Sono giorni di attesa quelli che separano da lunedì, quando è atteso l’incontro chiarificatore tra il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi.

I due parleranno del sostegno del Movimento al governo, ma anche della polemica della settimana: secondo notizie filtrate da ambienti parlamentari e un’intervista al sociologo Domenico De Masi, Draghi avrebbe fatto pressioni su Beppe Grillo per sfiduciare Conte e spostarsi dalla parte del ministro degli Esteri scissionista, Luigi Di Maio.

Draghi ha smentito la ricostruzione pubblicamente in conferenza stampa ma questo non è bastato per ristabilire la minima fiducia tra il premier e uno dei partiti che lo sostengono.

Di Maio

Intanto, su questo è intervenuto Di Maio, dicendo che «Alimentare ancora il dibattito interno alle forze politiche, addirittura evocando sms e telefonate del presidente del Consiglio del tutto presunte di cui non si vede alcun riscontro, serve solo ad indebolire. Se in questo momento noi abbiamo delle priorità, portiamole a casa poi tra 8 mesi i cittadini si pronunceranno». La linea del ministro è quella di massima fedeltà a Draghi e al governo, contro il rischio di crisi anticipate che metterebbero in difficoltà le tappe per mantenere il fondi del Pnrr.

«Chi vuole far cadere il governo o sa cosa rischia o non lo sa che cosa si rischia in questo momento storico. L'Italia e' abituata a cambiare i governi ma in questa fase storica se il governo cade non so a quanto può arrivare lo spread ma certo i costi continueranno a salire per le famiglie italiane perchè nel mondo c'e' grande fiducia in questo governo, in Draghi e Mattarella», ha concluso.

Nel Movimento, però, il tema del sostegno al governo è ancora aperto e oggi una delle dirigenti più ascoltate, Roberta Lombardi, ha detto a Repubblica che «Basta ricatti da Draghi. Riflettiamo se restare al governo. Decideremo con un voto degli iscritti». Parole dure, che riflettono il pesante clima interno al Movimento dopo la fuoriuscita di 60 parlamentari.

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