Il caso La Russa, combinato con quelli che riguardano Daniela Santanchè e Andrea Delmastro Delle Vedove, continua ad avere ricadute sulla maggioranza e sul governo.

I paragoni di Roccella

Sabato è stata la ministra della Famiglia Eugenia Roccella a doversi confrontare – durante la presentazione del libro che ha scritto sulla sua famiglia – con due domande sui casi dell’ora che mettono in difficoltà la destra. Santanchè non si deve dimettere nonostante le gravi rivelazioni pubblicate sui suoi affari, ha detto la ministra, lanciandosi in uno spericolato paragone con Enzo Tortora. «Ricordo ancora il caso di Enzo Tortora come anche tutti i politici che si sono dimessi e poi sono risultati assolutamente innocenti. I loro processi sono finiti nel nulla e nessuno ha restituito a queste persone la reputazione. Invece, ad esempio, i magistrati che hanno accusato Enzo Tortora hanno fatto carriera e nessuno gli ha chiesto di rendere conto degli errori commessi. Quindi io credo da garantista che non ci sia alcun bisogno di dimettersi».

Nonostante le contestazioni, la ministra si è mostrata estremamente comprensiva anche nei confronti del presidente del Senato intervenuto a caldo con dichiarazioni che screditavano la testimonianza della donna che ha accusato il figlio di stupro.

«La Russa è un padre. Ricordo che è stato colui che ha proposto una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne».

Un passo falso che ha dato materiale all’opposizione: «Ministra Roccella, è questa la famiglia naturale che dite di voler preservare? Le sue parole sono gravissime, tanto più che con la sua delega dovrebbe essere lei la prima a prendere sotto tutela il valore della parola delle donne» polemizza Marta Bonafoni del Pd, mentre Luana Zanella di Avs polemizza sul paragone con Tortora: «Non scherziamo».

Lo sbarco difficile

A rischiare quasi più della maggioranza, però, è Filippo Facci, che con un editoriale entra a gamba tesa nella vicenda del presunto stupro su una ventiduenne commesso secondo l’accusa da Leonardo Apache La Russa, terzogenito del presidente del Senato, in casa sua. Il giornalista ha scritto in un suo commento che «una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa».

Un’espressione che rischia di portare le ricadute del caso anche a viale Mazzini, dove Facci è appena stato scelto come conduttore di una fascia pomeridiana che dovrebbe fare da traino al Tg2 dell’ora di pranzo, I facci del giorno.

Il nuovo acquisto di Raidue con la sua uscita ha immediatamente attirato le critiche del centrosinistra, e sembra che anche a viale Mazzini ci sia chi inizia a dubitare dell’opportunità di far partire il nuovo programma. Sulla vicenda è intervenuto il responsabile Pd per l’informazione Sandro Ruotolo, che si è chiesto se «può la tv pubblica essere affidata a chi fa vittimizzazione secondaria?» Il senatore chiama in causa il comitato etico della Rai, domandandosi se «il servizio pubblico può consentire una lettura del genere sulle donne. Il servizio pubblico è di tutti, ma non può esserlo dei sessisti, dei razzisti e del pensiero fascista». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il resto del partito. «Quelle di Facci sono parole ripugnanti. Uno che scrive così di una presunta vittima di stupro è incompatibile con la RAI, un servizio pubblico che paghiamo con il nostro canone. Ma la Meloni non ha proprio nulla da dire?» ha scritto su Twitter il senatore Antonio Misiani, mentre il deputato Marco Furfaro ha preteso che l’editorialista «non metta piede a viale Mazzini». La consigliera in Cda in quota Pd, Francesca Bria, chiede direttamente la sospensione della nuova fascia su Raidue.

Riccardo Magi di Più Europa chiama in causa la presidente del Consiglio, che ancora non ha preso posizione sulla vicenda, né sul commento di Libero. Effettivamente, in passato, Giorgia Meloni e il suo partito si sono spesso posizionati al fianco delle donne che denunciavano. Uno su tutti, il caso di Ciro Grillo, difeso dal padre Beppe in un video ampiamente commentato e criticato. Allora, Fratelli d’Italia era arrivata a chiedere agli altri partiti di convergere su una dichiarazione di solidarietà nei confronti della ragazza che aveva denunciato la violenza. Il caso Facci, comunque, verrà ripreso in commissione di Vigilanza Rai grazie a un’interrogazione già annunciata dal leader dei Verdi Angelo Bonelli. Anche il capogruppo del Movimento 5 stelle in commissione Dario Carotenuto bolla come «disservizio pubblico» lo sbarco di Facci in Rai, mentre il segretario della Fnsi Vittorio Di Trapani definisce le parole del giornalista «incompatibili con il servizio pubblico».

In serata l’Ansa raccoglie le scuse del giornalista: «Non riscriverei quella frase, perché conta un solo fatto: che non ha portato niente di buono e che ha fatto malintèndere un intero articolo. La professionalità innanzitutto, l’orgoglio personale poi». Chissà se basterà.

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