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La strategia dell’Ue sullo stop al petrolio russo altro non è che una tattica del meno peggio. I rappresentanti dei governi in Ue sono riusciti lunedì mattina a trovare il faticoso compromesso da lasciare in dote al Consiglio europeo.
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Questo accordo politico diluisce tempistiche e ampiezza dell’embargo, prevedendo che entri in vigore dal 2023 e soprattutto una corposa eccezione: gli oleodotti restano esclusi dallo stop. Una soluzione zoppa. Come se non bastasse, quando il Consiglio inizia, l’eco dei ricatti di Viktor Orbán non si è ancora del tutto spenta.
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«Se gli va bene, strappa vantaggi, se gli va male, ha Bruxelles come capro espiatorio sul fronte domestico», commenta lo studioso Daniel Hegedus. Ci sono anche altre due interpretazioni: una è che il premier ungherese faccia il lavoro sporco per Putin. L’altra, dice il giornalista d’inchiesta Szabolcs Panyi, è che «altri paesi si nascondano dietro Orbán».
L’arma spuntata dell’Unione per fermare il petrolio russo
30 maggio 2022 • 21:20Aggiornato, 30 maggio 2022 • 22:23