Al Willy-Brandt-Haus, la sede della Spd, la gioia per un risultato inaspettato il giorno dopo le elezioni si mischia a un sentimento di paura. I Genossen, i compagni, continuano a ostentare sicurezza e parlano della cancelleria come fosse già loro. Ma la verità è che Olaf Scholz è ancora lontano dal Kanzleramt, anche se lui assicura che il nuovo governo sarà in piedi entro Natale.

Non sarebbe la prima volta che le trattative per formare una coalizione vanno per le lunghe, ma la differenza rispetto al passato è che questa volta la gestione della trattativa, almeno nella prima fase, non sarà in mano a nessuno dei due partiti popolari: le chiamate tra i leader sono già cominciate, ma Verdi e liberali hanno annunciato di volersi consultare fra loro prima di confrontarsi con i due maggiori partiti. Uno smacco per Scholz, costretto ad attendere.

Nell’ultimo mese di campagna elettorale, Scholz nei sondaggi era arrivato a superare di cinque punti il suo concorrente, Armin Laschet. Un margine che oggi lo avrebbe messo in una situazione assai più agevole in vista delle trattative. Oggi, dopo una campagna faticosa, in cui ha conteso ai conservatori ogni singolo voto (le analisi sui flussi elettorali dimostrano che la Spd ha strappato alla Cdu oltre un milione e mezzo di voti), Scholz ha sì il merito di aver riportato il suo partito in cima alle preferenze, ma rischia grosso.

Se alla fine la cancelleria gli sfumasse tra le mani la beffa sarebbe enorme, soprattutto per un politico determinato come lui.

Considerato il fratricidio che si sta consumando nella Cdu nel post voto, con una buona percentuale di elettori conservatori che secondo un sondaggio della Bild non solo chiede l’addio di Laschet alla presidenza del partito, ma anche alla guida del Nord Reno Westfalia, sembra ormai improbabile che il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, possa assegnargli l’incarico di formare un governo.

Resta però sul tavolo la possibilità che, collaborando con liberali e Verdi, possa beffare Scholz.

Incertezza

È difficile oggi prevedere le mosse dei possibili partner di governo: proprio per questo il candidato socialdemocratico nelle prime dichiarazioni dopo il voto non si espone sullo stato delle trattative, spiegando di voler creare un «clima di fiducia» con gli eventuali futuri partner, e soprattutto non entra nel merito dei contenuti che potranno essere oggetto delle consultazioni.

Oltre a sottrarsi a qualsiasi domanda sulle mosse future del partito, rinunciando persino a comunicare la formazione con cui i socialdemocratici incontreranno gli altri partiti, Scholz nei suoi interventi insiste ripetutamente sul tema della continuità storica.

La Spd ha già guidato tre governi social-liberali (1969, 1976 e 1980) e social-ecologisti (1998, 2002): formarne uno social-ecologista-liberale sarebbe quindi soltanto la naturale conseguenza della storia, sostiene il candidato cancelliere. Ma per arrivare l’obiettivo Scholz sarà costretto a fare qualche concessione.

La posta in gioco

Se dovessero infatti essere i due ex partiti “minori” a decidere il prossimo cancelliere, il capo dei liberali Christian Lindner potrà avanzare richieste più coraggiose. Mentre infatti i Verdi stringendo un’alleanza con la Cdu dopo una campagna elettorale in cui hanno denunciato tutte le mancanze degli ultimi governi a guida democristiana, si comprometterebbero agli occhi dell’elettorato, i liberali possono a questo punto tentare di portare a casa qualche concessione. Oggetto di discussione saranno in un’eventuale coalizione “semaforo” soprattutto sui temi fiscali: proprio sulle tasse, infatti, ci sono le divergenze maggiori con i socialdemocratici.

Lindner avrà in mano un asso soltanto finché la Cdu insisterà nell’accampare una pretesa sulla cancelleria, un fatto che non sembra più cristallino dopo le prime riunioni di partito, ma su cui nessuno si è ancora espresso pubblicamente. Per il momento, il candidato conservatore continua a incoraggiare nelle sue dichiarazioni le trattative per una coalizione “Giamaica” e non si è ancora congratulato con Scholz per il risultato della Spd.

Le ultime settimane di campagna elettorale sono state lunghissime, ma le prossime non saranno più riposanti per Scholz. Il candidato cancelliere che ha riportato la Spd in gara dopo sedici anni di subalternità ancora non è certo che il suo prossimo incarico sia la guida del governo tedesco.

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