Il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato è di recente intervenuto per spiegare le decisioni della Corte in materia di referendum: prima in una conferenza stampa e, successivamente, come ospite in un noto talk show televisivo. Ci sono almeno due problemi da sottolineare.

Il primo punto da affrontare riguarda la trasparenza della Corte, che il presidente cita come ragione delle sue spiegazioni. Vi è una differenza profonda tra la trasparenza delle spiegazioni e la trasparenza delle motivazioni di una sentenza. Quando si percepisce la necessità di dover spiegare le proprie azioni, se ne riconosce implicitamente l’opacità.

Le motivazioni

La funzione della motivazione della sentenza è proprio quella di chiarire il ragionamento che ha guidato l’interpretazione della Costituzione nel caso concreto. Una Corte costituzionale ha la responsabilità di dare una motivazione più chiara possibile della propria decisione.

Il rischio principale della spiegazione al di fuori del forum giuridico risiede nella possibile perdita di legittimazione del ruolo istituzionale della Corte. Più la Corte spiega e più dimostra che non è sicura che la propria decisione venga accettata come fondata sui valori della Costituzione.

Per rispondere a questo bisogno di trasparenza, la Corte dovrebbe ripensare il modo in cui offre le proprie motivazioni. In primo luogo, rispetto ai tempi: le motivazioni di una decisione devono essere disponibili prontamente: quando passa troppo tempo tra una decisione e la sua motivazione, si apre una porta a contestazioni speculative sulle ragioni di una decisione.

Quando invece le motivazioni seguono prontamente la decisione, non c’è spazio per dietrologie. Solo così si garantisce la funzione giustificatrice delle motivazioni. Inoltre, la trasparenza delle motivazioni dipende dalla capacità di comunicare una questione costituzionale in termini comprensibili a tutti quelli che intendono capire una decisione.

Il linguaggio

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Molti corti apicali utilizzano un linguaggio accessibile ai non addetti ai lavori. Un ragionamento chiaro e rigoroso nelle motivazioni della sentenza aumenterebbe sia la trasparenza che la legittimazione del lavoro della Corte agli occhi del pubblico; perché non concentrarsi su questo esercizio, invece di ovviare ai propri limiti attraverso l’esercizio di spiegazione mediatica?

In terzo luogo, le motivazioni dovrebbero includere le opinioni dissidenti. I membri della Corte non devono aver paura di mostrare che una decisione è necessariamente il frutto di compromessi tra diverse interpretazioni possibili.

Solo in questo modo sarebbe possibile garantire un’effettiva trasparenza a lungo termine della Corte. Inoltre, la Corte darebbe il buon esempio di come si raggiunge un compresso quando il disaccordo è di principio.

La personalizzazione

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Il secondo nodo fondamentale ha a che fare con il personalismo, cioè l’identificazione della posizione della Corte con la posizione di un suo membro. Una Corte costituzionale è un organo di deliberazione collegiale, non è quindi concepibile che un singolo componente possa parlare a nome della Corte.

Un singolo membro non è in grado di spiegare la posizione di tutti i componenti della Corte. Ipotizziamo per un momento che due membri della Corte siano in profondo disaccordo su come risolvere un caso che verte su un dilemma morale, per esempio sull’eutanasia. Se entrambi i membri provassero a spiegare la decisione attraverso i media, il risultato sarebbe una cacofonia di vedute disparate.

La Corte non si può permettere di abbassare il livello della discussione costituzionale. Passando dal quadro del giuridico a quello della spiegazione mediatica, la Corte apre le porte a chiunque voglia contestare le sue decisioni dal punto di vista politico.

Il ruolo della Corte è quello di mantenere il rispetto per il quadro giuridico che è alla base del dialogo che caratterizza una democrazia complessa. Il forum dove raggiungere il compromesso è la Corte; il disaccordo non può essere portato al livello della discussione politica, non farebbe che delegittimare l’autorità della corte.

La difesa del ruolo della Corte costituzionale nella democrazia italiana passa attraverso il rafforzamento dell’apparato di motivazioni, non attraverso l’introduzione di spiegazioni dalla parte di un membro della Corte.
 

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