Se oggi Giuseppe Conte se la cava con la raccomandazione di offrire «rispetto e tutela dei diritti fondamentali dei migranti, persone disperate che sono state anche sfruttate da gruppi criminali», il suo silenzio nei giorni in cui la situazione delle tre navi cariche di migranti tenute lontane dai porti italiani dal governo Meloni si stava aggravando sempre di più ha colpito molto. Difficile, per il «punto di riferimento progressista» che Conte sta cercando di diventare, difendere un atteggiamento del genere a lungo. Ma Conte sa che esponendosi sull’immigrazione offre il fianco a chi non ha dimenticato le parole che pronunciava quando era alla guida del suo primo governo.

«Metteremo fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello della finta solidarietà. Dobbiamo combattere con determinazione il traffico di esseri umani». 

Giugno 2018 (discorso di insediamento)


«L'Italia si ritrova ad affrontare in totale solitudine l'emergenza immigrazione».

Giugno 2018


«Bisogna rafforzare a livello europeo i rapporti con i paesi di origine e transito dei migranti per prevenire i viaggi della morte», servono «centri di protezione europei nei Paesi di origine e di transito per accelerare identificazione e richieste di asilo. Prevedremo presidi di protezione fuori dall’Ue che possano gestire le richieste di asilo. Il problema delle risorse economiche c’è ma l’Italia non ne ha mai fatto un problema economico, c’è un problema di solidarietà».

Giugno 2018


«Parla per noi la nostra politica finalizzata a ridurre le partenze e dunque i morti in mare, evitando di metterci ogni volta dinnanzi a un drammatico dilemma morale». 

Luglio 2018


«Sono state completate le procedure di identificazione delle persone che erano a bordo, con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili le condotte che configurano ipotesi di reato».

Luglio 2018, dopo lo sbarco della nave Diciotti


«A noi interessa la soluzione dei problemi con atteggiamenti responsabili e fin qui possiamo dirci sufficientemente orgogliosi di aver cambiato questa politica evitando che il Mediterraneo diventasse il cimitero dei migranti senza nome». 

Agosto 2018, quando l’allora premier elencava tra i suoi successi «meno sbarchi». 


«È noto a tutti che l'Italia sta gestendo da giorni, con la nave Diciotti, una emergenza dai risvolti molto complessi e delicati. Ancora una volta misuriamo la discrasia, che trascolora in ipocrisia, tra parole e fatti. Bene. Se questi sono i “fatti” vorrà dire che l'Italia ne trarrà le conseguenze e, d'ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d'azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa».

Agosto 2018


«L'Italia ha assunto una posizione di rigore, forte, una svolta rispetto al passato. Ma nella gestione dei flussi occorre un approccio strutturato. La delusione verso l'Europa è forte».

Gennaio 2019


Conte dice di fronte al tribunale di Catania di aver «condiviso» la decisione del ministro dell’Interno Matteo Salvini sull’opportunità di tenere la nave Diciotti carica di migranti in mare. 

Febbraio 2019


«Una chiara linea politica che può piacere o essere opinabile. Diversi indirizzi politici sono stati espressi in passato, noi non possiamo che giudicarli insoddisfacenti: il concetto di accoglienza è diverso da quello di sbarco. Consentire sbarchi indiscriminati senza limiti non equivale a offrire accoglienza».

Marzo 2019


«Sono stato un buon profeta» dicendo che il caso Sea Watch diventava competenza della magistratura, «ma non perché avessi avuto una soffiata ma semplicemente perché da giurista e avendo contezza della violazione compiuta prefiguravo delle responsabilità penali. Adesso spetta alla magistratura applicare le nostre leggi. Ci sono, che piacciano o non piacciano. Io sono responsabile del governo, a me spetta la responsabilità di far applicare le leggi». 

Giugno 2019, dopo l’arresto di Carola Rackete, capitana della Sea Watch


«Quello della Sea Watch è stato un ricatto politico sulla pelle di quaranta persone». 

Giugno 2019


«Con mia enorme sorpresa, ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà di far sbarcare i migranti a bordo. Ho personalmente contribuito a perseguire questo nuovo indirizzo politico, di maggiore rigore rispetto al passato, al fine di contrastare più efficacemente l'immigrazione illegale e la moderna e disumana “tratta dei disperati”, alimentata dalle organizzazioni criminali. Abbiamo sempre lavorato intensamente, coinvolgendo anche il Ministro Moavero, per rendere più efficace il meccanismo dei rimpatri per i migranti che non hanno diritto ad alcuna protezione». 

Agosto 2019, da una lettera indirizzata a Salvini

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