Il 14 maggio il gup di Catania, Nunzio Sarpietro, deciderà se rinviare a giudizio Matteo Salvini per il processo Gregoretti, che lo vede accusato di sequestro di persona per aver impedito lo sbarco di 131 migranti quando era ministro dell’Interno. Questa mattina nell'aula bunker del carcere Bicocca di Catania è stato sentito l’ultimo testimone convocato dal giudice l’ambasciatore italiano presso l’Unione Europea Maurizio Massari. Dopo l’udienza, il gup ha bocciato la richiesta di convocare come teste l'ex presidente dell'Anm e componente del Csm Luca Palamara nell'udienza preliminare del caso Gregoretti, così come aveva richiesto l’associazione AccoglieRete, tra le parti civili. Prima della decisione ci saranno altre due udienze: il 10 aprile e il 23.

La testimonianza di Massari

Uscendo dall’aula Bunker, come al solito Matteo Salivini e la sua avvocata, Giulia Bongiorno, si sono detti soddisfatti. «L'ambasciatore Massari – ha detto Salvini - ha ricordato la realtà che vivevamo in quei mesi e ripercorso le politiche sull'immigrazione che sono state le stesse prima, durante e dopo il nostro governo. Anzi noi abbiamo avuto il merito storico di avere svegliato l'Europa». E ha puntato il dito sugli ultimi dati degli sbarchi: «Se nel 2021 gli sbarchi continueranno con i ritmi di gennaio e febbraio rischiamo di superare quota 120.00 arrivi di migranti in un anno. Impensabile in un anno di Covid e di difficoltà economica. Grazie a quello che ho fatto io il vecchio continente si è svegliato». L’avvocato di parte Corrado Giuliano, legale di AccoglieRete, però ha replicato: «Quelle di Salvini sono mistificazioni». L’ambasciatore Massari, racconta dopo l’udienza «ha confermato che non vi era alcuna posizione di Bruxelles e degli stati per subordinare lo sbarco dei migranti alla ridistribuzione di essi negli altri stati, anche dell’Italia» e «ha confermato l'azione autonoma della rappresentanza italiana a Bruxelles dalle pressioni di Salvini. Non c'è collegamento. La questione della redistribuzione va avanti dal 2015. L’ipotetico ricatto, che secondo Salvini avrebbe convinto l’Europa a discutere la redistribuzione, non c’è mai stato».

Il no a Palamara

Il no alla convocazione di Palamara non ha turbato l’avvocato: «Ci sono delle cose che andrebbero spiegate, ma ho capito il giudice. Non ha trovato connessioni forti con il processo, ha detto che così si aprirebbe un altro processo nel processo a tutta la magistratura».

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