La mattina dopo la vittoria della Spd, che ha staccato di due punti gli ex alleati della Cdu, Olaf Scholz e i vertici socialdemocratici insistono su un solo concetto: gli elettori tedeschi vogliono che Scholz sia cancelliere. Ne parlano come se fosse cosa già cosa fatta.

Ma per raggiungere l’obiettivo il candidato del primo partito Scholz dovrà aspettare la chiamata di un asse finora sconosciuto nella politica tedesca federale, quello giallo-verde. Un’inversione notevole nei rapporti di forza con cui tradizionalmente si arriva al negoziato.

Christian Lindner, segretario dei liberali della Fdp, nel confronto tradizionale tra i leader trasmesso in diretta televisiva dopo il voto, ha messo in chiaro che tratterà prima con i Verdi e soltanto dopo con i partiti popolari.

Annalena Baerbock, la candidata cancelliera dei Verdi, che si è dovuta accontentare di un quindici per cento quando mesi fa i sondaggi la davano ben oltre il venti, non si è tirata indietro. Sommati, i due partiti hanno ottenuto due punti percentuali in più della Spd.

Insomma, i primi a sentirsi nella lunga trattativa che segue questo voto saranno due partiti che nella storia tedesca non sono estranei al governo, ma hanno agito sempre da partner di minoranza. Oggi invece insieme raccolgono più consensi sia della Spd che della Cdu.

Questo risultato eterodosso li mette in una posizione negoziale forte rispetto a Scholz e Armin Laschet. Entrambi hanno avanzato pretese sull’assegnazione dell’incarico di formazione del governo – sebbene dalle riunioni interne della Cdu trapeli che Laschet, visto il tracollo, sta moderando le sue ambizioni –  ma a questo punto dovranno restare in attesa della decisione di Verdi e Fdp, senza i quali nessuno dei due è in grado di ottenere la maggioranza necessaria. 

Le due linee non sono del tutto incompatibili. I due partiti governano insieme alla Spd in Renania Palatinato in una coalizione “semaforo”, mentre la combinazione “Giamaica” è al timone dello Schleswig-Holstein, un Land al confine con la Danimarca. Tutto è possibile, ma il fatto che a dirigere le consultazioni non siano più le Volksparteien è una totale novità nel panorama politico tedesco.

Ad aggiungere ulteriore incertezza è la prassi dell’assegnazione dell’incarico. Non è stabilito per legge che a gestire le consultazioni sia il partito che ha raccolto più consensi. Il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, potrebbe anche rivolgersi a Laschet se fosse a lui a raccogliere attorno a sé una maggioranza stabile. 

Basta guardare alla storia per aver prova che i governi tedeschi non sempre hanno guide che sono per forza esponenti del partito che ha raccolto più preferenze.

E a saperlo meglio di tutti è proprio la Spd, che ha governato per tre volte pur essendo arrivata seconda alle elezioni, dopo la Cdu. È successo a due dei cancellieri più popolari che il partito ha portato alla guida del paese, Willy Brandt e Helmut Schmidt. Entrambi riuscirono, alleandosi con i liberali, a beffare la Cdu, che pure aveva più consensi, nel 1969, nel 1976 e nel 1980.

Scholz ha messo la firma sul recupero più spettacolare del suo partito in campagna elettorale, ma questo merito potrebbe non bastargli per guidare il prossimo governo. Il tempo in cui i partiti popolari dominavano la dialettica politica tedesca è definitivamente finito. 

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