Un’ordinanza del tribunale di Milano cade come una bomba sul processo Ruby Ter, l’ultimo della saga delle «cene eleganti» a casa di Silvio Berlusconi, sottraendo ai pubblici ministeri di Milano una parte degli indizi e delle prove per sostenere le accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza dell’ex premier e dei tanti invitati alle sue serate.

La decisione dei giudici rischia di minare il processo e fare un grosso regalo elettorale a Berlusconi, autocandidato presidente della Repubblica con l’appoggio esplicito di Matteo Salvini.

Nell’udienza di ieri, dopo aver chiuso la fase dei testimoni dell’accusa, il collegio presieduto dal giudice Marco Tremolada ha risposto ad alcune eccezioni presentate nel gennaio del 2019 dalla difesa dell’ex premier sulla possibilità di utilizzare le dichiarazioni delle Olgettine e degli altri invitati a villa san Martino di Arcore nei procedimenti Ruby e Ruby bis, ritenute false dai pm perché comprate da Berlusconi con fior di bonifici e altri beni di lusso. Ovvero quelli nati dalle prime indagini di Ilda Boccassini, che avevano scoperchiato le allegre serate a casa dell’ex premier. Feste condite da sesso a pagamento che avrebbero reso ricattabile il presidente del Consiglio, si disse allora.

Per raccontare ai giudici cosa succedeva in quelle cene e com’erano state reclutate le ospiti tra le quali l’allora minorenne Karima El Mahroug, diventata famosa come la “nipote di Mubarak”, durante i primi due processi erano sfilate come testimoni le tante ragazze invitate e gli altri commensali. Amici e sodali di Berlusconi come l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, il presidente di Medusa Carlo Rossella, i musicisti Danilo Mariani e Mariano Apicella, l’igienista dentale Nicole Minetti.

Ma quelle testimonianze si erano rivelate ben poca cosa in realtà: quelle che agli occhi di chi indagava erano serate orgiastiche a pagamento diventavano per l’appunto cene eleganti davanti ai giudici intenti ad ascoltare i racconti. Un po’ di musica, due balli e poi tutti a letto.

Questo pacchetto di testimonianze che i pm ritengono truccate dietro compenso è parte dell’accusa di falso e di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby Ter, perché i testimoni di un processo sono pubblici ufficiali e sono tenuti a dire la verità.

Spada - LaPresse 14 01 2013 Milano Tribunale di Milano,karima El Mahroug in arte Ruby Rubacuori al processo contro Silvio Berlusconi. nella foto: karima El Mahroug in arte Ruby Rubacuori nei banchi dell' aula del tribunale

La svolta

Il procedimento si sta svolgendo dal 2016 tra mille interruzioni dovute alle continue richieste di legittimo impedimento del leader di Forza Italia, che sogna di essere il successore di Sergio Mattarella a compimento della tornata elettorale di febbraio del 2022. Per lui, abituato a stare al centro della scena, sarebbe l’apoteosi di una carriera politica iniziata nel 1993 con la fondazione del partito degli Azzurri.

Ieri però il collegio giudicante, presieduto da Marco Tremolada (lo stesso delle assoluzioni nel processo Eni Nigeria), ha deciso che la stragrande maggioranza delle testimonianze non sarà più utilizzabile dalla procura per provare la colpevolezza di tutti i 29 imputati, tra i quali anche l’ex Cavaliere.

Il motivo è abbastanza complesso, per i non addetti ai lavori: secondo i giudici, nel momento in cui le ragazze erano sentite come testimoni nel Ruby e Ruby bis, in realtà avrebbero avuto già la qualifica giuridica di «indagato» in procedimento connesso (il Ruby ter per l’appunto) e quindi non sarebbero potute essere sentite in aula come testimoni.

Bisognava avvertirle di essere indagate a loro tutela e loro avrebbero potuto rifiutarsi di testimoniare o farsi assistere da un avvocato. Ma questo non è successo e ora questa ordinanza farà sicuramente cadere l’accusa di falsa testimonianza, destinata comunque ad andare in prescrizione.

Cosa resta della corruzione

 Barbara Guerra e Arisl Espinosa (LaPresse)

L’accusa di corruzione in atti giudiziari, al contrario, non dovrebbe cadere come diretta conseguenza di questo provvedimento, perché la corruzione propria si consuma con la promessa di denaro o col pagamento per fare un atto contrario ai doveri di legge. Poco rileva se le ragazze avessero poi reso la prestazione promessa, cioè la falsa testimonianza.

La corruzione in atti giudiziari si realizza non quando le ragazze rendono le dichiarazioni false ma già nel momento in cui vengono semplicemente iscritte nell’elenco dei testimoni del primo dei due processi, ovvero il 23 novembre 2011 (una data che sarà fondamentale).

Ma è altrettanto vero che senza queste dichiarazioni si complica il percorso per dimostrare la corruzione, perché l’accusa deve sperare che gli altri indizi – bonifici e pagamenti vari, audio, chat, e video rintracciati nei telefoni – siano adatti a provare l’esistenza del reato.

Berlusconi può andare verso un’altra assoluzione dopo il processo Ruby uno e così giocarsi le sue carte per il Quirinale? Lo si capirà nelle prossime udienze, quando alcune ragazze imputate risponderanno alle domande. Tra queste ci sono Marystell Polanco e Barbara Guerra (quest’ultima, peraltro, non salvata da questa ordinanza). Ma lo faranno veramente ora?

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