Spie accese a Berlino. La Germania è diventata il target principale delle attività di spionaggio straniero. Russi, cinesi, iraniani e turchi tutti alla corte di Angela Merkel intenti a ottenere informazioni di intelligence proficue per i loro paesi.

L’ultimo caso di cronaca riguarda l’arresto di un cittadino di origini egiziane sorpreso a trasmettere informazioni segrete al Cairo. Secondo il media tedesco Deutsche Welle il nome dell’accusato è Amin K. e sarebbe stato licenziato nel dicembre del 2019. Lavorava nell’ufficio stampa del governo dal 1999, era nel team che si occupava dell’organizzazione delle visite al Bundespressamt, il centro stampa federale tedesco, a capo del quale c’è Steffen Seibert, il portavoce della cancelliera.

Era un impiegato di livello intermedio e per essere stato assunto ha dovuto superare una serie di esami e test. Secondo le autorità tedesche Amin K. svolgeva attività di spionaggio almeno da luglio 2010, ma non aveva accesso a informazioni chiavi e sensibili. Prendeva ordini dall’ambasciata egiziana di Berlino. Monitorava esponenti legati alla fratellanza musulmana, teneva d’occhio i giornalisti egiziani che si presentavano nel Bundespressamt e i cittadini copti che vivevano nel paese.

È accusato anche di aver compilato rapporti sulla politica interna ed estera della Germania utilizzando database di ricerca a sua disposizione presso l’ufficio stampa. Secondo le autorità tedesche, il Gis (General Intelligence Services) egiziano tende ad avvicinarsi ai suoi concittadini che vivono da anni in Europa, ben inseriti nel tessuto politico e sociale, per proporgli un’attività di spionaggio. Il primo approccio avviene durante viaggi diplomatici nei paesi stranieri o quando il cittadino rientra in Egitto. Amin K. ha provato a reclutare agenti per il Gis nel 2014 e 2015, ma senza successo. Secondo gli inquirenti tedeschi, in cambio delle informazioni ha ottenuto un trattamento di favore per le pratiche pensionistiche di sua madre.

Bottino misero, per un prezzo alto da pagare: rischia cinque anni di reclusione. Il caso è scoppiato già a luglio con la pubblicazione da parte del ministero dell’Interno federale tedesco del "Report on the protection of the Constitution". Solo nell’ultima settimana le indagini hanno rivelato dettagli necessari per formulare un’accusa.

Un russo a Berlino

Nello stesso report emerge come la Germania sia vittima di un’attività di spionaggio costante e pervasiva. «Le potenze straniere utilizzano tutti i mezzi di cui dispongono per perseguire i loro interessi contro il paese.

La minaccia è dinamica e complessa» si legge. «La Germania è bersaglio dello spionaggio politico» ma anche «industriale e tecnologico». Le intrusioni, avvertono gli agenti tedeschi, rischiano di «influenzare il processo democratico» e «interferire con la sovranità nazionale». Russia, Turchia, Cina e Iran gli stati più spioni. «I servizi d’intelligence della federazione russa e della repubblica popolare cinese portano avanti attività di cyber spionaggio per potenziare le loro economie interne».

Non solo affari economici. Secondo le autorità tedesche «il Cremlino continua a cercare di esercitare la sua influenza attraverso una serie di canali», tra cui i social network e i siti di informazione come RT Deutch e Sputnik. Lo scopo è migliorare la percezione della Russia e di Putin agli occhi dei cittadini tedeschi e continuare a opporsi alle sanzioni europee in risposta all'annessione della Crimea.

I rapporti diplomatici tra Merkel e Putin non godono di felici strette di mano. Il ricovero di Alexei Navalny a Berlino e l’approvazione di sanzioni contro sei funzionari russi per l’accaduto sono anche una risposta all’omicidio di un cittadino georgiano avvenuto il 23 agosto 2019 nella capitale tedesca. Secondo gli inquirenti tedeschi «esistono prove oggettive sufficienti per sospettare che la federazione russa possa aver ordinato l'assassinio» anche per via «dell'inadeguata cooperazione nelle indagini».

Il cittadino in questione è Zelimkhan Khangoshvili. Ha combattuto nella seconda guerra cecena contro la Russia. Considerato un terrorista da parte di Mosca, Zelimkhan era già sfuggito ad un attentato a Tiblisi ed è arrivato in Germania nel 2016 scappando attraverso l’Ucraina. Gli uomini di Putin si muovono abilmente anche nel panorama politico tedesco, cercando di ottenere informazioni sui vari partiti ed esponenti politici.

Lo fanno attraverso cyber attacchi e la diffusione di fake news e propaganda. Chiunque attacchi il governo: giornalisti, ong, associazioni o entità governative diventa una risorsa sfruttabile per l’intelligence del Cremlino.

I dragoni di Pechino

Nel mirino dei cinesi ci sono invece “l’economia, l’industria, la ricerca e la tecnologia” si legge nel report pubblicato dal ministero dell’interno tedesco. Infatti, a gennaio 2020 tre persone sono state accusate di aver commesso attività di spionaggio per la Cina contro la Germania. Raid e perquisizioni hanno portato al fermo di un ex diplomatico dell’Unione Europea e due lobbisti.

Secondo il Der Spiegel, due di loro sono accusati di condividere informazioni commerciali private con Il Ministero per la sicurezza cinese, mentre il terzo sembrerebbe aver avuto un ruolo più marginale. «Il bisogno della Cina di informazioni su entità sovranazionali come l'Ue e su conferenze internazionali come il vertice del G20 è in costante aumento» scrivono gli investigatori. La strategia più comune usata da Pechino è quella di acquistare aziende medio-grandi tedesche attive nel settore dell’high-tech con l’obiettivo di diminuire il gap e continuare a portare avanti il programma di avanzamento digitale e tecnologico “Made in China 2025”.

I pasdaran di Rouhani

Abdul S. è un afghano di Kabul. Lavorava come traduttore civile e consulente delle Forze Armate nella città di Daun, vicino a Coblenza. Stando alle indagini, tra il 2013 e il 2017 incontra i servizi segreti iraniani in diverse città europee.

In cambio di 35 mila euro ha venduto segreti di stato tra cui mappe sulle posizioni militari dell'esercito tedesco e analisi del ministero della difesa su determinati paesi e argomenti. A marzo è stato condannato a sei anni e dieci mesi di carcere con l’accusa di tradimento per aver venduto 18 segreti di stato.

«L'organizzazione principale iraniana dietro le attività di spionaggio alla Germania continua ad essere il Ministero dell'Intelligence (MOIS)» scrivono gli investigatori di Berlino. Ci sono anche i membri delle Quds Force, un'unità speciale di intelligence delle Guardie rivoluzionarie, i pasdaran. Secondo il documento è aumentato assai il potenziale dell'Iran nell’effettuare cyber attacchi contro obiettivi sensibili nel paese e all’estero. «I bersagli principali sono l'amministrazione e il governo, le imprese, scienza e ricerca, gruppi dissidenti e opposizione».

Durante la pandemia anche l’Fbi ha denunciato cyber attacchi iraniani contro infrastrutture cliniche di ricerca per il Covid-19. «L'obiettivo degli attacchi – dice il report – è aggirare le sanzioni contro l'Iran e raccogliere informazioni dai decision-makers in merito alle manovre politiche pianificate».

I tentacoli del sultano

Del MIT si è sentito parlare in occasione della liberazione di Silvia Romano: indossava un giubbotto antiproiettile con le tre lettere cucite sul petto. Il Millî Istihbarat Teşkilâtı è un’organizzazione d’intelligence chiave degli apparati di sicurezza di Erdogan. Secondo gli agenti tedeschi, i turchi sono presenti in maniera massiccia all’interno del loro territorio tanto da rappresentare una minaccia persistente per le fondamenta democratiche del paese.

Le attività del MIT mirano a influenzare la comunità turca presente in Germania e l'opinione politica per «condizionare il processo decisionale della società tedesca». Vengono monitorate anche le attività dei curdi rifugiati in Europa. Sotto controllo sono finiti tutti i seguaci di Fethullah Gülen, accusato da Erdogan di aver promosso il colpo di stato del 2016.

Nel report si legge che: «Organizzazioni con diversi gradi di legame con Ankara cercano sostegno in Germania e altri paesi europei per le attuali politiche turche». Tra queste organizzazioni ci sono l’Unione turco-islamica per gli affari religiosi (Ditib), la Visione Nazionale e l’Unione dei turchi europei democratici. Un ruolo cruciale è svolto anche dagli imam legati al mondo della fratellanza musulmana, piazzati da Erdogan in Germania per diffondere propaganda e ottenere informazioni.

Le attività di spionaggio più diffuse mirano al controllo della diaspora d’opposizione, costretta a scappare dai loro paesi d’origine. Sempre in Germania un cittadino è stato arrestato per aver passato informazioni dal 2015 al 2017 ai servizi segreti indiani. Berlino è una città che accoglie rifugiati politici, esponenti dell’intellighenzia autoesiliati e immigrati di seconda e terza generazione. Un intreccio di cittadinanze e interessi che finiscono sotto la lente dei servizi segreti stranieri, tutti pronti a schierare i loro 007.

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