Elly Schlein attacca il ministro dell’Economia: «Giorgetti si è reso conto solo adesso che in manovra non ci saranno le risorse sufficienti per sostenere le famiglie e le imprese in una contingenza difficile. Abbiamo sentito il ministro Urso dire che aspettava da un anno le nostre proposte contro il carovita: tocca ricordare a loro e a Giorgia Meloni che al governo ci stanno loro, gli italiani è un anno che aspettano i loro interventi».

Il ministro del Made in Italy e quello dei Trasporti sono invece nel mirino del senatore Antonio Misiani: «Il governo ha fatto del populismo economico sui carburanti, sugli extraprofitti, sul caro voli. A febbraio Salvini ha promesso che se la benzina avesse superato i 2 euro avrebbero tagliato le accise, ora non se ne parla più».

Con una conferenza stampa al Nazareno, la sede del partito, il Pd anticipa le sue proposte sulla legge di bilancio, che arriverà al senato a fine ottobre. Ma i numeri saranno già scritti nella nota di aggiornamento al Def, che sarà presentata il 27 settembre. E non promettono nulla di buono, come dice esplicitamente Giorgetti in questi ultimi giorni, nel tentativo evidente di mettere le mani avanti per le molte promesse che il governo non riuscirà a onorare.

La scena della mattinata di ieri è effettivamente un po’ straniante: mentre Giorgia Meloni a New York avverte che «l’Italia non sarà campo profughi d’Europa», mentre a Lampedusa gli sbarchi dei migranti ormai si svolgono in diretta a favore delle telecamere dei talk, la segretaria dem chiama a rapporto i cronisti per presentare «un pacchetto di possibili misure per contenere in misura significativa la dinamica dell’inflazione». Con lei e con Misiani ci sono anche l’ingegnera Annalisa Corrado, responsabile transizione ecologica, e la senatrice Simona Malpezzi.

Il pacchetto è una prima bozza di quelle che saranno le battaglie dell’opposizione, anche se per il momento un tavolo comune c’è solo sulla sanità.

Una giornata particolare

Schlein deve respingere l’accusa di un Pd che non ha proposte e di una segretaria, cioè sé medesima, evasiva e poco concreta. Dunque fa esporre una serie di misure popolari e difficilmente contestabili: redistribuire l’extra gettito fiscale sui carburanti (circolano stime diverse, molto diverse, da due a sette miliardi di euro) con due interventi: un contributo di 200 euro per i 5 milioni di proprietari di auto con reddito fino a 35 mila euro per sostenere il costo dei carburanti; e un miliardo per finanziare il trasporto pubblico locale, fra rifinanziamento del buono trasporti, e un contributo per l’acquisto di abbonamenti ai servizi di trasposto locale o nazionale (si tratta del rifinanziamento di un provvedimento già varato dal governo Draghi).

Poi congelare l’indicizzazione degli affitti delle abitazioni fino a fine 2024, rifinanziare il bonus sociale luce e gas fino a fine 2024, prorogare fino a fine 2024 del regime di maggior tutela luce e gas. «È grave l’idea di uscire dal mercato tutelato dell’energia in una situazione di mercati così instabili. Per 10 milioni di famiglie può significare ritrovarsi sul mercato libero che nei mesi del 2023 ha toccato picchi anche del doppio rispetto a quello tutelato», secondo Corrado.

Nel pacchetto ci sono anche agevolazioni per gli studenti: un fondo per coprire i costi del trasporto scolastico e del trasporto pubblico locale utilizzato per raggiungere la scuola; la gratuità dei libri di testo per gli alunni delle scuole dell’obbligo delle fasce di reddito più basse, e la fornitura di libri di testo; e il riconoscimento agli studenti di quelle fasce sociali l’accesso alle mense scolastiche «quale servizio essenziale».

Non ci sono solo gli sbarchi

Al di là del pacchetto di misure, è la scelta della giornata per la conferenza stampa ad avere un significato. In queste ore gli amministratori e i presidenti di regione del Pd (e non solo) sono impegnati in un corpo a corpo con il governo sul tema dell’accoglienza. Tutto il racconto mediatico è concentrato sul tema dell’immigrazione e sulle tensioni fra Commissione europea e Italia, e sulle richieste della presidente Meloni.

Insomma, il governo usa la vicenda degli sbarchi per parlare d’altro rispetto all’approssimarsi della prova del nove della sua azione, a un anno esatto dalla vittoria delle destre: e cioè di una finanziaria «lacrime e sangue» che ridimensiona drasticamente le fantasie di prima dell’estate. Un tentativo scoperto di distrarre l’attenzione mediatica e popolare.

Lo spiega Misiani dopo la conferenza stampa: «Non ci faremo inchiodare alla vicenda dell’accoglienza, che certo è un problema problema serio ma non è la più grave emergenza nazionale. L’emergenza è la situazione economica e sociale, che non sanno come affrontare: la manovra che sta per arrivare in parlamento sarà una totale delusione».

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