Rimanda l’intervista più volte perché è  andato a trovare a un gruppo di ragazzi disabili ma non vuole che si scriva, «sono amici, nessuno strumentalizzi». Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa Auxilium, colosso dell’assistenza domiciliare, da metà dicembre si è lanciato nella corsa per la presidenza della Basilicata. Un civico per il centrosinistra. «Me lo hanno chiesto molti amici», spiega.

Poi però l’ultima la spinta è arrivata dalla famiglia. Ma alla rovescia. «Quando ne ho discusso, tutte e tre le mie figlie hanno detto no. La più grande ha detto che all’università sosterrà che il cognome è un’omonimia perché “la politica è sporca e corrotta”. Mi ha colpito, ferito. A casa mia si legge, anche di politica. Il fatto che abbiano quest’idea anche ragazze che crescono in un contesto dove la politica è vissuta come la forma più alta di servizio, come diceva Paolo VI, mi ha spaventato. Per questo mi sono detto che dovevo farlo»». Raccontano che la Chiesa schieri le sue divisioni su lui. Che non è solo credente e fratello di sacerdoti impegnati nel sociale (padre Enzo Fortunato di Assisi, don Marcello Cozzi, braccio lucano di Luigi Ciotti), ma – dicono – perfino amico di papa Francesco. Lui si schermisce: «Lo conosco da anni, ne ho una stima enorme, è uno dei pochi del leader mondiali». Ma non tutto il centrosinistra lo sostiene. Oggi a Roma ci sarà una riunione fra M5s nazionali e regionali. Da lì uscirà il loro verdetto.

Correrà per tutto il centrosinistra?

C’è una discussione interna ad alcuni partiti. Alcuni invocano le primarie, e noi siamo disponibili. Ma il tempo stringe, se vogliamo trovare l'unità necessaria a mandare a casa il peggior governo della Basilicata di tutti i tempi. Anche perché la destra è divisa. Bardi (Vito, l’uscente, Forza Italia, ndr) non lo vogliono più neanche loro, Meloni in primis. La destra decide a Roma. Ed è triste vedere che la Basilicata dipende dal destino della Sardegna: se resta Solinas resta anche Bardi, se cambia Solinas cambia Bardi.

Sa che Soru in Sardegna accusa il Pd e M5s di decidere da Roma?

Non so come è andata lì. Qui da noi decidono i regionali.

Però lei ha sponsor nel Pd nazionale: l’ex ministro Speranza, Pina Picierno.

A Pina mi lega una lunga amicizia. Insieme abbiamo vissuto uno dei momenti più forti della mia vita: siamo andati insieme in Ucraina appena scoppiata la guerra. C’erano anche Lucia Annunziata e padre Fortunato. Speranza l’ho conosciuto quando era ministro della salute. È stata una fortuna avere lui e Conte a gestire il momento delicato della pandemia. Sono grato anche a Enzo Amendola, mi ha sostenuto da subito. Ma il Pd lucano è stato fra i primi a esprimersi. La mia candidatura è passata all’unanimità. So che c’è qualche mal di pancia: il senatore Margiotta non ha partecipato al voto, non era d’accordo. Ma in un grande partito è fisiologico.

Ha parlato con Schlein?

Non ancora, ma la ammiro, sta riavvicinando alla politica tanti giovani.

Con Conte ha parlato?

Ho stima per lui ma non gli ho parlato delle vicende lucane, non mi sembra corretto. Ho parlato con gli esponenti locali di M5s.

Alcuni Cinque stelle lucani non la vogliono sostenere.

Non entro nella loro discussione interna: matureranno una decisione e la rispetteremo. Mi auguro un sì, c’è bisogno di tutti per risollevare la Regione. Eravamo la più virtuosa del Sud, ora sono scesi tutti gli indici. Ogni anno tanti giovani partono per cercare lavoro. E quando partono i giovani non c’è più futuro. E con lo sfascio della sanità cominciano a partire anche gli anziani, che vanno a curarsi vicino a i figli. Dal primo giorno del nuovo governo dovremo fare un vero e proprio piano Marshall: sulla sanità, che è una ferita aperta; sullo sviluppo, essendo la Basilicata una delle regioni più ricche d’Italia bisogna che i giovani vi possano trovare lavoro; e sulle infrastrutture, una piaga per la nostra regione.

La definiscono il «re delle cooperative bianche»: Auxilium negli scorsi 20 anni ha preso 140 milioni dalla regione per l’assistenza domiciliare. Se fosse eletto, c’è un conflitto di interesse.

Non c’è, lo dice la legge. E poi «re» è una battuta, io sono cooperatore da sempre, e neanche presidente di Auxilium: lo è da sempre mio fratello. Auxilium è nata in Basilicata nel 1999, fondata da me e da altri compagni dell’università La Sapienza di Roma, tutti lucani. Siamo cresciuti con un sacerdote che ci disse: se non volete disperdere il bello della vostra amicizia, non fatevi ognuno la vostra azienda, cercate di lavorare insieme. Lo abbiamo fatto. Abbiamo creato un modello di assistenza domiciliare Adi (Assistenza Domiciliare Integrata, ndr) riconosciuto come il migliore in Italia, l’unico italiano fra i cinque presi a riferimento dalla Commissione europea. Auxilium è un’eccellenza, l’Istituto superiore di sanità invita le altre regioni a prenderla a esempio. Sui 140 milioni: in termini di retribuzioni ai lavoratori lucani, la cooperativa ha distribuito di certo più di quanto ha preso dalla Regione. In ogni caso, il problema è superato dalle norme: la legge prevede l’accreditamento, niente più gare d’appalto ma la libera scelta dei cittadini. Siamo al paradosso che noi da oltre un anno lottiamo con la Regione perché applichi questa norma. Solo due regioni non lo fanno, noi e la Calabria. Le altre si sono adeguate, anche per poter prendere dei fondi Pnrr: la Basilicata ha perso 40 milioni.

Ha detto che si dimetterà e lascerà tutto a suo fratello.

Mi dimetterò, ma non gli devo lasciare nulla: lui è presidente di Auxilium. Io non c’entrerò più con la cooperativa, ma i soci sono 1700.

Torno alle alleanze. Anche il centro non è compatto su lei: Italia viva la appoggia, Azione no.

Iv sta al tavolo del centrosinistra solo se il candidato è Chiorazzo. Azione ha una discussione in corso. L’ex presidente Marcello Pittella (big di Azione lucana, ndr) lamenta il metodo della scelta del centrosinistra, ma non mi pare abbia obiezioni su di me.

I fratelli Pittella, Marcello e Gianni, alla fine la sosterranno?

Noi dialoghiamo con tutti, a patto di essere chiari nella scelta del campo. Il nostro gruppo civico, Basilicata casa comune, è partito da un lungo lavoro fatto nel mondo cattolico. Ma da subito l’appello è stato alle forze moderate e progressiste del centrosinistra. Mi spiace quando Marcello Pittella dice che Azione può dialogare indifferentemente con la destra e con la sinistra. Se uomini con una storia di sinistra possono stare da una parte o dall’altra indifferentemente, qualcosa non va. Comunque io sono in campagna elettorale. Non c’è tempo da perdere, è arrivato il momento di assumersi la responsabilità di fronte ai lucani. C’è un enorme bisogno di cambiamento. E ogni giorno che passa è un regalo alla destra. Sul ridimensionamento scolastico Bardi non ha detto una sola parola: oggi siamo la regione più penalizzata, un istituto su quattro scompare, alcuni istituti avranno scuole sparse in un territorio ampio, anche di settanta a chilometri. Sull’autonomia differenziata ha detto sì senza neanche aprire una discussione nel consiglio regionale: eppure quella legge sarà un disastro per il Sud, e per alcune regioni in particolare come la nostra.

Per Meloni non è vero che la riforma Calderoli penalizza il Sud, anzi i presidenti che si lamentano sono quelli che non sanno spendere i soldi.

Allora sarà per questo che vuole sostituire Bardi: è uno che ha perso un mare di investimenti.

Di lei si dice che è un uomo di potere e capace di fare gli accordi. Lo dice chi non le vuole bene?

Non so dove l’ha letto. Ma sì: io sono un cooperatore. Essere un cooperatore significa che ogni persona vale un voto, quindi bisogna essere capaci di mediare sempre, di convincere, di camminare insieme agli altri.

Se usciranno altri nomi a sinistra potrebbe fare un passo indietro?

Ci confronteremo, ma la mia candidatura è partita dal basso e sta camminando. Se ci saranno le primarie e vincerà un altro sarò al suo fianco.

E se M5s decide per il no?

Il M5s è uno dei partiti più grandi. Ma faccio appello a tutti lucani perché tornino a impegnarsi. Sto parlando ai delusi, a chi non vota: bisogna camminare insieme, riappropriarsi del diritto di partecipare. Qui in Basilicata votava l’85 per cento fino a poche tornate fa. Alle ultime regionali ha votato il 52 per cento. Alle ultime politiche il 42.

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