«Vuoi sapere quando e perché ho deciso? Qual è stata la molla che mi ha spinto a fare questo passo? Te lo dico subito, ma prima chiariamo un dato: la mia è una scelta politica, di alta politica, ma anche di passione e amore». Antonio Bassolino, 74 anni il prossimo 20 marzo, racconta come è maturata la sua scelta “folle” (citazione di Claudio Velardi) di spostare indietro il calendario della politica al 1993. Per essere precisi al 5 dicembre, quando vinse il ballottaggio contro Alessandra Mussolini e diventò sindaco della città di Napoli.

Il secondo, dopo Maurizio Valenzi, con la tessera del Pci in tasca. Lo scenario è quello della Chiesa di San Pasquale a Chiaia.  L’occasione è tristissima, i funerali di un amico, il grande musicologo Paolo Isotta. «Tutto mi divideva da lui. Quando si votava per il Parlamento, eravamo su due fronti diversi. Ma ci accomunava l’affetto e la grande stima che provavo per lui, raffinato intellettuale, e soprattutto l’amore per la nostra città». Tra l’ultimo saluto all’amico e la magia del barocco della chiesa, la scelta di accelerare. «Ho sorpreso tutti, anche mia moglie Annamaria. Sono tornato a casa, ho visto il tg con le immagini delle consegne tra Conte e Draghi, e ho scritto il post su Facebook. Mi candido».

Poche ore, e quel post, che per la politica non solo napoletana, è già uno tsunami, raccoglie 4mila like e getta nello sconforto il centrosinistra. «Ho aspettato la conclusione della crisi di governo perché sono un uomo delle istituzioni. Mi sono deciso perché in questi mesi le spinte di cittadini che mi chiedono di fare la mia parte sono tante». L’ex pupillo di Pietro Ingrao, cresciuto a pane e politica, mostra una tempra d’acciaio. Ma anche un carattere che spesso lo ha portato a compiere errori politici.

Come nel 2000, quando da presidente della Regione appena eletto, accettò il ruolo di Commissario straordinario alla gestione dell’emergenza rifiuti. A chiederglielo Romano Prodi e Massimo D’Alema. Un disastro annunciato, una sequenza infinita di scandali e inchieste. Napoli invasa dai rifiuti, i tumori della “Terra dei fuochi” e cinque milioni di tonnellate di ecoballe che ancora oggi disegnano il triste paesaggio di molti luoghi della Campania. Diciannove processi a carico dell’ex presidente, durati vent’anni e finiti con assoluzioni piene.

«Sono stati anni di sofferenze e solitudine. Di isolamento, soprattutto da parte del mio partito, il Pd». Ma questo è il passato. Il futuro è Napoli. «Sono consapevole dei problemi, so che sarà durissimo governare. La città è messa male, il Comune è di fatto in dissesto, la macchina amministrativa indebolita. La città è un teorema di transenne, da Chiaia a San Martino a Porta Capuana. Il tema della riqualificazione e della manutenzione urbana è fondamentale».

In questo colloquio Bassolino non lo dice, ma dagli ambienti a lui vicini circola la notizia di liste già pronte, almeno cinque, e di sondaggi che assegnerebbero un 10-15 per cento alla sua coalizione. Si schermisce, ammette che quella che si appresta a fare non sarà una passeggiata. «Si può fare, se scatta il sentimento giusto, la molla dello stare insieme, si può fare. Perché da solo non ce la fa nessuno. Il mio obiettivo è quello di superare le divisioni, spingere sulla strada del dialogo con tutte le altre istituzioni, dalla Regione al governo nazionale. Napoli dà il meglio di sé quando si apre al mondo, quando si chiude offre l’immagine peggiore, esalta i suoi aspetti negativi».

Anche lo slogan di Bassolino e dei suoi sostenitori ha il sapore antico: "Passo dopo passo”. «Certo – chiarisce l’ex sindaco – la passione è quella di sempre, di una vita intera, ma la testa è rivolta in avanti. A Napoli città metropolitana, tre milioni di abitanti, problemi enormi, ma anche risorse su cui puntare. Manutenzione e messa in sicurezza, ma anche nuove sfide tecnologiche e produttive». Inutile parlare del panico che la sua candidatura ha scatenato tra i vertici del Pd napoletano e nazionale. «Lasciamo stare, io mi occupo della città. Da uomo di sinistra e delle istituzioni, lavoro a una aggregazione politica e civica, ma con l’accento sul civismo, perché Napoli viene prima di tutto, prima di ogni interesse di parte. Punto anche sulle persone che non votano da anni, voglio far crescere la partecipazione, perché quando vota solo il 36 per cento, come è successo alle ultime comunali, il sindaco eletto è debole».

Bassolino invoca unità. Dal centrosinistra è un coro di no, e senza neppure tanti grazie. All’annuncio della sua candidatura (sabato via Facebook intorno alle 13), il Pd ha risposto anticipando al pomeriggio una riunione di segreteria. Sintesi finale: «Così si favorisce la destra». Con una spinta da parte della corrente del ministro Andrea Orlando, ad accelerare sul nome del candidato da contrapporre a Bassolino. Tra i più accreditati quello dell’ex ministro napoletano Enzo Amendola. «Un pollo da batteria», è il sarcastico commento di ambienti del partito partenopeo, che ne sottolineano lo scarso appeal elettorale e l’inesistente presa sulla società napoletana.

C’è poi Vincenzo De Luca, il “governatore”. Con la discesa in campo del suo eterno rivale, vede crescere le quotazioni di un suo candidato. Lo schema che vuole imporre a Napoli è quello che lo ha portato a vincere le regionali: una marea di liste, senza fastidiose distinzioni fra destra e sinistra, e soprattutto la candidatura di un suo uomo di fiducia. Si parla di Nicola Oddati, membro della segreteria nazionale del Pd, nominato da De Luca prima nel consiglio di amministrazione di Scabec (la società campana per i beni culturali), poi capo della sede romana della regione Campania.

Oddati, un passato di docente alla Link Campus University, l’università fondata dall’ex potente democristiano Enzo Scotti, tanto cara ai grillini del governo Conte-Salvini, comincia ad accarezzare l’idea. Corsi e ricorsi storici alla napoletana. Oddati, Amendola e altri dirigenti del Pd, da giovani erano “i ragazzi di Bassolino”. Oggi l’ex sindaco se li ritrova avversari.

Una sola consolazione, il post di auguri di Alessandra Clemente, assessora della giunta de Magistris, da mesi unica candidata in corsa per diventare sindaco. «Mi fa piacere – è il commento di Bassolino – questa è la linea giusta, la linea della civiltà politica. Alessandra non è un’avversaria. Con lei ci confronteremo».

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