Un’altra grana piomba sul tavolo del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, con effetti sul già travagliato percorso congressuale. Un gruppo di consiglieri regionali in Campania ha infatti rivolto una richiesta, attraverso una lettera, direttamente al leader dem e al coordinatore nazionale del Pd, Marco Meloni: la rimozione in tronco di Francesco Boccia da commissario regionale della Campania in seguito alla decisione di scendere al fianco di Elly Schlein. Un impegno considerato chiaramente legittimo, ma non marginale, avendo accettato il ruolo di coordinatore della campagna congressuale dell’attuale deputata.

Accusa di incompatibilità

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Lo status, secondo i consiglieri campani, sarebbe un caso di «incompatibilità», minando alla base la «terzietà» necessaria per proseguire il cammino verso l’elezione del segretario regionale, attesa per la prossima primavera. Prima, inevitabilmente, bisogna portare al termine l’assise nazionale.

Insomma, se i candidati alla segreteria, da Stefano Bonaccini a Schlein, stanno mantenendo un certo fair play, evitando almeno finora polemiche frontali troppo infuocate, la situazione altrove, soprattutto sui territori più complicati, non è affatto serena. Riflettendo i nervosismi e le vecchie incomprensioni che agitano il partito.
La storia inizia in estate. Il 21 giugno dello scorso anno, Boccia è stato indicato proprio da Letta come commissario regionale. Il suo compito era di gestire il ritorno alla normalità dopo le dimissioni del segretario regionale, Leo Annunziata, uno degli uomini di fiducia del presidente della regione, Vincenzo De Luca.

In quella fase, il voto delle politiche sembrava lontano, quindi il segretario aveva puntato su un dirigente a lui molto vicino per rimettere ordine sul piano locale. Le cose sono cambiate e c’è stato il ritorno anticipato alle urne con l’esito ben noto per i dem.

Nomi pesanti in campo

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La lettera, inviata a largo del Nazareno, è stata sottoscritta da esponenti di peso in Campania, a cominciare dal presidente del consiglio regionale, Gennaro Oliviero e dall’ex sottosegretario, Umberto del Basso de Caro.

I due dirigenti avevano già contestato la gestione della formazione delle liste nelle ultime politiche, che avevano visto una spartizione dei posti tra i prescelti di De Luca, con in testa il figlio (poi eletto) Piero, e i big nazionali, come i ministri uscenti Dario Franceschini e Roberto Speranza.

Si denunciavano «metodi da basso impero» nella scelta delle candidatura, indicatori «di prepotenza, di arroganza prevaricatrice, di insipienza politica». A distanza di mesi il malumore è aumentato. Solo che l’area del dissenso si è allargata: tra i firmatari della lettera figurano anche Lello Topo, ex deputato non rieletto, Mario Casillo, figura forte capace di ottenere 42mila preferenze alle ultime regionali, insieme a Loredana Raia, Massimiliano Manfredi, Bruna Fiola e Francesco Picarone.

Un blocco schierato a sostegno di Stefano Bonaccini, che ha deciso di alzare il livello dello scontro, contestando la linea nazionale. La vicenda non può dunque essere derubricata a una semplice diatriba territoriale.

Boccia è stato ministro degli Affari regionali del governo Conte bis e in particolare è ancora oggi componente della segreteria nazionale, in qualità di responsabile enti locali, in virtù della vicinanza a Letta. Un profilo nazionale, oggi in primo piano al fianco di Schlein.

A poco più di un mese dalle primarie, il segretario è chiamato ad assumere una posizione di fronte all’offensiva dei consiglieri regionali. Il silenzio verrebbe interpretato come una difesa del suo fedelissimo.

Richiesta di rimozione 

Ma cosa contiene il documento partito da Napoli? «Boccia, com’è suo diritto, ha scelto di sostenere la candidatura dell’onorevole Schlein, accettando il ruolo di coordinatore della campagna congressuale di quest’ultima e rilasciando numerose interviste e dichiarazioni a sostegno della candidata Schlein», si legge nel testo, in cui si sostiene che «questa sua nuova condizione lo pone al di fuori del perimetro di terzietà e di neutralità connaturato alla sua funzione di garante».

Un atto di sfiducia nei suoi confronti, con riflessi che arrivano fino a Letta. Da qui la richiesta indirizzata al leader nazionale: il problema va «rimosso dalla segreteria nazionale e in tal senso va il nostro auspicio», facendo appello a un intervento ad horas e con una bacchettata a Boccia: «Sarebbe stato auspicabile un suo spontaneo passo indietro ma ciò non è avvenuto, nonostante sia del tutto evidente l’incompatibilità politica tra le due funzioni peraltro sovrapposte anche temporalmente».

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