Mentre Matteo Renzi teneva la sua conferenza stampa, in cui le ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti si dimettevano, il centrodestra era chiuso in un summit di guerra alla Camera.

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani - con Silvio Berlusconi sempre a portata di telefono – hanno concordato le mosse future a partire da ciò che già sapevano dalla prima mattina: che Renzi si sarebbe sfilato. 

Dal centrodestra e soprattutto da Forza Italia trapela una certezza ferrea: dai loro gruppi non ci saranno “responsabili” pronti a reggere il Conte ter. «Al massimo può esserci Sandra Lonardo, lady Mastella, ma da sola. Tutti gli altri sono saldamente nel nostro gruppo: quelli che dovevano lasciare già lo hanno fatto negli scorsi mesi, come la senatrice renziana Donatella Conzatti che era stata eletta con noi», dice uno dei senatori forzisti.

La certezza è tale, che all’incontro di centrodestra si ragiona già sulle contromosse davanti alla crisi pilotata, con due possibili scenari sul tavolo e una sola convinzione: che non c’è alcuna possibilità di andare a votare.

Il primo scenario è quello della caduta di Giuseppe Conte, che sarebbe sempre stato l’obiettivo di Matteo Renzi. Al suo posto, le ipotesi sono quella di una soluzione “alta”, chiamando Mario Draghi, ma che viene considerata poco percorribile; e quella di una soluzione politica, con Dario Franceschini nuovo premier.

Entrambe le soluzioni piacerebbero al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è stato il principale manovratore nello stop all’intento di Conte di cercare la conta in Senato.

«Da Renzi parole durissime. Conte per Renzi è un premier antidemocratico. Questa più che una crisi è una richiesta di impeachment che potrebbe finire innanzi ai Tribunali», dice il senatore di Fi, Francesco Giro.

Il secondo scenario, invece, è quello di un Conte ter, con un rimpasto di ministri importante e Renzi che rosicchierebbe qualche ulteriore casella di peso. In questo caso, il centrodestra darebbe battaglia sul fatto che rimescolare i ministeri come se fossero semplici pedine politiche è una follia, durante una pandemia globale.

Il sospetto che è quasi certezza, però, è che determinante sia stata la moral suasion del Quirinale, contrario ad andare al voto durante la pandemia, che significherebbe una vittoria del centrodestra e dunque strada aperta per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

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