemi interni: nel Pp dietro il nuovo Feijóo scalpita la governatrice ultraliberista della regione autonoma di Madrid Isabel Díaz Ayuso che ambisce a prendere controllo del partito e a cui converrebbe una sua sconfitta nelle prossime elezioni, mentre anche il partito di estrema destra Vox sta avendo dei problemi interni.

Dunque, nonostante una congiuntura certo non favorevole, il centrosinistra spagnolo ha dunque possibilità concrete di vincere le prossime elezioni e continuare a essere un modello positivo per un centrosinistra europeo nel passaggio dal liberismo della Terza via ormai arrugginito a un ritorno alla socialdemocrazia sempre più necessario in una società di enormi disuguaglianze.

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