«Io ho sollevato da tempo una questione di governance, legata esclusivamente all'epidemia. Rispondere in 20 modi diversi a un'emergenza così violenta e diffusa crea un indebolimento della risposta, di cui c'è traccia anche nell'ultimo Dpcm. Dover sempre mediare fra letture diverse del fenomeno induce una capacità di reazione attenuata».

Così Andrea Orlando, ex ministro alla Giustizia e vicesegretario del Pd, in un'intervista a Repubblica, sottolineando che «di fronte alla pandemia, l'articolazione del potere prevista dal titolo V va in sofferenza, ci vorrebbe un rafforzamento del coordinamento centrale. E senza nemmeno passare per una riforma costituzionale. Basterebbe esercitare appieno il ruolo dello Stato, previsto anche dall'assetto attuale». 

A pochi giorni dall'ultimo Dpcm, sull'introduzione di nuove restrizioni, aggiunge: «Sinceramente mi aspettavo una risposta più incisiva, con meno margini di discrezionalità, ora una stretta mi sembra inevitabile. Capisco che si sia deciso di non rompere con le regioni, ma siccome noi non siamo in grado di sradicare il virus, solo di contenerlo, occorre diminuire le occasioni di socialità. Quali eliminare è una scelta politica. E occorre una risposta omogenea».

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