Di certo i padri fondatori dell’Alleanza dei conservatori e riformisti europei, quando la istituirono nel 2009, avevano in mente un altro destino per la loro creatura. Sia il leader Tory, David Cameron, sia l’ex primo ministro ceco, Mirek Topolánek, tra i principali animatori del partito conservatore europeo delle origini, erano focalizzati sull’obiettivo di costituire un’alternativa anti federale al Partito popolare europeo (Ppe) in cui erano raggruppati i grossi partiti continentali di centrodestra, dall’Ump di Nikolas Sarkozy alla Cdu di Angela Merkel.

Pensavano a una forza europea sicuramente rispettosa delle sovranità nazionali ma fautrice di un euroscetticismo moderato, lontano dagli eccessi dei partiti ultranazionalisti o dall’intransigenza dei movimenti politici anti migranti. In breve, doveva essere la casa del conservatorismo europeo moderato.

Oggi lo European conservatives and reformists party (Ecr) appare come qualcosa di visibilmente diverso. E con l’elezione di Giorgia Meloni a presidente, arrivata nella notte di lunedì 30 settembre, ha concluso il suo lungo percorso di polarizzazione verso un nazionalismo populista. Un percorso che ha coinciso con il progressivo indembolimento della componente Tory inglese e la corrispondente crescita della destra polacca di Libertà e giustizia (PiS), ormai dominante.

(Foto Cecilia Fabiano/LaPresse)

La rivoluzione nazionalista

Oltre a quello di Meloni, spiccano tra i vicepresidenti i nomi dei due eurodeputati Jorge Buxadé e Anna Fotyga, il primo militante nel partito ultranazionalista spagnolo Vox, la seconda ex ministro degli Esteri polacco nel controverso governo di Jarosław Kaczyński. Con buona pace di Cameron, la rivoluzione nazionalista è completata.

Per i conservatori europei, il cambio di vertici ha un marcato valore politico. Con un colpo di spugna, sostituiscono il mite eurodeputato ceco Jan Zahradil, che in pochi conoscono al di fuori di Praga, con quella che è, nel bene e nel male, considerata come l’enfant terrible dell’estrema destra europea. La scelta di un vero leader politico segna anche una cesura rispetto alle altre famiglie partitiche europee, guidate da personaggi di secondo piano con l’unica eccezione del Ppe dell’ex presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, che però è ormai fuori dai giochi nella politica del suo paese.

Una rapida ascesa

Fratelli d’Italia conclude così la scalata del partito conservatore europeo iniziata con le trattative di adesione condotte nell’autunno 2018 da Raffaele Fitto, vero artefice dell’accordo finale. In poco meno di due anni il partito di Meloni ha scombussolato le gerarchie interne e, dopo aver portato sei eurodeputati a Strasburgo nel 2019, è riuscito anche a piazzare un copresidente del gruppo parlamentare (lo stesso Fitto).

Se nel 2014 l’ingresso nell’Ecr del partito di estrema destra nazionalista Veri Finlandesi aveva creato problemi interni all’allora premier inglese Cameron, l’ingresso di Fratelli d’Italia è filato tutto sommato liscio, coronato dall’organizzazione di un congresso di partito a Roma nel febbraio 2019.

Una maggiore identità tra le posizioni del partito europeo e quelle di Meloni potrebbe creare qualche problema in particolare laddove l’interesse di Fratelli d’Italia non coincide con quello della componente polacca. Il riferimento è ovviamente alla questione migratoria: se al momento il focus dei conservatori europei è sull’evitare gli sbarchi, presto il partito dovrà prendere anche posizione sulla questione dei ricollocamenti. E da quel punto di vista, i polacchi si oppongono fortemente a qualsiasi forma di “solidarietà obbligatoria”. Peccato che la stessa Meloni ha criticato il piano della Commissione lamentando l’assenza di un meccanismo di redistribuzione automatico.

(Foto Cecilia Fabiano/LaPresse)

La sfida a Salvini

Nonostante questo aspetto, Fratelli d’Italia compie un altro passo nel suo processo di “normalizzazione esterna”. L’obiettivo è quello di diventare un interlocutore credibile e poter quindi rappresentare, prima o poi, la destra italiana a livello europeo. Infatti né la Lega, arroccata in un auto isolamento prolungato, né Forza Italia, sempre più marginale all’interno dei popolari, sembrano poter ambire a questo ruolo.

Ed è proprio rispetto alla Lega che Fratelli d’Italia si trova al momento in vantaggio nello scacchiere di Bruxelles. Se prima delle europee l’attivismo di Matteo Salvini non era passato inosservato, i suoi contatti con i bad boys d’Europa, Viktor Orbán e lo stesso Kaczyński, non hanno prodotto risultati visibili.

In Europa la Lega è condannata all’irrilevanza, nonostante rappresenti il gruppo nazionale più consistente assieme alla Cdu della Merkel. E il malumore cresce. La scorsa settimana è stato applicato nuovamente il “cordone sanitario”, la regola non scritta del Cencelli europeo che proibisce all’estrema destra di occupare le principali cariche dentro al parlamento. Seguendo la spartizione proporzionale e il metodo D’Hondt, al partito di Matteo Salvini spettava la presidenza di una nuova commissione d’inchiesta sul trasporto di animali vivi in Europa. Ma al candidato del gruppo della Lega, Identità e democrazia, è stata preferita un’eurodeputata verde. Al contrario la regola del cordone sanitario non è stata applicata per l’Ecr nell’estate scorsa, quando i conservatori sono riusciti a far eleggere eleggere il deputato di Vox, Mazaly Aguilar, come vicepresidente della pesante commissione Agricoltura in parlamento, in seguito a un accordo politico con i liberali.

In un clima del genere, è comprensibile come la Lega continui a guardarsi intorno per trovare una migliore collocazione. Il problema di un cambio di gruppo per ora non si pone, soprattutto per Salvini. Ma una Lega de-salvinizzata intrigherebbe sia popolari che conservatori. E se il matrimonio con il Ppe, che Giancarlo Giorgetti preferirebbe, si rivelasse impossibile, resterebbe l’opzione dell’Ecr. L’ingresso di nuovi partiti nell’Alleanza deve essere votato all’unanimità. E qui Fratelli d’Italia potrebbe giocarsi una carta non di poco conto. Perché Meloni di certo non negherebbe all’alleato l’ingresso, ma a quale prezzo?

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