Nel Movimento 5 Stelle, lo scontro tra contiani e dimaiani è deflagrato. Invece di «aprire il parlamento come una scatoletta di tonno», i grillini si sono spaccati da soli. Dopo gli scontri verbali degli ultimi giorni, i fedelissimi di Giuseppe Conte hanno iniziato a parlare della necessità di espellere dal movimento il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Il processo a Di Maio

Il primo a parlare del ministro degli Esteri come di un «corpo estraneo al Movimento» è stato, in un’intervista rilasciata domenica mattina a Repubblica, il vicepresidente del Movimento 5 Stelle Riccardo Ricciardi: «Di Maio è spaventato dal tema dei due mandati. Occorre prendere provvedimenti. Da capo politico Di Maio ha espulso persone per cose molto meno gravi». Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri vicepresidenti Michele Gubitosa («Siamo a un punto di non ritorno: Luigi Di Maio ha pianificato la sua uscita dal Movimento» ha detto alla Stampa) e Alessandra Todde. La quale ha anche annunciato la convocazione, per la serata, di una riunione del Consiglio nazionale del M5s per decidere la sorte del ministro. Il quale, come spesso accaduto negli ultimi giorni, è subito andato al contrattacco: «I dirigenti della prima forza politica in parlamento, invece di fare autocritica, attaccano con odio e livore il ministro degli Esteri e portano avanti posizioni che mettono in difficoltà il governo in sede Ue». Appare ormai evidente che la frattura è insanabile.

La scissione

Ma lo scontro finale di oggi arriva al termine di una lunga storia. È da tempo che Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, nonostante il secondo sia stato “l’inventore” del primo come presidente del Consiglio, non vanno d’accordo. E i dissapori tra le due fazioni sono emersi con evidenza in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica.Luigi Di Maio era schierato senza mezzi termini al fianco del premier Mario Draghi, mentre Conte provava in tutti i modi a ritagliarsi un ruolo di protagonista evitando che il presidente del Consiglio si trasferisse al Quirinale. È stato il suo primo vero fallimento ed è lì che la leadership dell’ex premier ha iniziato a vacillare.

Dopo il primo turno delle amministrative del 12 giugno il ministro Di Maio ha sottolineato il risultato deludente del M5s a guida Conte. L’intervento di Mario Draghi, che martedì riferirà al Senato in vista del Consiglio europeo, ha rinfocolato la faida. Conte vorrebbe impedire che il nostro paese invii altre armi in Ucraina, Di Maio, che rivendica con forza il suo atlantismo, non può ovviamente accettare una posizione in aperto contrasto con quella del governo di cui fa parte.Così, quando sabato è stata diffusa una bozza di risoluzione in cui il M5s ribadiva lo stop all’invio di armi, il ministro l’ha criticata descrivendola com «pericolosa per la sicurezza nazionale».

C’è chi giura, come detto da Gubitosa, che in realtà Di Maio abbia fatto tutto questo per abbandonare il M5s e partecipare al progetto di creare una forza centrista guidata dal sindaco di Milano Beppe Sala. Come scritto da Domani, esiste il laboratorio di un nuovo partito o movimento, “L’Italia C’è”, con un leader naturale individuato nel sindaco-manager di Milano Beppe Sala. A settembre ci sarà un evento di presentazione a Milano. Di Maio e Sala, come rivelato da Repubblica, si sono incontrati a New York. Chissà che non sia stato l’inizio di un grande amore.

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