Ancora un incontro con l’esecutivo finito nel nulla: «Confermiamo lo sciopero», hanno fatto sapere in mattinata i rappresentanti dei benzinai , Faib, Fegica e Figisc durante una conferenza stampa congiunta.

In mattinata sono stati ricevuti al ministero delle Imprese, ma subito dopo Giuseppe Sperduto, presidente Faib ha specificato: «Nonostante gli sforzi del ministro Adolfo Urso, e l'abbattimento delle sanzioni promesso, l’obbligo di esporre cartelli con il prezzo medio resta così come da decreto». Le sigle chiedevano il Qr code e un tavolo contro l'illegalità contrattuale, ristrutturazione della rete e del settore.

Bruno Bearzi, presidente Figisc, ha spiegato che mantenere le cose come stanno li rende agli occhi dei clienti «ancora speculatori».

Roberto Di Vincenzo, Fegica, ha aggiunto che se ci sono problemi di prezzo, come vuole fare capire l’esecutivo, il governo dovrebbe avere il coraggio di procedere «con il prezzo amministrato, come previsto in casi di necessità da una delibera Cipe del 1991».

Per loro il governo sta cercando di non contraddirsi e per questo rinvia tutto al parlamento: «Il decreto ci hanno spiegato, è stato emanato, ma il ministro Urso ha specificato che il parlamento è sovrano», ha raccontato Di Vincenzo: «Hanno demandato decisioni al parlamento per uscire dalle secche di un'azione che ci ha messo in difficoltà. Ma rispetto all'elettorato non vogliono tornare indietro». Noi «vorremmo incontrare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni», e vanno avanti con lo sciopero fissato dal 24 al 26 gennaio.

La nota di Urso

Il ministro delle Imprese e del made in Italy Urso dal canto suo ha presentato una serie di modifiche sulle sanzioni per la mancata esposizione dei nuovi cartelli, che finora da decreto possono arrivare fino a seimila euro. Per prima cosa però ha cambiato i toni. La settimana scorsa erano tutti speculatori, adesso «offrono un servizio importante per il Paese e verso il quale vi è unanime riconoscimento per il ruolo svolto anche nei momenti più difficili, come ad esempio durante la pandemia».
L’obbligo di comunicazione sarà settimanale (e non più giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo quattro omesse comunicazioni settimanali nell’arco di 60 giorni, e non più dopo tre violazioni senza limiti temporali anche non consecutivi.

L’eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni, mentre prima la previsione era da 7 a 90 giorni. Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell’impianto mentre prima raggiungevano i 6000 euro.
Per concludere, una App del  Ministero gratuita che consentirà di conoscere il prezzo medio regionale e, con la geolocalizzazione, anche il prezzo praticato da ciascun distributore nel perimetro desiderato. «Con queste modifiche si afferma il principio della massima trasparenza, si mettono i consumatori in condizione di conoscere il prezzo medio e anche quello praticato da ciascun distributore. Si facilità così l’attività dei gestori semplificando le procedure di comunicazione e rendendo più commisurate le eventuali sanzioni». 
Il ministro Urso ha infine confermato che il tavolo tecnico insediato da qualche giorno continuerà a operare fino al completo riordino del settore e ha tentato di prendere ancora tempo: «Il governo ha deciso di posporre l’emanazione del decreto ministeriale che definirà le modalità di comunicazione e di esposizione dei prezzi, entro 10 giorni dalla conversione del decreto legge».

L’errore politico

L’errore politico resta evidente, gli ultimi sondaggi hanno visto una prima battuta d’arresto per Fratelli d’Italia e le opposizioni stanno già cercando di capitalizzarla proprio in parlamento. Ieri i benzinai sono stati ricevuti dalla capogruppo del Pd, Debora Serracchiani e dall’onorevole Vinicio Peluffo. Italia viva ha dialogato con le sigle tramite Luigi Marattin, infine persino il Movimento 5 stelle si è presentato con una delegazione guidata da Stefano Patuanelli.

Forza Italia cerca di correre ai ripari. Il coordinatore energia del partito di Silvio Berlusconi, Luca Squeri, deputato di Forza Italia ed ex presidente Figisc-Confcommercio propone il dialogo: «La conferma dello sciopero è una brutta notizia, nell'iter della conversione vedremo di approfondire i temi nel merito e quali proposte fare dirimere le criticità». Nel pomeriggio ci sarà un elenco di convocazioni per delle audizioni sul decreto.

Gli orari dello sciopero

Nell’incertezza i benzinai non arretrano, anche se continuano a dire che possono cambiare parere fino al minuto prima che vengano chiuse le pompe di benzina: «Anche per il self-service», specificano. Mercoledì è arrivato il via libera del garante dello sciopero. La Commissione di Garanzia per lo sciopero nei pubblici servizi essenziali ha chiesto solo di ridurlo da 60 a 48 ore. Al momento, quindi, l'iniziativa di sciopero è compresa tra le ore 19.00 del 24 gennaio, alle ore 19.00 del 26 gennaio 2023. Non aderiranno allo sciopero le grandi compagnie, Eni, Ip, Tamoil, Esso e Q8, che posseggono circa il 30 per cento dei punti vendita carburanti italiani.

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