Senatore Francesco Boccia, lo spread sale, la nota di aggiornamento al Def è all’esame di Bruxelles. Come uscirà il governo Meloni dalla prova della legge di bilancio?

Ne uscirà male perché ci è entrata barando. Fanno una manovra bonsai dopo aver smentito tutte le previsioni fatte nel Def approvato in aprile. La cosa più preoccupante è il saldo primario: passano dal programmatico a 0,3 a –0,2. È la differenza reale tra entrate e spese. Se andiamo sotto, si ricorre ai mercati e lo si fa in condizioni di debolezza. La destra fa sempre questi errori. Sembra di essere tornati al 2008. Il Pil 2024 era all’1,4 ora dicono all’1,2; ma tutti prevedono 0,9. Non aumentano le entrate se non una tantum con i soliti condoni della destra che riduce sempre più la base imponibile, anziché allargarla, per abbassare la pressione fiscale a tutti. Il deficit aumenta e passa dal 3,7 al 4,3.

Cosa succederà?

Taglieranno sanità, trasporti e scuola danneggiando i più deboli che intanto con il petrolio a 90 dollari al barile, gas ed energia in aumento non vedranno la diminuzione dell’inflazione. Emettono Btp pagando agli investitori, come accaduto giovedì, 200 punti base in più rispetto al Bund tedesco. Sta succedendo una cosa drammaticamente semplice: la fiducia nell’Italia diminuisce e loro fanno una manovra senza respiro e con qualche mancetta. Il parere Ue arriva il 21 novembre e fino ad allora assisteremo al caos tra Salvini e Meloni su chi la spara più grossa.

Per la destra, anche gli arrivi dei migranti sono colpa dell’Europa.

Ma per carità. Oltre all’orrore umano di far propaganda sulla vita dei più disperati, rendono l’Italia più fragile e insicura. Con Meloni al governo siamo al caos totale. Sono aumentati a dismisura gli ingressi irregolari, hanno tolto risorse e poteri ai sindaci e litigano con tutti in Ue. L’altro giorno abbiamo aperto la festa dell’Unità siciliana a Lampedusa per ringraziare la popolazione straordinaria dell’isola che dimostra ogni giorno cos’è il popolo italiano, nonostante i pasticci e le inutili passerelle del governo.

C’è però chi ricorda le vicende del 2011, lo spread che sale e il governo che cade. L’Europa migliorerà le scelte del governo italiano, o c’è un complotto, e Meloni rischia davvero di inciampare?

Ursula von der Leyen è una leader conservatrice, ed è nel Ppe, che in Italia è alleato con due partiti nazionalisti, che è una grande contraddizione del governo italiano. Ma von der Leyen, come Merkel prima, a differenza della destra italiana ha a cuore l’Europa. Ma se stai in Europa devi scegliere: o stai nel blocco storico che si unisce sul futuro dell’Europa, formato da Italia, Francia, Germania e Spagna, o vai da Orbán a mostrare il peggior profilo del nazionalismo, anzi addirittura a difendere Dio. Fin qui credevamo che era Dio a difendere noi. Gli alleati di Meloni sono gli stessi che bloccano le proposte sui tavoli europei che dovrebbero servire al nostro paese, dai migranti ai temi economici e fiscali.

La suggestione del governo tecnico circola. E anche voce che il nuovo correntone Pd, di cui lei fa parte, sostiene Schlein ma, in caso, potrebbe spingerla verso un governo di larghe intese. È così?

No, questo è un romanzo di fantascienza. Non c’è nessun correntone, ed è evidente che se cade Meloni si vota senza se e senza ma. Elly Schlein ha chiuso il partito dei governi tecnici e delle ztl. Risponde a una domanda nuova di politica alla quale partecipano giovani e molti di quelli che non votavano più. Ieri davanti alla Marelli, gli operai ringraziavano Elly e le chiedevano di non mollare. Così come avviene ogni giorno per strada, perché un grande partito di massa di sinistra è la loro speranza. Anche per questo è surreale il dibattito alimentato tra gruppi di potere e correnti. Lili Gruber non la capisce? Gli operai la capiscono bene. È quello che conta.

Fra i riformisti del Pd c’è sofferenza. C’è chi aspetta i risultati delle europee per aggiustare il tiro una linea troppo di sinistra?

Elly Schlein è orgogliosamente progressista, e pertanto riformista. È una leader socialista, è liberal su alcune questioni economiche forse anche più liberal di me che ho una formazione un po’ più statalista, ed è anche garantista. Ha ragione Bersani: di lei si fa un racconto macchiettistico. Sa perché? Perché riempie le piazze proprio per il profilo che ha impresso al nuovo Pd. Dovremmo dire che finalmente c’è un Pd con un’identità chiara. Schlein sta attuando le tesi della mozione con la quale ha vinto il congresso, che partivano da un forte europeismo, dalla giustizia sociale, dai diritti universali e civili, la lotta ai cambiamenti climatici, l’innovazione. Sbaglia chi guarda al Pd con gli occhi di ieri.

Schlein è riformista anche secondo il dizionario del Pd?

Certo. Essere riformisti significa accompagnare le grandi trasformazioni sociali con le riforme. Era questo il significato nel linguaggio della sinistra rivoluzionaria, non significa fare cose di destra. E, da cattolico, trovo insopportabili quelli che in nome della propaganda si erigono a depositari del credo.

Lei è stato il dirigente Pd più vicino a Conte. Ora Conte attacca ruvidamente il Pd. Si riparlerà di alleanze solo dopo le europee?

Elly lavora per unire sempre e comunque, e per essere alternativi alla destra. Non per essere alternativa ad un altro partito dell’opposizione. Fino alle europee e dopo le europee proporrà sempre battaglie comuni in parlamento e nel paese.

Dica la verità, quanto le dispiace il Conte dei decreti Salvini che attacca il Pd sull'immigrazione?

Conte ha detto cose sbagliate. Gli elettori sanno distinguere. Ma noi non faremo polemiche con i partiti dell’opposizione.

Le opposizioni (tranne Iv) hanno fatto un lavoro comune sul salario minimo. Avevate annunciato una battaglia anche sulla sanità: qualcosa si è inceppato?

No, su sanità e casa c’è un lavoro simile in corso e si vedrà presto in Parlamento.

Bersani, a Repubblica, fra tanti complimenti a Schlein, dice che al centrosinistra serve un federatore. E a crederlo non è solo lui.

Per la verità Bersani dice che al Pd serve Elly. In questo momento siamo concentrati a rafforzare il Pd il più possibile. Vorrei che nessuno dimenticasse che a gennaio il Pd era al 14 per cento, e ora è al 20. Parleremo di centrosinistra dopo le europee.

Fdi e Lega litigano parecchio. Perché le opposizioni non riescono a trarne vantaggio?

Quando l’opposizione fa l’opposizione, ovvero è unita in parlamento, la maggioranza va in difficoltà. È successo sul salario minimo, sta succedendo sullo spacca Italia, il ddl Calderoli, che divide il paese fra ricchi e poveri. Poi è evidente che alle opposizioni manca il riconoscimento di una leadership, perché la sconfitta del 25 settembre è ancora calda, ed è inutile nasconderci che le europee, anche con le collocazioni dei gruppi in Europa, definiranno nuovi equilibri e nuove gerarchie. Nell’opposizione ci sono lavori in corso: il cosiddetto Terzo polo si è già diviso, M5s è diventato il partito di Conte e segue un suo percorso, il Pd ha fatto un congresso, ne è venuta fuori una leadership nuova, i rossoverdi mettono a punto la loro alleanza. Ma la destra non sta meglio: Forza Italia vive lo strabismo fra collocazione europea e nazionale, Fdi e Lega sono in competizione permanente.

Renzi, che dice che con Schlein e Conte, Meloni dorme serena.

Renzi è un noto battutista. Il Pd è impegnato ogni giorno a fare dura opposizione al governo Meloni e qualche volta riesce a metterlo in difficoltà. Non mi pare che si possa dire altrettanto di Italia viva.

Schlein ieri era al presidio della Marelli, promette che il Pd starà accanto ai licenziati. È la svolta “berlingueriana” del Pd?

È il Pd di Elly Schlein, lasciamo perdere i paragoni con i giganti. Elly ha vissuto l’80 per cento di questi sette mesi di segreteria per strada, nelle piazze, ai presìdi. Ed è per questo molte elettrici e elettori delusi dalla sinistra oggi credono in un partito nuovo, che unisca il centrosinistra e che costruisca davvero l’alternativa a questa destra.

Calenda accusa Landini di non aver fatto il suo mestiere, i lavoratori in lotta gli intimano di non andare al loro presidio. Vuol dire qualcosa a loro, o a Calenda?

Ai lavoratori dico che noi saremo con loro fino alla fine. A Calenda chiedo di evitare di fare politica solo aggredendo qualcuno. Landini ha speso una vita battendosi per i più deboli, e da lavoratore accanto agli altri lavoratori.

© Riproduzione riservata