Un «accorato appello» perché i militanti Pd «rifiutino le indicazioni dei signori delle tessere» arriva nella mattina di ieri da Sandro Ruotolo, giornalista, ex senatore giallorosso e oggi portavoce campano della mozione di Elly Schlein. Alla terza giornata dei congressi di circolo (andranno avanti fino al 12 febbraio) siamo già alle carte bollate. Il comitato della candidata, che nel riepilogo parziale nazionale insegue Stefano Bonaccini, già fa ricorso per l’annullamento di alcuni congressi campani. La sinistra Pd combatte per il primo risultato congressuale.

Non è solo una questione interna al Pd. Riguarda anche il futuro “peso” del partito a sinistra. Che è il core business della sfida con il Movimento Cinque stelle da qui alle europee del 2024, il punto in cui Giuseppe Conte spingerà al massimo: cerca la «remuntada» per rafforzarsi e tornare al tavolo dell’alleanza seppellita, il vituperato “campo largo”. Ma stavolta da capotavola.

Rossoverdi vs rossoverdi

L’operazione non riguarda la Lombardia, dove i grillini sono più deboli. Lì il candidato presidente Pierfrancesco Majorino ha ricucito i giallorossi e si tiene alla larga dalle polemiche: «Con M5s abbiamo ottimi rapporti, nati dal confronto sulla Lombardia. Spero che le opposizioni a Roma ricomincino a parlarsi». L’epicentro, dicevamo, è il Lazio. Dove al voto del 12 e 13 febbraio, a sostegno della candidata presidente Donatella Bianchi, per la prima volta M5s ha un alleato, la lista «Polo progressista» «Civici di Sinistra&Ecologista», nata per iniziativa di ex coalizionisti di lungo corso come Stefano Fassina, Paolo Cento, Loredana De Petris e Alfonso Pecorario Scanio. Il simbolo è rosso, verde e arcobaleno. Molto simile alla lista rossoverde che sostiene Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra “classico”: qui c’è del rosso, del verde, la scritta «Verdi e sinistra», il simbolo di Europa Verde e di Possibile; a sua volta quest’ultimo simbolo è il calco quasi perfetto di quello dell’Alleanza Verdi-Sinistra fra Europa verde di Angelo Bonelli e Sinistra italiana di Nicola Fratoianni, che ha eletto sedici parlamentari alle politiche in alleanza con il Pd. Alle regionali del Lazio Si è con Conte. Ma il “nazionale” non ha concesso il simbolo ai suoi del Polo progressista, di fatto lasciandolo utilizzare a Europa Verde, ma dall’altra parte. Fratoianni guarda al dopo: «Dopo le regionali, l’ordine del giorno è più che mai ricostruire una alleanza alternativa alla destra. È evidente che se non si supera la rottura delle politiche non c’è nessuna possibilità di competere». In realtà per i Cinque stelle quel “dopo” è più lontano, è il dopo-europee.

Sinistra per Conte

«Lo schema del centrosinistra per come lo abbiamo conosciuto non funziona più» secondo Loredana De Petris, ecologista ed ex senatrice Si (che però a differenza di Fratoianni ha sostenuto il governo Draghi, ma non ha votato la fiducia sul termovalorizzatore romano). Oggi è presidente del Polo Progressista: «Abbiamo sacrificato le nostre battaglie all’alleanza con il Pd, indebolendo il rapporto con il nostro elettorato storico. Nemmeno i programmi sono più una garanzia: si scrive una cosa e se ne fa un’altra. Sull’inceneritore romano siamo rimasti fregati con il sindaco Roberto Gualtieri. D’Amato sostiene il termovalorizzatore. Conte oggi parla a quelli con cui il Pd non riesce più a parlare. Pd e M5s torneranno a confrontarsi, ma lo schema non sarà Pd e cespugli. Ormai ci sono due forze equivalenti, una in calo e una in crescita».

«I veti fra Pd e M5s hanno prevalso e allora abbiamo fatto una scelta coraggiosa e non confortevole, quella della coerenza», spiega Massimo Cervellini, candidato di Si nel Polo Progressista, «Sarà la bussola delle battaglie che dovremo fare, anche dall’opposizione: servizio sanitario pubblico, basta con l’oscenità delle liste d’attesa di mesi e con il business dei privati.

No alla Pontina autostrada a pagamento, su cui anche la Lega è d’accordo. E la riconversione ambientale non passa per il mostro-inceneritore. Siamo a fianco dei comitati, solo così si ricostruisce una sinistra che non dica una cosa nei giorni di festa e negli altri l’opposto». In questa lista è finito l’ex europa-verde Marco Cacciatore.

E una sindacalista Cgil doc, Tina Balì: «Non è stato facile accettare, ho sempre militato nella Cgil e sentivo che stavo lasciando casa mia», ammette, «ma il progetto è quello che auspicavo. Un progetto ambizioso: la costruzione di un soggetto politico di sinistra aperto, con la nettezza e la radicalità e che su troppi temi non c’è stata». Quanto al suo sindacato, «la Cgil è un’organizzazione autonoma, che giudica sulle idee e sui risultati. Molti compagni hanno capito la mia scelta».

In realtà gli ultimi sondaggi, prima dello stop alla loro pubblicazione, danno risultati ben più lusinghieri ai rossoverdi alleati con D’Amato.Che stanno spingendo tantissimo, anche loro con un occhio al dopo, come dimostra un’iniziativa di venerdì scorso a Roma a sostegno del candidato Claudio Marotta, che ha radunato civici e ambientalisti di tutta Italia: dai progressisti sardi guidati da Massimo Zedda a Milano prossima di Anita Pirovano, agli esponenti di Napoli, Genova, Torino, Fano. «La scelta della rottura è tuttora incomprensibile. Ciò detto, tutti i sondaggi dicono che l’unica coalizione in grado di contrastare la destra è quella di D’Amato», secondo l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio: «Portiamo nella campagna temi tutti politici: reddito di cittadinanza, pace, porti sicuri, legalizzazione della cannabis, garantismo, ecologismo, femminismo. Siamo autonomi e radicali nel progetto del campo largo». E Marotta: «La destra ci attacca perché siamo amici dei centri sociali. Siamo orgogliosi che esperienze conflittuali come Spin Time siano con noi della ricostruzione di una forza di sinistra ed ecologista nella società, e anche nei palazzi. Solo recuperando la giusta radicalità possiamo combattere contro le destra».

A capotavola

«Nel Lazio il centrosinistra risulta più forte dell’alleanza fra Conte e Polo progressista per un fatto matematico, ha sette liste, e c’è anche Calenda e Renzi», prevede Paolo Cento, ecologista storico, fin qui sempre schierato con il centrosinistra a trazione Pd: «Ma noi siamo la vera novità politica. Per la prima volta Conte si allea con una lista dichiaratamente di sinistra. Quella del Lazio non è una sfida finale ma all’inizio di una evoluzione M5s, che apre alla sinistra che non accetta di stare per fede nell’orticello Pd. La sinistra non è una rendita di posizione, siamo alla fine di un monopolio. Chiunque sarà il prossimo segretario dem dovrà porsi il tema dell’alleanza con M5s. E Conte ha capito che al di là del risultato del Lazio, era utile avere alleati, sennò la futura alleanza nazionale sarebbe squilibrata. Anche perché, quell’alleanza, lui punta a guidarla».

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