Donatella Bianchi è la candidata presidente del Lazio con cui il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte tenta di riacciuffare il Pd. La sfida non è per chi come andrà in regione ma per chi guiderà il prossimo centrosinistra. L’ex premier, dopo un travagliato casting, ha scelto lei – volto Rai, ambientalista, conduttrice di Linea blu – ricordandosi che da queste parti i giornalisti tv funzionano. Ma deve fare attenzione agli appelli al voto utile e al voto disgiunto.

Negli ultimi giorni di campagna elettorale nel Lazio i toni si sono scaldati fra lei e il candidato del centrosinistra. Non dovreste battere la destra, che peraltro è favorita?

Certo. Infatti le dico che Francesco Rocca, ma esattamente come Alessio D’Amato, ha dimostrato scarsa trasparenza. Parla di politiche abitative e poi esce fuori la storia dell’acquisto di una casa con lo sconto, lo ha rivelato proprio il suo giornale. Parla di trasparenza e poi invece escono fuori che alcuni finanziamenti alla sua campagna elettorale, come quello da parte dell’università Unicusano, sono molto poco chiari. E nelle sue liste ha candidato personaggi che, diciamo così, con l’antifascismo e il rispetto della Costituzione hanno poco a che spartire, e sarebbe meglio che non fossero candidati. Fatico a capire come faranno i cittadini a votarlo.

In che senso «Rocca esattamente come D’Amato»?

Perché anche D’Amato deve restituire alla regione 275mila euro per danno erariale. Ma non si sente in imbarazzo a candidarsi in una regione verso la quale ha un debito del genere? E non solo: D’Amato, da assessore alla Sanità, dovrebbe sapere bene che la scelta dell’inceneritore, che lui sponsorizza, sarà un problema anche per la salute dei cittadini. Non avrebbe dovuto accettare l’inceneritore nel programma. Che poi è lo stesso inceneritore che ha impedito di fare l’alleanza fra Pd e M5s. Tanto più se questa scelta, come sembra, gliel’hanno imposta Matteo Renzi e Carlo Calenda.

D’Amato ha fatto ricorso, la prima sentenza per lei è un giudizio già definitivo?

Aspetto, per carità. Ma mi basta il fatto che ci siano soldi pubblici usati per l’attività politica dopo che erano arrivati per essere destinati all’Amazzonia. Che è un luogo a cui io ho dedicato molte energie da presidente del Wwf Italia, dunque so cosa vuol dire per quelle comunità avere o non avere un sostegno. Chiarirà con il suo ricorso, ma per farmi un’idea mi basta quello che già è stato verificato.

Il termovalorizzatore non è una scelta di D’Amato ma del commissario al Giubileo, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. La regione non ha parte in questa storia: è una scelta che segnerà per sempre i rapporti fra Pd e Cinque stelle?

Intanto la modalità del commissariamento non va bene. Se questa era l’intenzione, Gualtieri doveva metterlo nel suo programma, invece non l’ha fatto, e poi procedere con i passaggi partecipati con le comunità che devono essere coinvolte e ascoltate. Dopodiché il candidato presidente della Lombardia del centrosinistra, Pierfrancesco Majorino, è stato ben accolto dal M5s e da Conte, si sono seduti a un tavolo e hanno stretto un’intesa programmatica. Decidendo insieme che lì gli inceneritori si chiuderanno progressivamente nel tempo. E si farà un investimento ulteriore sulla raccolta differenziata dei rifiuti, con scelte innovative e tecnologie che esistono già. Diciamo la verità, l’inceneritore è stata una pregiudiziale contro di noi del sindaco Gualtieri, del Pd romano e laziale, quindi anche di D’Amato. E Renzi e Calenda. Sul futuro si vedrà: se il Pd farà un passo indietro, il ragionamento si potrà riprendere.

Lei ha mai votato Pd?

Alle ultime politiche non ho votato, ero in mezzo al mare, stavo lavorando, fin qui ho fatto per 27 anni un lavoro che mi ha portato spesso lontano da casa, bellissimo e faticoso. No, non voto Pd.

Vota a sinistra?

Dipende. Ho votato sulla base dei programmi e della fiducia nelle persone piuttosto che nei partiti, destra, sinistra o centro. Anche perché oggi questa distinzione non è così netta, è tutto molto confuso. E anche per questo che ho accettato la candidatura che andava oltre gli schieramenti ideologici.

A Roma non ha votato Virginia Raggi?

Al primo turno ero fuori per lavoro, sempre in mare. Al ballottaggio ho votato Gualtieri, che però poi si è rimangiato il programma sui rifiuti. In genere comunque ho votato al centro.

Cioè ha votato Calenda?

Ma non scherziamo.

D’Amato fa appello al voto utile all’indirizzo degli elettori M5s, e anche a al voto disgiunto, alla lista M5s e al candidato Pd. Ha paura che le faccia perdere voti?

Questa storia dovrebbe finire. D’Amato pensi ai suoi elettori, a quelli che deve fidelizzare, ai miei penso io. Parliamo di contenuti, e smettiamola con questa modalità vecchia di fare appelli. Che sono un po’ offensivi, anche per i cittadini.

Non sente disagio per il fatto che la divisione fra lo schieramento M5s e quello di centrosinistra consegnerà la regione alla destra?

Certo, ma deve chiederlo a quelli del Pd se provano questo disagio. La rottura si è consumata ben prima del mio arrivo, e mi lasci restare fuori da questo discorso. Bastava seriamente sedersi a un tavolo e trovare un accordo, ben prima del mio arrivo.

Ma è avvenuta mentre i Cinque stelle sostenevano D’Amato e stavano nella stessa giunta. Come ora. Lei promette continuità o discontinuità con l’èra Zingaretti?

È stato fatto un gran lavoro dagli assessori del M5s, in soli diciotto mesi hanno fatto miracoli sulla transizione ecologica e sul turismo. Non rinneghiamo niente del lavoro degli ultimi diciotto mesi, coerentemente agli impegni assunti. Ma ci sono lacune e azioni da rivedere. Nel piano rifiuti regionale di Zingaretti non si parlava di inceneritori. Ma se nel programma di D’Amato spunta un inceneritore, l’incoerenza non è nostra.

Ha in testa qualche nome di assessore, in caso di vittoria?

Non faccio nomi. Ho in testa due certezze per la giunta: la parità di genere e la competenza.

C’è un voto per lei di cui va più fiera, o che non si aspettava?

Più che le persone famose, sono fiera dei cittadini più emarginati che mi sorridono e mi dicono di andare avanti. È il sostegno più prestigioso. Per questo sento di avere già vinto.

Lei ha chiesto l’aspettativa dalla Rai. Rimarrà in consiglio regionale?

Lo decideranno i cittadini. Sono il candidato presidente di due liste, aspetto il 13 e poi deciderò. Se non sarò eletta tornerò in Rai, dove lavoro da 37 anni.

Conte le ha promesso che la candiderà anche alle prossime europee?

No, nessuna promessa, non ho mai parlato con nessuno di questo. La corsa per le regionali al momento mi basta, è una campagna intensa, piena di temi e di confronti. Per ora va bene così.

Continuerà a fare politica?

È una scelta che ho fatto a dicembre quando Giuseppe Conte me lo ha chiesto. Ma è una scelta di servizio. Sto cercando di entrare nella logica della politica ma con l’approccio di una cittadina che viene dall’esperienza della società civile, come presidente di un’associazione di volontariato e di un parco nazionale. La mia è una visione della politica diversa, nuova, anche un po’ atipica. Ascolto molto. E ho un codice d’onore: faccio solo le promesse che sono sicura di mantenere.

Quale promessa potrà mantenere dall’opposizione?

Non è detto che sarò all’opposizione, sono ancora convinta di correre per vincere. Di sicuro posso promettere che continuerò a lottare per arginare gli errori degli altri: si capisce già che dovremo affrontare investimenti su impiantistica obsoleta, la disattenzione al disagio sociale diffuso, la cementificazione selvaggia del nostro territorio: bisogna procedere per compensazioni e con la riduzione del consumo del suolo. Chiederemo il reddito di cittadinanza regionale. Ci batteremo per la transizione ecologica: perché è chiaro che si interromperà, chiunque governi al posto nostro. Prometto di non mollare queste battaglie.

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