Finiscono agli atti, ma senza successo, i due ordini del giorno contro l’inceneritore romano presentati dal Movimento cinque stelle e dai rossoverdi nel corso della  conversione in legge del decreto sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in corso alla Camera. Sono stati entrambi bocciati con 46 sì e 246 no.

Il testo dei grillini, a prima firma del capogruppo Francesco Silvestri, impegnava il governo «ad adottare adeguate iniziative di carattere normativo e amministrativo volte a promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti, escludendo la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento e coincenerimento o che utilizzino rifiuti come combustibile, compresi i procedimenti autorizzativi di progetti di impianti non conclusi con il rilascio dell'autorizzazione, e favorendo la dismissione progressiva degli impianti esistenti, in coerenza con gli impegni assunti per la progressiva diminuzione della produzione dei rifiuti, con l’obiettivo primario di preservare la qualità dell’aria, ridurre gli impatti ambientali sul territorio e proteggere la salute pubblica da fenomeni potenzialmente inquinanti».

Hanno votato favore solo i deputati M5s e quelli dell’Alleanza verdi sinistra. Contrari Pd e Terzo Polo e maggioranza. Il governo ha dato parere contrario. Stesso voto anche sull’ordine del giorno rossoverde, primo firmatario Filiberto Zaratti, impegnava invece il governo «ad escludere dai poteri del Commissario straordinario del governo», cioè il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, «di autorizzare nuovi impianti di incenerimento nel territorio di Roma Capitale, nel rispetto del Pacchetto Economia Circolare dell’Unione europea e del Piano regionale dei rifiuti del Lazio».

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