«Qualcuno sta armando il garante per la privacy per punire Report e dare un segnale». Sigfrido Ranucci l’aveva detto parlando qualche giorno fa al parlamento europeo, poco prima di essere raggiunto dalla notizia di una multa da 150.000 euro inflitta alla Rai per aver trasmesso il colloquio tra Gennaro Sangiuliano e sua moglie Federica Corsini sulla vicenda Maria Rosaria Boccia. «Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della privacy italiano, perché sembra agire come un’emanazione del governo» aveva aggiunto in quell’occasione: il conduttore di Report la sapeva già lunga grazie alle immagini raccolte per un servizio. 

Il video, in onda ieri sera, mostra Antonino Ghiglia, uno dei membri dell’authority, entrare nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa un giorno che era presente anche Arianna Meloni, capa del partito.

«Tutto si è svolto nella massima trasparenza» ha detto il consigliere al Corriere della Sera. «Mi sono recato in via della Scrofa, ma per incontrare il direttore del Secolo d’Italia, Italo Bocchino, in merito a una presentazione a Torino e a Roma dei nostri due nuovi libri». Lì, spiega, «ho incrociato Arianna Meloni, ci siamo salutati e scambiati due convenevoli perché era molto impegnata».

Ghiglia è tutt’altro che uno sconosciuto nel mondo di FdI: dopo essere stato consigliere provinciale e regionale è stato candidato a più riprese a elezioni nazionali ed europee, ma senza successo. Nel 2020 è stato però nominato nel consiglio del garante, ed è di questa data che si fa scudo in queste ore Fratelli d’Italia: «Ranucci non dice che chi oggi siede alla Privacy è stato eletto nel 2020, quando c’era il governo Conte bis sostenuto da Pd e M5s» dice il senatore meloniano Costanzo Della Porta.

Il garante stesso, invece, si è difeso con una nota, ribadendo «la piena indipendenza di giudizio e la libertà di determinazione dei suoi componenti». L’autorità precisa anche che nel caso della multa a Report è stata «pienamente rispettata» la procedura istruttoria e che «dopo ampia discussione, il Collegio ha deliberato in linea con la proposta degli uffici».

Insomma, la decisione non sarebbe dipesa dal solo Ghiglia. 

Le reazioni

Di tutt’altro avviso le opposizioni, che hanno preso tutte posizione sul tema. Di prima mattina i parlamentari della commissione Vigilanza Rai in quota Pd bollano come «inaudito» il fatto «che, poche ore prima dell’avvio dell’esposto del Garante della Privacy contro Ranucci, alcuni componenti di un'istituzione che dovrebbe garantire terzietà e indipendenza siano stati visti entrare nella sede del partito di Giorgia Meloni» si legge in una nota. «Chiediamo innanzitutto alla Rai di attivarsi e di farsi promotrice di un'azione di difesa nei confronti di Report, a tutela di Ranucci e a salvaguardia dell’indipendenza del servizio pubblico». La Rai, in effetti, ha intanto fatto ricorso contro la decisione del garante. 

Anche per il M5s è «estremamente inquietante» quanto si vede nel video. «abbiamo inviato una richiesta di audizione urgente del presidente dell’autorità Garante della Privacy in commissione di Vigilanza Rai». Sulla stessa lunghezza d’onda Peppe De Cristofaro di Avs: «Stanzione (il presidente del collegio dell’authority, ndr) spieghi come sia possibile mantenere autonomia e indipendenza quando un suo componente va nella sede del più grande partito di maggioranza che esprime la premier». Angelo Bonelli dei Verdi, dal canto suo, promette un’interrogazione sul tema. 

Dibattito aperto

Ma la questione continuerà a tenere banco nei prossimi giorni. Intanto, su Radio1, dove nell’edizione di oggi della trasmissione Eta Beta sarà ospite proprio Stanzione in occasione della Settimana della Privacy. Da vedere se il conduttore riterrà fare una domanda sul caso del giorno. 

Nel frattempo, oltre alla critica durissima del responsabile editoria dem Sandro Ruotolo a quella che definisce «una nota di circostanza» del garante, è intervenuta anche la protagonista dell’audio diffuso da Report. È «fuorviante, e palesemente “difensiva”, la tesi secondo cui il Garante sarebbe stato mosso da influenze esterne o da valutazioni politiche. Le sue decisioni si fondano su fatti oggettivi ed inequivocabili, ribaditi anche nelle conclusioni della Procura di Roma» scrive in una nota Federica Corsini, interlocutrice di Sangiuliano nell’audio. «La libertà di informare è un diritto fondamentale, ma non può diventare uno scudo per violare la dignità delle persone e la legalità delle fonti» continua Corsini, che insiste sull’illecita diffusione dell’audio citando gli atti in cui si racconta come Boccia abbia costretto, minacciandolo di raggiungerlo a San Martino, l’ex ministro a tenere aperta la conversazione telefonica con lei mentre parlava con Corsini. 

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