Bonelli: «Decaro? Basta brutte figure. Emiliano è un trasformista»

Vie d’uscita, apparentemente, non ce ne sono. La Puglia doveva essere l’orgoglio del centrosinistra, ma è diventata un incubo di posizioni inconciliabili: il candidato in pectore Antonio Decaro ha posto il veto sulle candidature dei due ex governatori Michele Emiliano e Nichi Vendola. I chiamati in causa non intendono fare un passo indietro e anche Avs è irremovibile, come spiega Angelo Bonelli. Decaro sostiene di non poter iniziare un nuovo mandato da presidente di regione con l’ombra ingombrante dei due grandi ex. Il veto di Decaro mi ha stupito e meravigliato. Capisco che possa sollevare questa discussione dentro il suo partito, il Pd, per la candidatura di Emiliano. Ma che lo faccia con un candidato nella lista di un altro partito, per altro alleato, mi sembra incomprensibile e inaccettabile. Lei non pensa che la presenza di due ex possano zavorrare il prossimo mandato regionale? Vendola è fuori dalla politica da dieci anni e tutto quello che ha fatto, per altro, è stato smontato proprio da Emiliano, quindi non capisco la questione su di lui. La avrei capita di più, invece, se la avesse posta rispetto all’esigenza di cambiamento rispetto alla giunta Emiliano. Del resto, anche noi abbiamo posto il problema della necessaria discontinuità rispetto al trasformismo della giunta uscente e del suo presidente, che ha consentito a esponenti di destra di avere ruoli fondamentali in regione e di essere nominati in tanti enti pubblici. Decaro però ha ne ha fatto una questione personale, tirando in ballo Vendola la cui candidatura è una decisione che spetta esclusivamente ad Avs. Impasse Regionali, Meloni e Schlein unite dagli stessi problemi Sta dicendo che Emiliano non dovrebbe candidarsi? Noi non poniamo una questione Emiliano ma una questione politica: abbiamo criticato il suo modello di governo, il suo sistema di potere e il suo trasformismo. Ricandidarlo, però, una scelta che spetta esclusivamente al Pd. É il candidato presidente che deve avere il gradimento di tutti gli alleati, i singoli candidati sono appannaggio dei partiti. Altrimenti la strada è pericolosa: oggi il veto su Vendola, domani su chi? Fratoianni ha detto che, se non si candiderà Decaro, si troverà qualcun altro. É così facile? Io confermo la mia stima per Decaro e mi auguro che possa rivedere la posizione almeno su Avs. Non voglio considerare l’ipotesi di un altro candidato per rispetto nei suoi confronti, ma è evidente che se lui non vorrà candidarsi la questione andrà risolta in altro modo. In politica tutti siamo importanti, ma non indispensabili. Servono correttezza e responsabilità nei confronti degli alleati. Teme ripercussioni elettorali? Certo non stiamo facendo una bella figura ed è evidente che gli elettori siano spaesati, anche se noi di Avs non ci sentiamo addosso la responsabilità di quello che sta accendo. Questa polemica non si sarebbe mai dovuta creare pubblicamente, avremmo dovuto parlarne chiusi in una stanza. Ma non siamo stati noi a farla esplodere: stiamo rispondendo a Decaro, ribadendogli la nostra stima ma anche che non accettiamo veti. Anche Emiliano non fa passi indietro. Serve un intervento di Elly Schlein, a cui però una parte del Pd rimprovera di non aver fatto pulizia dei “cacicchi”? Io penso che Schlein stia lavorando per risolvere una questione che le si è presentata all’improvviso. Lei certamente può aiutare a risolverla, ma chi può farlo davvero è solo Antonio Decaro. L’affondo di Schlein sulla Campania. Resta il nodo Puglia Avs ha posto anche una questione sul dualismo di Pd e Movimento 5 Stelle nella scelta dei candidati. Lei sa che dentro al Pd c’è chi pensa che Schlein guardi già troppo a sinistra. Noi abbiamo posto è un problema di metodo. Stiamo costruendo una alleanza per vincere le destre e tutte le energie sono indispensabili. Piaccia o non piaccia, Avs è cresciuto e ha ottenuto il 7 per cento alle europee. Quindi diciamo: attenzione, se la dimensione è solo duale, richiamo di non essere competitivi perché non sprigioniamo tutte le migliori risorse. Il punto non è guardare troppo a sinistra, ma che in democrazia i numeri contano e, per crescere oltre il 42 per cento che la nostra alleanza è ora, serve dialogare con tutti. Noi di Avs non abbiamo mai fatto bizze e siamo ben consapevoli che l’obiettivo è mandare a casa Meloni. A proposito di centrodestra, la questione Decaro è stata un assist per accusarvi di spartizione e il sottosegretario Marcello Gemmato ha detto di essere pronto a correre in Puglia. Rischia di riaprirsi la partita? Il centrodestra prima di parlare di noi dovrebbe concentrarsi su quel che sta facendo in Veneto, dove non c’è un candidato e aleggia lo spettro della lista Zaia. Noi dobbiamo stare attenti, però: nessuna competizione elettorale è vinta in partenza, ma servono una campagna elettorale con una visione seria. Per questo noi chiediamo discontinuità di programmi e di metodo di governo. Di programmi praticamente non si è ancora parlato. Infatti. Un invito che lancio, in particolar modo a Decaro, è di cominciare a discutere di quale Puglia vogliamo. Noi siamo per la transizione ecologica, il potenziamento del trasporto ferroviario, dimenticato per scelta del governo, la liberazione delle spiagge dalla privatizzazione e di Taranto dall’inquinamento. Spero che Antonio risolva rapidamente questa polemica perché il tempo è poco, le cose da fare tante e non stiamo dando una bella immagine. Urbanistica, perché Milano deve fermare i grandi cantieri in corso