«Attonito». È l’ex segretario Enrico Letta a esprimere per primo lo sgomento che ieri ha paralizzato il Pd e tutta la politica. Se ne va Bruno Astorre, segretario del partito romano, senatore da dieci anni, politico di grande esperienza. 

È proprio in senato, a palazzo Palazzo Cenci-Maccarani, a piazza Sant’Eustachio dove aveva il suo studio, che Astorre viene ritrovato nella tarda mattinata. Da subito i siti in rete parlano di suicidio, la magistratura ha aperto un fascicolo, ma si tratta di un atto dovuto.

Avrebbe compiuto 60 anni fra pochi giorni. Da tutti viene ricordato come un politico appassionato e tenace. Era stato un giovane Dc della nidiata di Severino Lavagnini e aveva avuto un cursus honorum da tutto politico: consigliere comunale, poi regionale della Margherita e di nuovo dell’Ulivo, assessore e poi senatore dal 2013.

Il più alto in grado della corrente Areadem nel Lazio, era stato fra gli ultimi a rassegnarsi alla fine dell’alleanza con i Cinque stelle che prefigurava la sconfitta nel Lazio, governata da dieci anni. Ma Daniele Leodori, suo amico fraterno, già vice di Zingaretti e da ultimo reggente della regione, era poi risultato di gran lunga il più votato del Pd.

Anche nell’ultima battaglia politica, quella delle primarie, ha seguito Dario Franceschini nel sostegno a Elly Schlein. Altra affermazione smagliante. Uno degli ultimi tweet, il 27 febbraio, era dedicato a lei: «Congratulazioni e buon lavoro a Elly Schlein, prima donna alla guida del Pd. Ora tutti a lavoro, insieme, per costruire una solida alternativa a questa destra di governo». 

Ha lavorato fino all’ultimo, e nella sua agenda c’erano appuntamenti per la prossima settimana. «Siamo sconvolti e profondamente addolorati», è il messaggio della segretaria nome del partito. Per tutto il pomeriggio sono arrivati messaggi di cordoglio bipartisan.

Affettuosi anche quelli che provengono da destra, da Francesco Storace a Ignazio Larussa, il suo presidente di Palazzo Madama. E Giorgia Meloni che ne parla come di «un avversario appassionato e leale, una persona perbene». E se ne capisce il motivo: Astorre era un uomo combattivo ma stimatissimo, un maestro, un profondo conoscitore della regione; rude a volte nei modi, ma di una scuola politica di altri tempi.

Lascia la moglie, Francesca Sbardella, sindaca di Frascati, compagna di vita e di impegno, e un figlio. «Ciao Bruno, amico di una vita», lo ricorda Franceschini, «Ci hai insegnato cosa vuol dire amare la politica, amare la propria terra, voler bene alle persone. Ogni giorno ci hai salutato con la gioia negli occhi ridenti e noi ti ricorderemo per sempre così».

Anche i cronisti dovranno imparare a fare a meno di un politico ruvido ma raffinato e sorridente, capace di diffidenze ma anche di una cordialità contagiosa, uno capace di smentire le notizie che riteneva sbagliate con una gran risata. 

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