Ai meloniani appassionati di riferimenti nascosti e abituati a cercare le simbologie nei romanzi di Tolkien (nonostante lui le negasse), non è sfuggito che Giorgia Meloni nella sua missiva per il 25 aprile al Corriere della Sera ha parlato di Paola Del Din della brigata Osoppo: un esempio sì di combattente della Resistenza che però non vuole essere definita «partigiana» bensì «patriota» e, – qui parte il non detto – simpatizzante di Gladio, l’organizzazione militare segreta italiana, collegata con la struttura chiamata Stay behind, alla quale partecipavano paesi del blocco occidentale, e operante a partire dal secondo dopoguerra in chiave anticomunista.

La stessa Del Din in una lettera al Messaggero Veneto nel 2005 rivendicava: «È strano che io abbia sentito e senta affinità ideali con loro e sia per tanto socia onoraria?».

Un riferimento che, risulta a Domani, non è tutto farina del sacco della premier, ma di alcuni dei suoi più stretti collaboratori.

L’autore nascosto

La seconda lettera di Giorgia Meloni ai lettori del Corriere (la prima era contro gli anarchici) è stata vergata in primis dal devoto Paolo Quadrozzi da Veroli, in provincia di Frosinone. Militante di destra, noto alla storica sezione del partito della “grotta” di Colle Oppio, dove è cresciuta politicamente la presidente del Consiglio, e cognato della portavoce Giovanna Ianniello. Dopo un passato come comunicatore in parlamento, Quadrozzi oggi fa parte della segreteria di Alfredo Mantovano, ex presidente dell’associazione per i cristiani perseguitati Aiuto alla chiesa che soffre (Acs) e sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti.

La vita social di Quadrozzi è stata di recente eliminata, e i riferimenti alle sue pagine, che fino a poco fa esistevano come dimostrano i tag del ministro della Difesa Guido Crosetto, sono stati oscurati. Tuttavia ha da poco attirato l’attenzione delle cronache per aver condiviso tra le storie whatsApp un meme: prendendo spunto dalla canzone nata dalla rottura tra la cantante Shakira e il calciatore Gerard Piqué, ha paragonato la leader Giorgia Meloni a un Rolex e la segretaria del Pd, Elly Schlein, a un Casio.

Online si trova ancora qualche traccia del suo passato da giornalista pubblicista. Quadrozzi infatti ha scritto per il giornale collegato a Fratelli d’Italia La voce del patriota, testata diretta da Ulderico De Laurentiis che ha lo stesso nome del foglio della brigata Osoppo. Scriveva soprattutto di Acs. Il tecnico ha collaborato anche con la rivista Area, diretta da Fabio Rampelli. Paolo, dicono in parlamento, «è bravissimo, grandissimo lavoratore e studioso».

Dopo aver lavorato con Federico Mollicone, il responsabile cultura di FdI, è passato al gruppo, e da lì «ha cominciato a scrivere per Giorgia: è lui che aiuta a scrivere parte dei suoi interventi politici». La stessa premier non ha lesinato i complimenti. Nella sua biografia Io sono Giorgia, lo descrive come «il più pignolo e infallibile tra noi» e come colui che «prepara tutte le schede per le trasmissioni televisive e per le campagne elettorali».

Oggi ufficialmente «svolge attività di ricerca normativa e documentale e predispone dossier tematici e rapporti ai fini dell’istruttoria sulle questioni da sottoporre al sottosegretario di stato» a 60mila euro all’anno.

Il coautore e il revisore

Il messaggio al Corriere, che non citava mai la parola «antifascismo», è stato scritto però a più mani. Coautore nascosto, oltre a Quadrozzi, è il più celebre sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, con Mantovano l’uomo più vicino a Meloni a Palazzo Chigi. Al fianco della leader sin dagli anni Novanta, la sua fedeltà si è ampiamente misurata sul campo.

Capo della segreteria tecnica di Meloni al ministero della Gioventù (2008-11), continua ad essere il suo braccio destro al governo. A lui Meloni ha affidato il compito di redigere il programma di Fratelli d’Italia, ed è rimasto l’uomo di riferimento del partito per tutte le questioni tecniche, nomine e non solo.

La sua delega, si legge in Gazzetta, «all’attuazione e all’aggiornamento del programma di governo» e alle «funzioni di coordinamento in materia di valutazione e controllo strategico nelle amministrazioni dello stato» permette a “Fazzo”, come lo chiama la presidente, di controllare tutto e tutti.

«Giovanbattista, per gli amici antichi “Spugna”, per me “Fazzo”», ha scritto lei, «è la persona più intelligente e giusta che abbia avuto la fortuna di conoscere. Oggi è senatore di Fratelli d’Italia, ma per me è molto di più. Non ricordo un solo momento difficile della mia vita in cui non ci fosse lui al mio fianco».

Anche per la ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo è stato così. Al nuovo capo ufficio stampa, Mario Sechi, ex direttore dell’Agi, è rimasta la revisione e qualche guizzo finale.

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