A Bonassola, paese di 813 anime, in 500 hanno manifestato domenica davanti alla chiesa di Santa Caterina per dimostrare solidarietà a don Giulio Mignani, il prete a favore delle famiglie Lgbtq+, dell’eutanasia e dell’aborto che ha continuato a portare avanti le sue idee al punto da firmare i referendum per l’eutanasia. Per il vescovo di La Spezia, Brugnato e Sarzana, Luigi Ernesto Palletti, si tratta di colpe così gravi da decidere di sospenderlo a divinis, ovvero da tutte le funzioni, dalla messa ai sacramenti.

Mignani non ha protestato, non si è opposto, ma lo hanno fatto i suoi parrocchiani, sia i residenti sia i turisti. Lui ha accettato la pena, ha ringraziato tutti quelli che hanno aderito al movimento #iostocondongiulio e ha chiesto ai parrocchiani di continuare le sue iniziative: «Posso continuare a riflettere come mi ha chiesto il vescovo, ma l’ipotesi che cambi le mie idee la vedo dura», dice a Domani.

Il vescovo

Chi lo conosce racconta che Mignani era così dai tempi di Benedetto XVI e, dopo l’arrivo di papa Francesco, non è cambiato. Il vescovo Palletti negli anni scorsi ha tentato di ridimensionare il parroco in maniera meno evidente.

In una lettera pubblicata su cittadellaspezia.it racconta che «a questo si è giunti tenendo conto dell’insieme di tutte le esternazioni da lui fatte nell’arco di almeno cinque anni, in particolare su temi teologici, sulle unioni di persone dello stesso sesso, sul rapporto fra le varie spiritualità e religioni, sui libri sacri e la verità, sul fine vita e l’eutanasia».

Nel 2021 Mignani non aveva benedetto le palme, una scelta anti Covid diventata anti omofobia. Era arrivato un “responsum” del Vaticano che aveva ribadito che era vietato benedire le coppie omosessuali: «E in quell’occasione ho detto ai fedeli: “Io sono contento di non benedire le palme se non si possono benedire le coppie omosessuali”. In passato abbiamo benedetto anche le guerre».

Nell’estate 2021 c’è stata la firma dei referendum sull’eutanasia, che a dicembre 2021 ha portato all’avvertimento scritto. Ma don Mignani a marzo ha partecipato a una tavola rotonda con Marco Cappato, il promotore della consultazione, e lì ha raccontato che molto cattolici sono a favore del fine vita. «Quello che si coglie da loro, ma l’ho pensato anche io, non è una visione materialista della vita, ma altamente spirituale».

La vita «è sacra, va rispettata dal nascere alla fine. E la vita non è solo la dimensione biologica, ma anche la capacità di libertà e autodeterminazione». Per rispettarla veramente, conclude, di fronte a una sofferenza enorme, se una persona la sente come una tortura va rispettata la sua volontà. L’ultimo passaggio che ha convinto il vescovo ad agire sono state le critiche alla sentenza americana contro l’aborto. E nel mese di giugno è partito il processo, che si è concluso il 3 ottobre con la sospensione.

Il medico palliativista

A Bonassola, il parroco ha rivitalizzato la parrocchia, ha coinvolto i suoi cittadini in conferenze sul dialogo tra religioni, ha sempre espresso il suo pensiero anche quando non era in linea con “il magistero”. Marco Tironi, medico che si occupa di cure palliative, che leniscono il dolore quando ormai non c’è altro da fare, ha scritto a Domani in sua difesa: «Adottare questi atteggiamenti da parte della Chiesa, nel momento in cui la società ha preso un’altra via, significa escludere talmente tanti, che alla fine si escluderanno tutti».

Anche la politica si è mossa, in entrambi i sensi. Andrea Orlando (Pd), il ministro del Lavoro, che già lo conosceva ed è spezzino come lui, gli ha scritto un messaggio. Dall’altra parte il consigliere leghista della Regione, Alessandro Rosson, ha lanciato il contro-hashtag (che non ha attecchito) #iostoconlaculturadellavita.

Il prete non fa nomi: «Io non ho cercato visibilità. Quello che è importante è il fatto che il parroco si sia manifestato pubblicamente: ha dato un’immagine diversa al cattolico che pensa che un prete non potrebbe mai accettare un coming out». Dopo «sono stati i fedeli che sono venuti a parlarmi. Mi hanno contattato anche dalla Polonia, dove l’omofobia è molto più forte». Per molti la Chiesa, racconta, è come una madre che li rifiuta, «e per loro le mie parole sono stato un bene molto forte. Giulio Mignani non è la parte importante, quello che conta è il tema».

La Chiesa, si legge, è consapevole che il parroco è ben voluto: «La sospensione – specifica monsignor Palletti – non è né una scomunica, né una dimissione dallo stato clericale. Nell’attuale situazione gli viene chiesto di vivere questo tempo di silenzio in preghiera e riflessione». Durante i dialoghi tra vescovo e parroco, la posizione del prete è stata chiara. «Ho detto al vescovo: rischiate di dare scandalo. Lui ha risposto che io avevo dato scandalo».

La sospensione è a tempo indeterminato ed essendo un atto del vescovo toccherà a lui decidere. Per ora gli ha detto di andare «a casa dai genitori e ritornare sulla retta via». Il prossimo rischio sono le dimissioni dallo stato clericale qualora non si ravvedesse. Ma lui non vuole tornare indietro: «Ogni albero si riconosce dai suoi frutti. Val la pena di tagliare questo albero?»

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