«Vito Petrocelli è fuori dal Movimento 5 stelle». Lo ha scritto il presidente Giuseppe Conte in un Tweet. Il presidente della commissione Esteri del Senato, ha twittato l’ex presidente del consiglio, ha passato il segno.

Il senatore dalle posizioni filoputiniste, in un’escalation di critiche al governo e esternazioni vicine a Mosca sulla guerra in Ucraina ha fatto gli auguri per il 25 aprile scrivendo: «Per domani buona festa della LiberaZione», con la “Z” maiuscola che ricorda il simbolo sui carri armati russi che in questi giorni stanno invadendo il territorio ucraino.

Da settimane, la maggioranza di governo sta tentando di fargli fare un passo indietro dalla commissione senza successo.

Adesso, ha scritto Conte, è partita la procedura di espulsione dal partito: «Il suo ultimo tweet è semplicemente vergognoso. Il #25aprile è una ricorrenza seria. Certe provocazioni sono inqualificabili».

I pregressi

Da tempo Petrocelli tiene contatti con la Russia, inclusi appuntamenti in ambasciata e viaggi. In passato avevano anche fatto scalpore alcune sue dichiarazioni filoputiniane, ormai celebre la frase sull’oppositore Aleksej Navalny nel 2017 «Navalny che blogger è? Rispetto a Grillo, un blogger del piffero».

Subito dopo l’esplosione della guerra, Petrocelli ha deciso di votare contro la risoluzione per l’invio di armi e la fiducia posta sul decreto Ucraina. Quando il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha tenuto il suo discorso in video collegamento con il parlamento Italiano, Petrocelli ha deciso di non partecipare.

Diverse settimane fa ha fatto discutere l’annullamento della missione di un gruppo di parlamentari negli Usa. La delegazione che sarebbe stata presieduta dal parlamentare M5s e che si sarebbe dovuta recare negli Stati Uniti alla fine non è mai partita, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati ha preferito cancellare la missione.

I parlamentari della commissione Esteri e i capigruppo si sono mossi per cercare di spingerlo al passo indietro da capo della commissione, ma lui non ha vacillato. Per la sua rimozione, avevano spiegato i parlamentari, dovrebbe intervenire la presidente Casellati.

Il 16 aprile Petrocelli ha deciso di dare un taglio netto al suo legame con la maggioranza: «Chiedo scusa per ogni volta che ho votato la fiducia al governo Draghi. La disciplina di partito, che ho sempre seguito, è andata a sbattere contro le scelte di guerra. Non parteciperò  più  al voto di qualsiasi legge finché ci sarà questa maggioranza» ha scritto su Twitter, aggiungendo gli hashtag #Pace #NoNato #NonAllineati.

Così Petrocelli non si allinea e verrà cacciato dai Cinquestelle, ma non molla la poltrona. Anche se tutti, dalla Lega che lo ha definito un «caso umano» passando da Pd a Italia viva fino ai suoi colleghi di partito che lo hanno sconfessato, gli chiedono di dimettersi.

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