Sulle infrastrutture non bastano gli auspici, il gas arriva o non arriva, e in Italia le previsioni non sono rosee. Mentre sul fronte internazionale esplode il caso Nord Stream, in Italia il ministro Roberto Cingolani ha segnalato che gli stoccaggi hanno raggiunto il 90 per cento di riempimento prima del tempo, ma la verità è che non basta per essere sicuri in inverno. Il presidente dell’Autorità per l’energia, Stefano Besseghini, interrogato sul punto ha detto che «ci sono problemi sistemici da affrontare».

L’amministratore delegato di Edison, Nicola Monti, è stato esplicito: se Vladimir Putin chiudesse i rubinetti del tutto da ottobre, bloccando perciò anche la rotta ucraina, il mercato non ce la farebbe a reggere i consumi invernali. Intanto Snam ha chiarito che il rigassificatore galleggiante in corso di autoriazzione a Piombino non sarà pronto ad aprile, come detto dal ministro Cingolani, ma in estate.

Arera ed Edison

La campagna degli stoccaggi gas è stata positiva ha detto Bsseghini, ma «c'è una situazione di difficoltà complessiva e fisiologica che dobbiamo affrontare». L'urgenza delle decisioni «è inalterata, per esempio con la scadenza dell'anno termico. L'Autorità ha cercato di fare il massimo, nel limiti del ruolo di un regolatore, per cercare di rendere la situazione flessibile e adattabile al momento che si sta affrontando», in primo luogo dal punto di vista dei costi.

Edison è, dopo Eni, uno dei maggiori importatori dalla Russia. Una delle rotte da cui l’Italia riceve è quella che passa da Nord Stream. Dopo le fughe di gas, la Germania teme che possa non tornare più in funzione.

Monti ha prima di tutto avvalorato la tesi che per Nord Stream 1 e 2 si tratti di un sabotaggio e non di un incidente. Le infrastrutture strategiche, ha spiegato, sono monitorate e un guasto di questa entità è pressoché impossibile.

Attualmente, le compagnie energetiche italiane continuano a ricevere gas dalla Russia in quantitativi ridotti tramite la rotta ucraina, ma la disputa tra Kiev e Mosca sul pagamento dei diritti di transito da parte di Gazprom ha messo un grosso punto interrogativo su quello che accadrà nelle prossime settimane su questa seconda arteria. Mosca non ha escluso di imporre sanzioni a Kiev.

Monti ha chiarito che sarebbe un problema: «Secondo le nostre stime se ci dovesse essere un’interruzione completa delle forniture di gas russo a partire dal primo di ottobre, sicuramente avremo un mercato corto per 3-4 miliardi di metri cubi che rappresenta circa il 5 per cento della domanda», ha spiegato intervenendo all'Energy summit del Sole 24 Ore in corso a Milano.

Qualora ciò accadesse la risposta sono solo i razionamenti: «Si dovranno mettere in atto le misure di riduzione selettiva delle forniture ai clienti finali. Viceversa, se il flusso di gas russo continua, e avendo gli stoccaggi pieni, non dovremmo avere problemi». Questo perché gli stoccaggi vengono sempre utilizzati durante l’inverno, dunque è matematicamente impossibile che riescano a coprire gli ammanchi totali del metano di Gazprom.

Il rigassificatore

L’obiettivo indipendenza da Mosca è ancora lontano. Attualmente si parla del 2025 e non si possono escludere ulteriori ritardi, visto che il primo è già in arrivo. Snam, la partecipata di Cdp che attualmente si sta occupando dei rigassificatori galleggianti per volere del governo, ha dato il primo segnale in questo senso.

Parlando dell'autorizzazione per la nave rigassificatrice di Piombino sempre a Milano, l’amministratore delegato Stefano Venier ha detto che «la scadenza è il 30 di ottobre e poi noi avremo per Piombino sei mesi di intenso lavoro per posizionare, allacciare il primo rigassificatore e renderlo disponibile per la prossima estate».

Finora, il governo e Snam avevano detto che l’infrastruttura sarebbe stata allacciata entro aprile. In pratica subito dopo l’inverno, che riserva improvvisi cali di temperatura fino a marzo. Ma il metano aggiuntivo in questo modo non arriverebbe per almeno altri tre mesi.

I limiti fisici ed economici

Il mercato italiano si scontra con dei limiti fisici ed economici. Il risultato sugli stoccaggi, ha detto il ministro «ci consente di puntare verso un obiettivo ancora più ambizioso, al quale lavoreremo nelle prossime settimane, volto a raggiungere il 92-93 per cento di riempimento degli stoccaggi, così da garantire maggior flessibilità in caso di picchi sui consumi invernali». Il riempimento è a un passo, ma anche arrivasse al cento per cento, non tutti metri cubi potrebbero essere utilizzati se ci fossero problemi di pressione per gli ultimi. Un problema che è già capitato in passato.

In questo momento Eni, mentre continua ad acquistare piccoli quantitativi di metano dalla Russia, come rivelato da Staffetta Quotidiana, esporta. I consumi bassi e gli stoccaggi quasi al massimo infatti hanno reso attualmente meno redditizio il mercato italiano, e gran parte di quei volumi vanno verso il Nord Europa e in particolare sul Ttf, il mercato spot olandese, piuttosto che verso l’Italia.

Per la giornata di oggi sulla frontiera di Tarvisio, spiega la testata specializzata, è previsto un «export commerciale, per 18 milioni di mc, a fronte di nomine in ingresso per 20, da cui il quasi azzeramento dei flussi fisici».

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