“Welcome”, benvenuti. Un augurio e un premio. L’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, ha assegnato il logo Welcome.Working for refugee integration a 167 aziende italiane che si sono distinte per aver assunto rifugiati nel 2022. In tutto 9.264 persone accolte in azienda.

Mentre il mondo affronta la doppia sfida della big resignation, le grandi dimissioni, e della mancanza di corrispondenza tra domanda e offerta, i “migranti” danno il loro contributo. Ogni anno l’Unhcr promuove partnership tra le aziende e le organizzazioni della società della rete WelcomeNet, sindacati, onlus o cooperative. Per l’agenzia si può migliorare ancora, a partire dal gender gap.

Gli impiegati lavorano nella ristorazione, sviluppano progetti informatici, oppure come Abdul producono tegole in una fornace di Acquapendente in provincia di Viterbo (“Fornace cotto antico”): «In Afghanistan lavoravo nell’esercito – si legge nella testimonianza raccolta da Unhcr -. Dopo la caduta del governo sono dovuto andare via, lasciando la mia famiglia. Ora questo è un buon lavoro e mi aiuta. Ogni lavoro può aiutarmi e questo mi permetterà di far venire in Italia mia moglie e mio figlio».

Guarda all’obiettivo: «Se voglio rimanere qui ad Acquapendente? Ci pensiamo dopo». Il 93 per cento delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo, mentre sono cresciuti dal 3 al 5 per cento quelli a tempo indeterminato. I rifugiati e richiedenti asilo che hanno trovato occupazione, provengono soprattutto da Nigeria e Pakistan, poi Senegal e Gambia, al sesto posto l’Ucraina con circa 400 rifugiati inseriti. Dal punto di vista anagrafico sono giovani: il 76 per cento delle persone che ha trovato occupazione ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni.

I motivi

Il programma è nato nel 2017 e fino a oggi sono stati attivati 22 mila percorsi professionali in oltre 520 aziende attive in Italia. Il progetto ha la collaborazione di ministero del Lavoro, Confindustria e Global Compact Network Italia. L’agenzia Onu ha certificato un significativo aumento delle candidature da parte delle imprese. Nel 2022 sono state 185, con un incremento del 50 per cento rispetto all’edizione precedente, e di quasi tre volte dall’inizio del programma.

Tra i vincitori di quest’anno, piccole e medie realtà, ma anche grandi aziende, praticamente di tutti i settori. Nomi come Burger King, Gucci e Clementoni. Serhii scappato dall’Ucraina, racconta che tramite la fondazione Human Age di Manpower, ha trovato posto nella fabbrica di giocattoli: «All’inizio ho lavorato in linea come operaio e tra un mese inizierò a studiare per diventare un macchinista».

Sulle motivazioni che le hanno spinte a partecipare, la maggior parte delle aziende ha espresso il desiderio di contribuire a rendere le comunità in cui operano sempre più inclusive e a contrastare le discriminazioni. Dichiarano anche di voler rafforzare il proprio marchio dimostrando una condotta etica, e l’opportunità di ampliare la propria rete di contatti. Molte delle imprese che si fanno avanti, ripetono l’esperienza. Il 30 per cento delle aziende vincitrici nell’edizione 2022 è già risultato vincitore del logo Welcome negli anni passati.

Come migliorare

Tra le opportunità e i servizi che, secondo le aziende, favorirebbero l’inserimento lavorativo dei rifugiati, emergono incentivi economici e sgravi fiscali, ma anche più semplicemente un servizio per la consultazione dei profili professionali. L’Unhcr ricorda infatti che sono spesso molto qualificati. Tra gli esempi Ilona, dalla regione di Lugansk. Si è laureata all’Università Aerospaziale Nazionale di Kharkiv e adesso lavora nel dipartimento Real Estate Business Intelligence & Analytics di Generali Real Estate. Utile anche un supporto per le questioni burocratiche, dal rinnovo del permesso di soggiorno agli impedimenti all’apertura di un conto corrente. Sul fronte lavoratori, spesso chi deve essere inserito si trova a doversi confrontare con la scarsa conoscenza dell’italiano. Infine anche per i rifugiati torna il tema del gender gap. L’82 per cento dei percorsi lavorativi attivati riguarda gli uomini. «Sebbene si possa apprezzare un incremento del numero delle donne nei percorsi di inclusione lavorativa attivati, resta evidente la necessità di sostenere questa categoria di persone nell’accesso al mondo del lavoro». Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino non ha dubbi: «Le imprese italiane hanno costante bisogno di forza lavoro e tantissimi fra i rifugiati che arrivano nel nostro p aese hanno le competenze che il mercato richiede ». E a desso nascerà anche una piattaforma di promozione del progetto che mette in rete aziende, rifugiati, e associazioni: Welcome-in-one-click.

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