Secondo l’autopsia effettuata al Gemelli di Roma, l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, non son stati uccisi durante un’esecuzione, ma durante lo scontro a fuoco esploso nel parco di Virunga in Congo tra le forze a bordo del convoglio Onu e un gruppo armato per ora ignoto. L’autopsia ha inoltre confermato che a uccidere i due sono stati quattro colpi sparati da un fucile Ak-47. 

L’agguato in Congo ha mosso anche la politica in Congo. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha riferito in parlamento sull’attacco in Congo costato la vita all’ambasciatore, Luca Attanasio, e al carabiniere, Vittorio Iacovacci. Di Maio ha fatto sapere che i due saranno «onorati» con i funerali di stato. Il capo della Farnesina ha inoltre informato di avere chiesto un’indagine sia alle Nazioni unite sia al Programma alimentare mondiale (Pam). Iacovacci e Attanasio viaggiavano su un convoglio del programma dell’Onu in Congo quando erano stati attaccati da un gruppo di militari armati che avrebbero sparato prima al loro autista, Mustapha Milambo per poi avventarsi contro gl altri membri. Nel frattempo il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato l’ambasciatore congolese.

Le indagini in Congo

Per quanto riguarda le indagini in Congo, Di Maio ha fatto sapere di avere parlato al telefono con la sua omologa congolese. Il ministro degli Esteri ha poi informato che «una squadra di carabinieri del ros, su delega della procura, si è già recata a Goma per una prima missione investigativa». Inizialmente la Repubblica Democratica del Congo aveva accusato i ribelli ruandesi di essere responsabili dell’attacco. Il gruppo militare aveva però declinato ogni responsabilità accusando invece le forze ruandesi e congolesi dell’attacco.

Le dinamiche

Nella sua informativa al parlamento, Di Maio ha rimarcato che «quanto è successo ha evidenziato ancora una volta il tema della sicurezza di alcuni paesi in cui operano i nostri diplomatici e militari» ricordando che «la Farnesina, a livello interno, nell’ambito delle costanti attività di prevenzione e mitigazione del rischio per il personale diplomatico-consolare all’estero, classifica la Repubblica Democratica del Congo in terza fascia di rischio (su 4)» e che «ciò denota un livello di minaccia alto».

Di Maio ha poi spiegato che «la sicurezza dell’Ambasciata a Kinshasa è assicurata da due carabinieri in missione quadriennale ai quali si aggiungono due carabinieri in missione di tutela che si alternano regolarmente per periodi di 180 giorni. Il carabiniere Vittorio Iacovacci rientrava in questa seconda tipologia e per questo aveva accompagnato l’Ambasciatore nella missione Onu a Goma e aveva con sé la pistola di ordinanza».

Un nuovo attentato

Nel frattempo si è verificato un nuovo attentato nella regione del Nord Kivu. La stessa dove era avvenuto l’agguato all’ambasciatore. Un commando delle Forze Democratiche Alleate (Adf) ha ucciso tredici persone. Si tratta dell’ennesimo attacco compiuto dal gruppo terroristico ugandese che si ritene abbia anche contatti con al Qaeda.

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