La leghista Simonetta Matone è tra i nomi più quotati per andare a occupare il ruolo di ministro della Famiglia. Magistrata in pensione che si è occupata di diritti dei bambini, fino all’elezione del 25 settembre era consigliera del comune di Roma. Gradita a tutto il centrodestra, è nota per le sue posizioni contro le unioni omosessuali e la presenza continua a Porta a porta.

Lavoro e politica

Nata a Roma il 16 giugno 1953, è sposata e ha tre figli. Laureata in giurisprudenza alla Sapienza di Roma nel 1976, dal 1979 al 1980 è stata vicedirettrice del carcere presso Le Murate a Firenze, riporta enciclopediadelledonne.it. Dal 1981 al 1982 è stata giudice presso il Tribunale di Lecco e dal 1983 al 1986 è magistrato di sorveglianza a Roma.

Da sostituta procuratrice generale presso la Corte di Appello di Roma si è occupata soprattutto di minori, con un progressivo avvicinamento al mondo politico. Ha avuto una serie di incarichi di governo con le ministre Mara Carfagna, Paola Severino e Annamaria Cancellieri. Marco Travaglio sull’Espresso aveva scritto di lei: «La giudice minorile che ravviva (si fa per dire) l'arredamento di "Porta a Porta" nelle puntate horror sui delitti di Cogne, Garlasco, Erba, Perugia e Avetrana» è stata «scaricata da Mara Carfagna, che nel 2008 l'aveva ingaggiata come capogabinetto al ministero delle Pari opportunità». Comunque aveva «trovato occupazione al ministero della Giustizia, presso l'ufficio legislativo diretto dall'amica del cuore Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa».

Proprio a Porta a porta, sul tema dei femminicidi e delle violenze, aveva spiegato che riteneva opportuno interrogarsi anche sulle «spinte sessuali» dei migranti.

Gli interventi

Nel 2016, quando si dibatteva della legge Cirinnà, Matone ha firmato una lettera pubblicata dal Centro studi Rosario Livatino, in cui si legge che il ddl Cirinnà sulle unioni civili «moltiplicherebbe mortificazione e danni, anzitutto alle donne e ai bambini». Sottolineando «il danno per il bambino derivante dall’adozione same sex, con la eliminazione di una delle figure di genitore e la duplicazione dell’altra».

Di fronte a questo curriculum, la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, nel 2021 ha deciso di affidare a lei il compito di fornire consulenza e assistenza alle vittime di molestie, e di contribuire alla soluzione dei casi relativi alle discriminazioni che le sarebbero stati sottoposti perché «ha una spiccata sensibilità per i temi legati alle giovani generazioni e alle pari opportunità: sono certa che saprà interpretare al meglio questo ruolo di impegno contro ogni discriminazione di genere a tutela della libertà e della dignità della persona». Le associazioni Lgbtq+ criticarono molto la scelta, per loro era omofoba.

Tuttavia Matone non ha mai esercitato il ruolo, e ha lasciato per poi candidarsi alle comunali di Roma. Prima che venisse scelto definitivamente Enrico Michetti come candidato del centrodestra, il suo nome era tra quelli in lizza per poi finire “prosindaca”. In pratica la vicesindaca designata. Michetti non ha vinto, ma entrambi sono diventati consiglieri.

Il maschio italico

Alle elezioni del 25 settembre è stata candidata del centrodestra in quota Lega. «Sono una donna, sono una madre, sono cristiana», ha scandito la leader di coalizione dell’«io sono Giorgia» a cui dovrebbe accompagnarsi. Il ministero della Famiglia in questo esecutivo sarà un ruolo che attirerà le attenzioni, e le sue idee sono chiare.

Matone non è solo preoccupata per le famiglie arcobaleno, ma anche per le madri single. Nel 2001 confidava a Barbara Palombelli sul Corriere della Sera il rimpianto per il maschio italico: «Non esiste più la figura del padre: il maschio italico ha perso, in seguito alla rivoluzione femminista, la sua autorità, e questo era ed è giusto. Ma insieme ha perso anche un bene prezioso, la sua autorevolezza», e aggiungeva: «Le donne sono spesse inadeguate a ricoprire il doppio ruolo». E per buona misura, di essere stata amica degli ex Nar Francesca Mambro e Giusva Fioravanti: «Accanto alla verità processuale, c’è sempre un’altra verità».

© Riproduzione riservata