Dopo i casi di Bologna e Napoli, dove gli attivisti del Movimento 5 stelle sono rimasti per la maggior parte esclusi dalle decisioni prese dal partito in vista delle elezioni amministrative del prossimo autunno, anche a Torino sembra materializzarsi uno scenario simile. 

Certo, il contesto è diverso: mentre a Bologna e a Napoli si tenterà lo schema del centrosinistra allargato, a Torino la sindaca uscente Chiara Appendino ha già annunciato che non vede nessuna possibilità di apparentamento dei Cinque stelle con il Pd, nemmeno al secondo turno. «Lo scenario che mi sento di escludere al cento per cento è che noi appoggiamo il Pd al ballottaggio», ha detto Appendino.

«Come ha detto qualcuno, i matrimoni combinati non funzionano. O costruisci un progetto politico prima, in cui tutti credono e che crea coinvolgimento, oppure non funzionano. E non funzionano certamente in dieci giorni tra primo e secondo turno». 

Scontri interni

Escluso ogni possibile scenario di alleanza, il Movimento cittadino è diviso tra Valentina Sganga, capogruppo in Consiglio comunale, e Andrea Russi, presidente della Commissione commercio del comune, entrambi aspiranti successori di Appendino alla guida dei Cinque stelle torinesi e legatissimi alla sindaca. 

Finora, la prospettiva era quella di un voto tra gli attivisti che avrebbe risolto la questione e sembrava che l’unico ostacolo fosse fissare il giorno della consultazione. Nel frattempo si sono svolti anche due incontri che, oltre ai due candidati, hanno coinvolto Appendino, il capo reggente Vito Crimi e il leader in pectore Giuseppe Conte, ma la strategia del Movimento è progressivamente cambiata. 

Mentre gli attivisti spingevano per prendere in mano la decisione sul candidato dopo che anche il Pd aveva trovato un accordo su Stefano Lo Russo attraverso le primarie, i vertici di partito hanno replicato che era impossibile procedere alla votazione interna ai Cinque stelle in tempi utili. 

Breve passo indietro: il Movimento è bloccato in una fase di transizione che dura ormai da diversi mesi e rallenta l’incoronazione di Conte come nuovo leader di partito. Poche settimane fa si è consumato il divorzio definitivo con Davide Casaleggio, presidente di Rousseau, che così ha sfilato dalle mani dei Cinque stelle anche lo strumento per far votare gli iscritti (anche se le votazioni erano state interrotte già nei mesi precedenti).

Ora che Conte e Crimi hanno faticosamente recuperato i dati degli iscritti, che Casaleggio aveva tentato di trattenere per sé, il M5s sta ultimando la preparazione di un evento in cui si possa celebrare l’elezione di Conte e la ratifica del nuovo statuto da lui steso.

L’ex presidente del Consiglio negli ultimi giorni ha dato un termine di una decina di giorni, quindi verosimilmente il primo voto del neoMovimento sulla nuova piattaforma che i Cinque stelle hanno individuato avrà luogo a fine mese. 

Improbabile dunque che possa essere utilizzata prima di luglio per votazioni di carattere locale e impossibile, secondo i vertici di partito, dare valore sostitutivo a un voto in un’assemblea organizzata dagli attivisti stessi, come avevano proposto in alternativa. 

«È ora di trovare una sintesi, un candidato unico che dia anche “il buon esempio” al Pd, così diviso in questo periodo», dice il deputato torinese Davide Serritella. «Non sarà una cosa semplice, ma speriamo di chiudere entro la fine della settimana». 

La speranza è quella di individuare il nome che sfiderà Paolo Damilano del centrodestra e Lo Russo del Pd in occasione di un nuovo incontro con Crimi e Conte e lanciare finalmente la campagna elettorale del candidato.

Resta poi da vedere cosa succederà al ballottaggio: per il momento, Damilano è dato in vantaggio su centrosinistra e Cinque stelle dai sondaggi, ma sarà essenziale tenere d’occhio le indicazioni di voto delle liste minori. Tra cui, a meno di sviluppi inaspettati in campagna elettorale, rientra anche il Movimento.

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