In questi giorni Clemente Mastella è sicuramente il sindaco più presente in televisione, pur amministrando un comune di medie dimensioni. Il primo cittadino di Benevento è tornato sotto la luce dei riflettori come uno dei «registi» dell’operazione volta a trovare nuovi parlamentari disposti a sostenere il governo guidato dal premier Giuseppe Conte dopo che Italia viva ha ritirato i suoi membri dell’esecutivo. 

Il ruolo di punta ricoperto dal sindaco campano nel talent scouting dei “costruttori” è stato riconosciuto anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha accusato il governo giallorosso di «volare con la Mastella Airlines». 

Da sempre considerati tra gli eredi della tradizione democristiana, Mastella e il suo partito centrista Udeur, nonostante risultati elettorali sempre modesti, sono stati determinanti in diversi passaggi della recente storia politica italiana attirandosi critiche anche da chi oggi improvvisamente riscopre l’utilità dei “responsabili”.

C’eravamo tanto odiati

Il Movimento cinque stelle è stato sicuramente il più sorprendente sostenitore delle azioni politiche di Mastella. Nati contro il vecchio modo di fare politica, i Cinque stelle consideravano fino a pochi mesi quello di Mastella esattamente  il modello politico da non seguire.

Poco dopo il disastro delle regionali del 20 settembre del 2020, l’ex deputato grillino, Alessandro Di Battista aveva lanciato l’allarme sul rischio che il partito nato per «rivoltare il parlamento come una scatoletta di tonno» si tramutasse nell’erede politico dell’Udeur. Una frase che sicuramente non aveva fatto piacere al diretto interessato che aveva definito Di Battista «il leader dell’idiozia politica».

Il leader dell’Udeur aveva poi detto un sonoro «vaffa» a Di Battista ricordando gli insulti che i grillini avevano usato nei suoi confronti al Vaffa-day di Bologna del 2007. Mastella aveva concluso la sua replica dicendo «ora mi diverto io».

Le parole pronunciate da Di Battista a settembre hanno radici profonde nella scarsa simpatia dei grillini nei confronti di Mastella, considerato uno dei politici simbolo della prima Repubblica da rottamare.

Nel 2017, Di Battista brindava alla fine dei vitalizi dicendo agli italiani: «Offre Mastella» mentre nel 2014 il loro fondatore Beppe Grillo scherzava in vista delle Europee dicendo a un comizio: «Io e Casaleggio finiremo all’Europarlamento con Mastella». Un astio improvvisamente svanito di fronte alla necessità di trovare una nuova maggioranza per il governo giallorosso. Ed ecco che allora anche Di Battista rivaluta i responsabili alla Mastella dicendo, in un’intervista a Tpi, di considerarli «migliori di Renzi». 

Tra destra e sinistra

La storia politica di Mastella spiega bene perché sia stato per anni uno dei bersagli preferiti della politica grillina. Nato 73 anni fa a San Giovanni di Ceppaloni in provincia di Benevento, Clemente Mastella è stato eletto in parlamento per la prima volta nel 1976 con la Democrazia cristiana e ci è rimasto ininterrottamente fino al 2008 sopravvivendo alla fine della Dc e alternando appoggi spesso determinanti sia a governo di centrosinistra sia di centrodestra.

Il suo equilibrismo politico è ben rappresentato dal fatto di essere stato ministro due volte in due compagini governative completamente differenti: nel 1994 con il governo primo Berlusconi che lo vide ministro del Lavoro e nel 2006 come titolare del ministero della Giustizia del governo Prodi II. Proprio a quella esperienza è legata una delle sue più famose piroette politiche.

Nel 2008 in polemica con le altre forze di maggioranza che volevano approvare una legge maggioritaria invisa ai piccoli partiti come l’Udeur, Mastella aveva rassegnato le sue dimissioni da Guardasigilli e i voti del suo partito erano stati determinati per far cadere il governo nel 2008.

Un’altra occasione in cui l’apporto di Mastella era stato determinante era stata la nascita del governo D’Alema avvenuta nel 1998. In questo caso le forze del leader dell’Udeur si erano rivelate determinanti per far nascere un nuovo esecutivo dalle ceneri, del primo governo Prodi caduto dopo il ritiro di Rifondazione comunista.

Odiato e poi puntualmente invocato, Mastella è riuscito a sopravvivere a 45 anni di politica italiana restando impermeabile alle accuse di “trasformismo” che tutti i suoi nemici gli hanno rivolto nel corso degli anni, ben conscio del fatto che anche i più tenaci critici, come i Cinque stelle, avrebbero scoperto un giorno che è quando il gioco si fa duro che i responsabili iniziano a giocare.

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