La Lega propone una stretta sull’accesso alla cittadinanza italiana. Un disegno di legge depositato alla Camera introduce per gli stranieri nati in Italia l’obbligo di superare un esame di integrazione al compimento dei 18 anni, oltre all’assenza di condanne o procedimenti penali per delitti non colposi. Obiettivo, secondo i promotori, è attribuire lo status di cittadino solo a chi dimostri reale adesione ai valori del paese.

La proposta di legge porta la firma del capogruppo Riccardo Molinari e dei deputati Jacopo Morrone, Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa ed Elena Maccanti. I parlamentari richiamano anche l’esito del referendum di giugno e «l’ascolto quotidiano dei cittadini», sostenendo che gli italiani ritengono la cittadinanza «un riconoscimento importante, da concedere solo a chi la merita».

In verità al referendum – che puntava a ridurre da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza continuativa in Italia per i cittadini stranieri maggiorenni per poter richiedere la cittadinanza – avevano votato sì il 65% di chi aveva partecipato, ma il referendum non aveva raggiunto il quorum (l’affluenza si era fermata intorno al 30%).

Cosa prevede la proposta leghista 

Il testo prevede che l’esame verifichi il grado di integrazione e la conoscenza delle regole sociali e giuridiche; contenuti e modalità saranno definiti dal Ministero dell’Interno. La Lega propone inoltre di allungare i periodi minimi di residenza legale richiesti per presentare domanda: per i minori con genitori italiani o discendenti di italiani si passerebbe da 2 a 4 anni; per gli adulti stranieri con un genitore italiano da 2 a 4 anni; per gli stranieri nati in Italia da 3 a 10 anni; per i cittadini Ue da 4 a 8; per gli apolidi da 5 a 10 anni.

Prevista anche una revisione delle procedure amministrative: i tempi per la conclusione delle pratiche verrebbero ridotti da 24 a 12 mesi, prorogabili fino a 24. Più rapide anche le revoche della cittadinanza: il termine scenderebbe da 10 a 2 anni e verrebbe eliminato l’attuale limite che impedisce la revoca quando la persona non abbia, o non possa ottenere, un’altra cittadinanza. Le cause di revoca includerebbero condanne definitive superiori ai 5 anni, o oltre i 3 anni per reati come violenza di genere, stupro, maltrattamenti in famiglia, stalking, revenge porn e i cosiddetti reati “culturalmente motivati”, dalla costrizione al matrimonio alle mutilazioni genitali femminili e alla tratta di esseri umani.

Il disegno di legge interviene anche sui ricongiungimenti familiari, escludendo i parenti che non abbiano mai contribuito al progresso del Paese e rischino di gravare sulla spesa sociale: in particolare genitori a carico o over 65. La soglia di reddito per richiedere il ricongiungimento verrebbe innalzata: non più l’importo dell’assegno sociale aumentato della metà per ogni familiare, ma il triplo dell’assegno sociale più l’intero importo per ciascun richiedente. Previsto inoltre l’obbligo di assicurazione sanitaria per ogni familiare da ricongiungere.

Crociata anti migranti

«La Lega prosegue la sua crociata anti-migranti, non curante che migliaia di giovani nati qui ne sono privi – commenta il capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera Filiberto Zaratti – È una vergogna che i partiti di governo non vogliano affrontare questa piaga sociale che produce cittadine e cittadini di serie b. Ricordo inoltre ai solerti leader leghisti che la sinistra non ha perso il referendum dello scorso giugno che chiedeva di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale per richiedere la cittadinanza, vista la consistenza delle astensioni, mentre tra i votanti oltre il 65 per cento si è espresso per il sì. Ovvio che la stretta leghista non produrrà ordine e sicurezza solo più conflitti per la nostra società».

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