Il Cise, Centro studi elettorali della Luiss diretto dallo scienziato politico Lorenzo De Sio, ha appena pubblicato uno studio demoscopico di grande interesse per la campagna elettorale delle europee. In un clima in cui il dibattito stenta a decollare, lo studio offre spunti per cercare di cogliere dinamiche potenzialmente decisive per l’esito elettorale che restano sotto traccia.

Il sondaggio registra un’opinione pubblica in generale a favore della giustizia sociale sul tema della redistribuzione del reddito verso i redditi più bassi (82 per cento), ma al tempo stesso decisamente conservatrice sull’immigrazione (il 64 per cento è per limitarla); saldamente a favore della partecipazione dell’Italia alla Nato e all’Unione europea, anche se a fronte di un largo 72 per cento per restare nella Nato, si registra soltanto un 65 per cento favorevole a restare nella Ue.

E, sempre su temi di politica internazionale e anche qui con qualche contraddizione, emerge anche una netta prevalenza di posizioni pacifiste: il 79 per cento è per spingere Israele a fermare l’intervento a Gaza, e il 64 per cento è a favore di negoziati tra Russia e Ucraina, anche se dovessero comportare il riconoscimento dei territori invasi dalla Russia.

Anche se questi orientamenti si abbinano a una lieve maggioranza favorevole a un esercito comune europeo, su un tema che comunque rimane divisivo (53 per cento a favore contro 47 per cento contrario). Si potrebbe dire che gli italiani accettino la difesa e la politica di sicurezza, ma non ne vogliano sapere di guerre e di forme indirette di partecipazione alle stesse, come per altro gran parte degli altri europei quando si guarda ai sondaggi dei nostri vicini.

Giustizia e diritti

Altrettanto divisivo è il tema della giustizia (54 per cento per mantenere i poteri della magistratura, contro un 46 per cento per ridurli), una divergenza che si esacerba in tempi di inchieste giudiziarie sulla politica.

Sul tema dell’aborto, recentemente riportato nel dibattito pubblico dalla proposta di ingresso dei movimenti antiabortisti nei consultori, si registra invece una maggioranza abbastanza netta di contrari (67 per cento), segno che anche nell’elettorato di destra non c’è poi un grande afflato reazionario, appannaggio di minoranze nella attuale maggioranza.

Infine, la tensione tra sviluppo economico e protezione ambientale vede in maggioranza i sostenitori di quest’ultima, ma in un contesto comunque diviso (58 per cento contro 42 per cento) che rende difficile capire quale sia il grado di ambientalismo accettabile per la maggioranza degli elettori.

Destra e sinistra

È interessante il quadro che emerge anche quando si guarda alle opinioni degli elettori dei maggiori partiti. A destra, Forza Italia e Fratelli d’Italia non si discostano troppo tra di loro: crescita economica, limitazione dell’immigrazione, peso dell’Italia nell’Ue, permanenza nella Nato e riforma della giustizia sono, pur non nello stesso ordine, ai vertici delle preoccupazioni di questi elettorali.

Anche chi vota Lega mostra priorità simili ma con una diversa posizione rispetto all’Unione europea, col 63 per cento favorevole a uscire dall’euro, e alla permanenza nella Nato, che non rientra nelle priorità.

Ma anche a sinistra emergono spaccature. Il Pd è saldamente ancorato al progressismo culturale e tra le priorità compaiono: continuare nell’accoglienza attuale degli immigrati, rimanere nella Ue, mantenere i poteri della magistratura, negare ai movimenti antiabortisti l’ingresso nei consultori, rimanere nella Nato. Più indietro i temi economici.

All’opposto è l’elettore del Movimento 5 stelle, dove in cima alle preoccupazioni si attestano la riduzione delle differenze di reddito e la riduzione della povertà. Seguono poi il voler mantenere i poteri della magistratura, la posizione pacifista sull’intervento israeliano a Gaza, i temi ambientali. Più indietro la permanenza nell’Ue invece.

A sinistra, più che a destra, c’è una scarsa coincidenza di priorità: soltanto la difesa della magistratura è nelle prime cinque priorità dell’elettore del Pd e di quello del Movimento 5 stelle. Di qui le difficoltà politiche, culturali ed elettorali del campo largo.

La campagna elettorale

In conclusione, lo studio del Cise è importante per analizzare le prossime settimane di campagna elettorale perché mostra quali sono i temi portanti di ciascun elettorato.

Dunque, chi saprà portare al centro del dibattito ciò che è ritenuto centrale dagli elettori della propria area potrà ottenere maggior consenso e dettare l’agenda agli partiti. Naturalmente questa dinamica andrà integrata da altri fattori: leadership e credibilità del candidato agli occhi degli indecisi e soprattutto mobilitazione dei propri elettori.

La vera variabile difficile da controllare è proprio quella dell’affluenza, spesso decisiva nel disegnare gli equilibri. Alle Europee del 2014, con bassa affluenza, i sondaggi sottovalutarono molto il Pd di Matteo Renzi; mentre alle Europee del 2019 i sondaggi sottovalutarono la Lega di Salvini e sopravvalutarono molto il Movimento 5 stelle.

Sarà interessante valutare se nel 2024 finirà come nelle due tornate precedenti, cioè con diversi punti percentuali di consenso che si spostano in modo sotterraneo, o se questa volta studi e sondaggi più approfonditi riusciranno a fotografare meglio l’elettorato.

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