Alta velocità, sanità e indagini: tutte le fake news di Occhiuto

Blu indaco, blu ceruleo, blu cobalto, blu petrolio. C’è un mare pieno di colore fuori dai finestrini del treno ad Alta velocità che da Roma porta a Cosenza. Le sfumature sono tante. C’è persino il blu di Prussia, quello che il maestro giapponese Hokusai usò nell’Ottocento per la sua Grande Onda. È uno spettacolo. Che dura cinque ore. E si interrompe alla fermata di Paola, la cittadina dell’Alto tirreno cosentino, da cui proviene il santo, Francesco, che utilizzò il proprio mantello per attraversare lo Stretto di Messina. Anche ai tempi del religioso, forse, bisognava arrangiarsi. È dalla stazione di Paola che infatti inizia il vero viaggio. Quello nella Calabria interrotta. Quello senza comfort. E soprattutto senza Alta velocità. Non esiste un treno che conduca velocemente nella città dei Bruzi che da Paola dista solo trenta chilometri. Il candidato governatore forzista Roberto Occhiuto, in corsa alle elezioni di domenica e lunedì, è ottimista. Nella sua campagna elettorale lampo – realizzata dopo le dimissioni per l’indagine per corruzione in cui è coinvolto – l’ha ripetuto più volte. Col pretesto del progetto sul ponte, è riuscito a strappare al ministro Salvini, «un miliardo per l’Alta velocità che andrà fino a Praia». Ma come si raggiungeranno le altre città calabresi? La città di Cosenza? Mentre queste domande rimangono senza risposta, il tempo alla stazione di Paola scorre. In alternativa ai treni regionali, ci sarebbero gli autobus. Per esempio quelli di Ferrovie della Calabria, la società dove lavoravano i co-indagati dell’azzurro, Ernesto Ferraro e Paolo Posteraro. Ma l’ultima corsa è alle 14.40. Nel 2018, a essere precisi, una soluzione aveva cercato di introdurla l’amministrazione comunale guidata dal fratello dell’aspirante governatore, Mario, attuale senatore in quota FI. Si trattava della navetta Al volo, presentata in pompa magna insieme a Posteraro, all’epoca ai vertici di Amaco, la municipalizzata dei trasporti andata fallita e per il cui crac è indagato in un altro procedimento lo stesso ex fedelissimo di Occhiuto, licenziato dall’ufficio della sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento Matilde Siracusano. Dopo l’avvio, comunque, il progetto tramontò. Denuncia, ma viene licenziata. Le clientele dell’èra Occhiuto Hasta siempre «Isabel aveva 16 anni. Mi ha chiamata il 18 settembre dicendomi che stava poco bene (…) Sono arrivata a scuola e Isabel capiva poco, non era in grado di muoversi (…) è stata soccorsa da un’ambulanza priva di medico e infermiere», la denuncia della sorella di Isabel rimbalza sui social. La ragazza muore a causa di un’emorragia cerebrale al policlinico Gemelli dove viene trasportata d’urgenza a seguito della trafila in un ospedale calabrese e dopo che «si era detto che fosse intrasportabile». Una storia di dolore che stride con l’annuncio della premier Giorgia Meloni, dal palco di Lamezia Terme, sulla fine del commissariamento della sanità in Calabria. Occhiuto, in un’intervista a Repubblica, le fa eco: «Ci sono stati progressi sui Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr), per il ministero della Salute siamo terz’ultimi». Eppure, i dati sembrano dire altro. Li sciorina l’esperto Santo Gioffré nel suo ultimo libro: «I tempi medi di risposta delle ambulanze dalla chiamata sono di 27 minuti contro lo standard ministeriale di 18». Ancora: «L’azienda sanitaria provinciale di Crotone, insieme a quella di Vibo Valentia, sono considerate tra le peggiori secondo il programma nazionale esiti 2024 dell’Agenas». Poi: «Nessun concorso integrato è in corso», ma «servono medici per 466 postazioni di guardia medica». Ci sono tuttavia 400 medici cubani in servizio, che scadranno nel 2028. «Se ce ne sarà bisogno li prorogherò», afferma Occhiuto sempre a Repubblica. Una proroga che potrebbe arrivare quando ormai è troppo tardi: anche i medici cubani, al pari di quelli autoctoni, stanno fuggendo dal pubblico. È stata la testata Lacnews24 a raccontare la storia dell’ortopedico della brigata cubana, prima in forza all’Asp vibonese e poi assunto da una clinica privata calabrese nonostante l’accordo tra L’Avana e la Regione. Non un caso isolato: altri dottori, infatti, avrebbero deciso di mollare tutto, oppure di andare a lavorare in Francia. C’è chi è andato in ferie e non è più tornato. Poltrone e denaro. Le intercettazioni del “sistema Occhiuto” in Calabria Slogan «In 4 anni di più che in 40», ripete Occhiuto durante i suoi comizi che, come raccontato da Domani, è sostenuto anche da chi ha governato la Calabria nel passato o gravitato intorno alle amministrazioni che la governavano. Oltre all’appoggio dell’ex sottosegretario berlusconiano Pino Galati, oggi tra i vertici di Noi moderati, voterà per il forzista pure Peppe Scopelliti, che supporta un candidato consigliere regionale in quota Lega. «La nostra campagna elettorale è sui fatti», dice ancora Occhiuto pronto a riprendersi tutto. Tra i fatti ci sono anche quelli delle carte giudiziarie della procura di Catanzaro. «Ho spiegato tutto ai pm, in 4 ore», chiosa il governatore mostrando un’apparente tranquillità. In questi giorni chi gli sta vicino l’ha descritto come preoccupato. C’è da chiedersi se per il risultato elettorale o per l’inchiesta. Nel frattempo, i comizi stanno per chiudersi. Tra gli ultimi, alla presenza del meloniano Giovanni Donzelli, quello a Praia a Mare, la tappa dopo la quale, secondo i piani, la Calabria resterà in mezzo al blu ma irrimediabilmente interrotta.