I padiglioni con la primula non hanno mai avuto lo scopo di vaccinare le persone: sono le statue equestri che l’architetto engagé ha regalato al commissario, un incontro fra due sistemi di potere che si spalleggiano proponendo una versione colta e fighetta del metodo Casalino. Storia critica di un progetto che sta facendo la fine del governo che l’ha concepito
- Col nuovo governo Draghi sullo sfondo, ieri è scaduto il bando di presentazione delle offerte per costruire la primula, il padiglione vaccinale regalato dall’architetto Stefano Boeri al commissario Domenico Arcuri.
- La sua missione era essere lo spot del governo Conte sulla campagna vaccinale. Il progetto è stato fatto a pezzi dalla comunità dell’architettura, per le falle progettuali, di pensiero e di strategia, e per la sua povertà estetica.
- Le primule, quale che sia il loro destino col nuovo governo, rimarranno come immagine delle sintesi improbabili dell’epoca giallo-rossa e come il tentativo di esportare il modello Milano e il sistema di potere che si è coagulato intorno a Boeri, il vero architetto di sistema italiano.
La primula di Stefano Boeri e Domenico Arcuri, avamposto del marketing vaccinale italiano dell’ormai ex governo, rimarrà soprattutto come immagine di una stagione politica e delle sue improbabili sintesi. Il padiglione dedicato al fiore che annuncia la primavera è sbocciato all’incontro di un «architetto un po’ fighetto milanese» (definizione sua, a Propaganda Live) e il muscolare commissario all’emergenza scelto dall’ex presidente del Consiglio per affrontare la più grave emergenza della stori



