Continua il caos dati in Sicilia, quelli resi noti mercoledì, i 2.904 nuovi casi di Covid-19 su 14.623 tamponi, sono in realtà sbagliati. La smentita arriva dal dirigente dell’assessorato alla Sanità Mario La Rocca, l’unico rimasto dopo le dimissioni dell’assessore Ruggero Razza, indagato per falso, e i tre arresti, tra cui quello della dirigente Letizia Di Liberti, la diretta responsabile dei dati.

L’ordinanza martedì ha reso nota l’indagine: morti «spalmati» per cercare di evitare la zona rossa a novembre, tamponi gonfiati la vigilia di Natale, e costanti trucchi. Dopo gli arresti, lo stop e l’annuncio sul sito del ministero della Salute: «La Regione Sicilia integrerà nella giornata di domani i dati non comunicati oggi per motivi organizzativi». Con le dimissioni di Razza, il presidente della regione, Nello Musumeci, ha assunto l’incarico di assessore alla Sanità ad interim.

Il bollettino nazionale  di mercoledì è stato pubblicato insolitamente tardi, e la Regione Sicilia, che pure ha comunicato i suoi dati al ministero (quelli di martedì e di mercoledì insieme), non ha voluto renderli pubblici sul suo sito: «Decisione del dirigente» ha detto l’ufficio stampa del presidente Musumeci. La Rocca a meno di due ore di distanza li ha smentiti: «Purtroppo c’è stato un errore nel computo dei dati, connesso alla conseguente rimodulazione dello staff, visto che i dipendenti che si occupavano di quest'attività sono ovviamente impediti. I dati li abbiamo già rivisti e sono sensibilmente più bassi».

Venerdì interrogatorio

Le intercettazioni disposte dai pm di Trapani nei mesi scorsi hanno svelato oltre 40 comunicazioni false inviate dall'Osservatorio Epidemiologico dell'assessorato alla Salute all'Iss, l’istituto superiore di sanità, sulla situazione pandemica siciliana. Si legge di ambulanze che non arrivano, contagi fuori controllo e anche morti nascoste. Centottanta per l'esattezza, avvenute nel 2020, ma comunicate a Roma solo un anno dopo. «Un disegno politico scellerato» ha scritto il gip di Trapani nell'ordinanza che ha disposto i domiciliari per tre degli indagati per falso in atto pubblico. Si tratta, oltre a Di Liberti, di due suoi collaboratori, Salvatore Cusimano, funzionario regionale e nipote della Di Liberti, ed Emilio Madonia. Venerdì, comunica l’Ansa, i tre arrestati dovranno difendersi nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Al termine gli atti dovrebbero essere trasmessi alla Procura di Palermo, territorialmente competente.

Tra gli indagati ci sono anche il vice capo di gabinetto dell’assessore alla Salute, Ferdinando Croce, e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Di Liberti. Razza è già comparso davanti ai Pm, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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