«La Russia si impegna a rispettare gli obblighi contrattuali sulle forniture di gas, li ha sempre adempiuti e intende adempierli in futuro». Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, in un briefing il giorno dopo che l’Ucraina ha dichiarato che sarà bloccato un terzo delle forniture.

Gazprom, dice Peskov, nonostante le compagnie di trasporto del metano e petrolifera ucraine abbiano riferito di aver inviato lettere formali, non ha ancora ricevuto una spiegazione dall'Ucraina sulle «cause di forza maggiore» che hanno costretto Kiev ad interrompere da oggi il transito del gas verso l'Europa attraverso la stazione di distribuzione del gas di Sokhranivka, al confine con la Russia.

L’Ucraina

Il gestore della rete di trasporto gas ucraina Gas Tso of Ukraine ha anticipato ieri pomeriggio che «come conseguenza delle azioni degli occupanti russi» sarebbe stato interrotto il flusso di gas al punto di ingresso di Sokhranivka, da cui transita circa un terzo del gas russo diretto in Europa attraverso la rotta di Kiev. L’operatore ha detto non poter più garantire il flusso regolare a causa delle presenza delle forze militari russe e che quindi cesserà di offrire servizi di trasporto del gas russo dalle 7 di oggi, 11 maggio.

«Attualmente, il gestore non può svolgere il controllo operativo e tecnologico sulla stazione di Novopskov e altre risorse situate in questi territori» ha riportato il gestore. Ci sarebbero poi «prelievi di gas non autorizzati dai flussi di transito del gas», scrive ancora, che «hanno messo in pericolo la stabilità e la sicurezza dell'intero sistema di trasporto del gas ucraino», aggiunge il comunicato.

“Novopskov” è la prima stazione di compressione ucraina nella regione di Luhansk, occupata dalla Russia. Il gestore ha aggiunto che cercherà di compensare i volumi che non transitano da Sokhranivka incrementando quelli che passano dall'altro punto maggiore di interconnessione, quello di Sudzha, situato in territorio controllato dall'Ucraina. L’operatore ucraino rimarca di aver «ripetutamente informato Gazprom» dei problemi ma «questi appelli sono stati ignorati».

Naftogaz, la società petrolifera nazionale dell’Ucraina, ha inviato una lettera a Gazprom e ha specificato: «L'Ucraina non è più responsabile del trasporto del gas russo attraverso i territori ucraini sotto occupazione militare russa».

I risvolti

Gli effetti dell'interruzione, riporta Staffetta Quotidiana, testata specializzata che monitora l’andamento dell’import di metano, si sono visti anche in Italia dove i flussi di gas in ingresso a Tarvisio, da dove passa il metano russo, si sono ridotti già ieri e questa mattina sono scesi ancora. Nessuna emergenza: al momento stiamo sopperendo con altro gas dal Nord Europa e dall’Algeria.

L’anno scorso l’Italia ha importato 29 miliardi di metri cubi dalla Russia (il 38 per cento del fabbisogno nazionale), e in vista di un’ipotetica interruzione definitiva, il paese continua a cercare più metano altrove. L’Algeria dovrebbe arrivare a fornire 2-3 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi quest’anno, e si sta incrementando anche l’import dal Tap (gas azero).

La Libia

Ieri il presidente Draghi ha portato di nuovo all’attenzione internazionale uno dei paesi da cui l’Italia potrebbe arrivare a importare fino a 10 miliardi di metri cubi, ma che al momento non sono disponibili: la Libia.

«La Libia può essere un enorme fornitore di gas e petrolio, non solo per l’Italia ma per tutta Europa», ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi al presidente degli Stati uniti Joe Biden.

«Tu cosa faresti?», ha risposto Biden, e Draghi: «Dobbiamo lavorare insieme per stabilizzare il paese». Il colloquio, riporta Palazzo Chigi, è avvenuto nella notte italiana.

Il gasdotto Greenstream che parte dal paese nord africano e arriva a Gela (Sicilia) può trasportare infatti 10 miliardi di metri cubi all’anno, ma l’instabilità politica ed economica hanno ridotto il suo contributo da oltre 5 miliardi di metri cubi nel 2019 ai 3,2 dell’anno scorso.

Già il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in audizione in commissione Difesa la settimana scorsa, ha detto che al prossimo summit Nato di Madrid l’Italia parlerà della questione Africana, «il fianco Sud» di cui l’Italia non si può dimenticare.

Biden nel frattempo si è congratulato con Draghi per l’operazione di diversificazione degli approvvigionamenti che vede Eni in prima linea: «È più di quello che sarei riuscito a fare io». Mentre si discute l’embargo sul petrolio in Europa e l’Ungheria continua a opporsi, Biden ha avvertito che gli Stati Uniti stanno cercando tuttavia di limitare le estrazioni negli Usa per non compromettere la transizione energetica.

Draghi si è detto d’accordo, ma intanto resta alta l’attenzione sul metano, non solo sul fronte delle forniture ma anche del prezzo: «L’invasione della Russia ha fatto salire il prezzo del gas a livelli molto alti. C’è bisogno di un tetto a livello europeo», ha detto Draghi a Biden. «E c’è bisogno che l’Europa sia unita nel gestire anche finanziariamente le sfide che abbiamo davanti: la difesa, la ricostruzione del’Ucraina, i costi della crisi». Janet Yellen, la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, scrive Palazzo Chigi, annuiva. Ieri il metano ha avuto un altro aumento di prezzo. 

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