Greenwashing, e molto molto pop. Serve a una sindaca in crisi di credibilità per le sue claudicanti campagne ecologiste. Per questo Virginia Raggi, in corsa per acciuffare il ballottaggio a Roma, si affida a un pioniere dell’alternativa ecologica.

Alfonso Pecoraro Scanio è verde da sempre, è ininterrottamente in lista dal 1985 al 2008, è stato due volte ministro (Amato II e Prodi II), vanta di aver invitato Beppe Grillo alla Camera nel 2003. «Era il primo a parlare di idrogeno», racconta. Da ministro dell’Ambiente si dota di un consulente «alla decrescita felice», altro segno inequivocabile di grillismo ante litteram, «e poi nel 2013 e nel 2018, quando non ero più in lista, ho votato M5s e Loredana De Petris (ecologista oggi in Leu, ndr)».

Pecoraro Scanio

Oggi Pecoraro è presidente della Fondazione UniVerde e del comitato scientifico di Campagna Amica, docente a Milano alla Bicocca, a Roma a Tor Vergata. «L’inizio di Virginia non è stato entusiasmante, ma poi ho scoperto da alcuni amici imprenditori che lei ritardava gli appalti per farli regolari. In pratica si è immolata. È stata oggetto di attacchi esagerati e indecenti. Ma ora sta dimostrando la sua tempra, il vaso di coccio è una donna di ferro. Genuina, metodica, studia tutti i dossier». «Il nostro è un confronto basato sui contenuti: io non ho bisogno di niente, e non suggerisco niente, né nomine né persone».

L’ex ministro si schermisce con eleganza, in realtà alla sindaca sta aprendo i cuori della sinistra ecologista, che magari fra Roberto Gualtieri e Carlo Calenda, potrebbe tornare a farci un pensierino.

L’ultima è un’iniziativa con un altro ex ministro, il comunista Alessandro Bianchi, ora pronto a candidarsi in una lista civica a sostegno di Raggi. Presente Loredana De Petris, la candidata del cuore di Pecoraro.

Che nei suoi social mette bene in vista gli incontri con la sindaca: la premiazione degli influencer della gara “Le bellezze di Roma”, il lancio della campagna #Ioviaggioitaliano 2021. Del resto lui è sempre stato teorico di «un movimento che guarda a sinistra, ma con autonomia, come erano i miei verdi». Insomma, siamo a metà tra uno spin doctor e un assessore a Turismo ed Ecologia. «Lei è cambiata», assicura, «non è rigida come un tempo, è diventata molto empatica. Il segreto ora è farsi avvicinare dai cittadini. Chi la conosce di persona, è matematico, la apprezza».

Rete di salvataggio

I due si sono conosciuti in occasione dell’assegnazione della E-Prix 2021, la gara di Formula E, a Roma lo scorso aprile e da lì è nato un sodalizio, nel momento in cui il «freddo» dei Cinque stelle sulla ricandidatura hanno suggerito alla sindaca di trovarsi nuovi amici. Possibilmente dotati di un’ampia rubrica telefonica, quella che lei non ha mai avuto. Pecoraro, dunque, per i contenuti ecopolitici. E un vecchio navigatore della Roma di sempre come il conduttore tv Maurizio Costanzo, consigliere sempre ambito nella capitale: anche la As Roma lo ha voluto, a 83 anni, a capo della comunicazione.

Il giornalista regala i suoi spunti anche alla sindaca per provare a farla diventare più «popolare»: inizialmente il rapporto con lei era tutt’altro che sereno, ha raccontato al Corriere della sera, ma dopo una puntata del Maurizio Costanzo Show è nato «il feeling». Da lì le ha «suggerito una serie di cose» e lei da furba scolaretta «le ha realizzate».

Il rapporto con il M5s

Dal Movimento guardano con sufficienza. La vecchia guardia dei meet up considera Pecoraro e Costanzo due residui bellici, due personaggi a caccia di visibilità, senza reali potenzialità di muovere voti o indirizzare il consenso verso la sindaca. Che intanto, sul suo profilo Facebook, un filo sotto al milione di like, post dopo post racconta ogni intervento di urbanistica a cui taglia il nastro: sei nuove telecamere nel Parco del Tevere della Magliana, riqualificazione della ciclabile del Lungotevere, demolizione della bocciofila abusiva di San Basilio, chiusura del campo rom La Monachina.

Mentre alle sue spalle il Movimento si sfascia, la sindaca dello slogan «il vento sta cambiando» va sul sicuro: posizionandosi nella disputa del M5s a metà tra Grillo e Conte; mantenendo ottimi rapporti con Alessandro Di Battista e cercando un equilibrio di tolleranza reciproca con Luigi Di Maio.

E comunque con una campagna elettorale che si regge sui classici della vecchia cara politica: lavori stradali, liste d’appoggio, e rubriche di amici, anche vintage. A Roma tutto fa brodo, cioè voto.

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