Le “voci di dentro” del Pd calabrese lo ammettono con amarezza: «La candidatura di Luigi de Magistris ha sparigliato molti giochi. Bisognava decidere in fretta. Noi lo abbiamo fatto con molto ritardo. Ora andiamo avanti». Il nome tirato fuori dopo estenuanti trattative con partiti e movimenti (dalle Sardine ad altri gruppi) è quello di Nicola Irto. Classe 1982, Irto è il consigliere regionale del Pd più votato. In molti nel suo partito lo dipingono come un moderato, un “doroteo 2.0”, sottolineando i suoi modi felpati e il suo tenersi prudentemente al di fuori dei grandi scontri politici che in questi anni hanno attraversato la Calabria.

Non è proprio la candidatura ideale per contrastare lo tsunami de Magistris, che ieri ha portato a casa un risultato importantissimo: la candidatura di Mimmo Lucano. L’ex sindaco di Riace, che in passato aveva rifiutato proposte per le politiche e le europee, questa volta ha accettato di essere in campo. «La candidatura di Luigi – dice Lucano – è una occasione di riscatto per questa terra ferita. Lotta alla ‘ndrangheta e ai politici collusi, giustizia e diritti, lavoro e riequilibrio territoriale tra città e paesi, stop all’emigrazione dei giovani, diritto alla salute, sono queste le nostre utopie. Ecco perché lancio un appello a tutte le forze di sinistra ad unirsi. Per vincere e cambiare finalmente la Calabria». 

La candidatura di Lucano è il secondo colpo messo a segno dal sindaco di Napoli. Il primo è stato quello di convincere il geologo Carlo Tansi, ex capo della Protezione civile, che alle scorse regionali conquistò il 7 per cento, a costruire una coalizione unitaria. Lo stesso lavoro, assicura chi è vicino a de Magistris, si sta facendo con Leu e Rifondazione comunista, e con i movimenti civici sparsi sul territorio. «Dobbiamo costruire un campo largo in grado di sconfiggere il sistema di potere e di interessi che da anni strozza questa regione», è il mantra del candidato presidente. In difficoltà il Pd, che in Calabria è commissariato.

Il partito è da anni spaccato in vari potentati locali in lotta tra di loro, e non ha ancora definito i rapporti con Mario Oliverio. L’ex Presidente che alle scorse elezioni venne sacrificato per i suoi guai giudiziari, a vantaggio del “civico” Pippo Callipo, l’industriale del tonno. Oliverio, assolto in uno dei processi che lo vedono coinvolto, ora detta le sue condizioni. In acque agitate i Cinque stelle. Forti di ben 18 parlamentari eletti in Calabria, i grillini non sono mai riusciti a portare un loro uomo alla Regione.

Il Movimento è spaccato, dilaniato dalle lotte intestine. Le scelte in discussione sono tre: correre da soli (alle ultime regionali il M5s raccolse un rachitico 7 per cento), allearsi col Pd, tentare la carta de Magistris. Divisioni anche nella destra. La coalizione è data molto avanti nei sondaggi, per il momento i nomi dei candidati più accreditati sono quelli di Roberto Occhiuto, deputato di Forza Italia, e di Gianluca Gallo, assessore regionale all’Agricoltura. In frantumi la Lega, in questi giorni abbandonata da una serie di dirigenti locali, e alle prese con le ambizioni di Nino Spirlì. L’attuale presidente facente funzione, avrebbe annunciato la presentazione di una sua lista. «Nino – dicono i suoi amici – in questi mesi ha retto la baracca da solo, si è preso accuse e sberleffi. Ora non possono congedarlo con un grazie».

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