Era il 2008 e l’avvocato Carlo Taormina non aveva dubbi: mai coi fascisti. Di fronte alla fusione tra il suo partito, Forza Italia, e Alleanza nazionale (An), l’ex sottosegretario del governo Berlusconi denunciava la «fascistizzazione» della destra italiana e lanciava il suo movimento “Lega Italia”. Oggi sono passati dodici anni e con An sembra essere sparita anche l’ostilità politica dell’avvocato romano verso gli eredi del fascismo.

Il 14 dicembre, Taormina, classe 1940, ha annunciato la nascita di un nuovo movimento politico denominato “Italia libera” che mira a riunire tutte le forze volte a liberare l’Italia dalla dittatura sanitaria, dall’obbligo vaccinale, dall’euro e dall’Europa. Tra gli aderenti al nuovo soggetto politico figurano anche i gilet arancioni dell’ex generale Pappalardo, ma soprattutto i neofascisti di Forza nuova guidati da Roberto Fiore, già condannato per eversione, e da Giuliano Castellino, anche lui condannato per avere aggredito due giornalisti dell’Espresso. Di fronte a curriculum del genere verrebbe da pensare che la colpa dell’allora leader di An, Gianfranco Fini, più che l’ideologia fosse la fedina penale immacolata. Il percorso che ha portato Taormina alla fondazione di Italia libera è però molto tortuoso e merita di essere raccontato.

Tra Cogne e nazismo

Prima di ritrovarseli come compagni di avventura politica, l’avvocato Taormina aveva già avuto rapporti con illustri membri del panorama nazifascista come clienti. Tra i soggetti difesi da Taormina figura infatti Franco Freda, condannato, assolto e poi giudicato responsabile, ma non processabile per la strage di piazza Fontana che ha causato nel 1969 la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Il “nazimaoista” Freda (è lui stesso a definirsi così) è stato difeso da Taormina nel processo che lo ha visto condannato per odio razziale a causa delle teorie portate avanti dal suo movimento Fronte nazionale. Taormina è inoltre stato avvocato di Erich Priebke, il gerarca nazista responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine avvenuto a Roma nel 1944.

Tra i personaggi noti difesi da Taormina figurano anche Giulio Andreotti e Annamaria Franzoni, la donna condannata per avere ucciso nel 2002 il figlio di tre anni nella villetta di Cogne. Un caso che ha visto un finale non certo idilliaco tra il difensore e la sua ex assistita: l’avvocato ha infatti intentato una battaglia legale contro Franzoni, accusata di dovere ancora pagare una parcella da 800mila euro. Il tribunale di Aosta ha poi quasi dimezzato la cifra portandola a 450mila, ma ha pignorato la casa della donna per consentire all’avvocato di ottenere il suo compenso.

Sottosegretario all’imbarazzo

Accanto a una carriere legale importante, Taormina ha iniziato la carriere politica nel 1996, folgorato come tanti dalla “rivoluzione liberale” di Silvio Berlusconi che lo aveva candidato inizialmente fra le file di Forza Italia alle politiche di quell’anno, destinate però a registrare la sconfitta del centrodestra e dello stesso avvocato. Abituato tuttavia ai continui ricorsi dei processi, Taormina non si era dato per vinto e nel 2001 si era ricandidato ottenendo non solo la vittoria, ma anche la nomina a sottosegretario all’Interno. Durante il periodo governativo, Taormina si è fatto notare specialmente per le sue uscite contro i magistrati di Milano che portavano a processo Berlusconi.

Solo pochi mesi dopo aver ricevuto l’incarico, Taormina aveva chiesto ai magistrati milanesi di arrestare i loro colleghi rei di avere emanato un’ordinanza sgradita nel corso del processo Sme-Ariosto. I continui attacchi alla magistratura da parte del sottosegretario hanno provocato più volte richieste di dimissioni da parte dell’opposizione e malumori anche all’interno della stessa maggioranza. La scarsa simpatia dell’opposizione per Taormina è ben testimoniata dal criminologo e all’epoca senatore della Margherita, Nando Dalla Chiesa, arrivato a dire che «questo signore rappresenta un insulto in servizio permanente effettivo alla dignità delle istituzioni». 

L’esperienza governativa di Taormina era poi finita il 5 dicembre 2001, dopo che l’opposizione lo aveva accusato di essere in palese conflitto d’interesse, avendo una delega alla lotta all’antiracket e all’antiusura, ma difendendo nel frattempo come avvocato diversi boss criminali tra cui il capo della Sacra corona unita, Francesco Prudentino, al cui processo Taormina si era presentato con la scorta riconosciutagli per il suo ruolo istituzionale.

Le dimissioni poco “serie”

Ma la vera pietra d’inciampo per l’avvocato è stata la commissione d’inchiesta su Telekom-Serbia di cui Taormina era membro. Uno scoop fatto da Repubblica nel 2003 aveva, infatti scoperto una rete, che vedeva coinvolto direttamente l’ex sottosegretario, messa su per diffamare i principali leader del centrosinistra dell’epoca, accusati nel corso dei lavori della commissione di avere preso i soldi di una fideiussione in realtà mai avvenuta.

Colto di sorpresa, Taormina aveva fatto, in un primo momento, un annuncio solenne in cui confermava la versione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e annunciava «seriamente» le sue dimissioni da parlamentare. Passato un giorno, però, l’ex sottosegretario aveva poi fatto retromarcia su tutta la linea dicendo di avere usato «un umorismo comprensibile solo agli intelligenti» e che quando «i comunisti arrivano a certi livelli vanno ridicolizzati». Ancora nel 2011, interrogato sulla questione Telekom-Serbia, Taormina risponderà con un sorriso: «Chiedetelo a Berlusconi».

L’avvocato del Grillo, ma non del Conte

In rotta con Forza Italia nel 2008, Taormina ha quindi fondato un suo nuovo soggetto politico, Lega Italia, con l’obiettivo dichiarato di riprendere gli ideali liberali che il partito berlusconiano aveva perso «fascistizzandosi» dopo la fusione con Alleanza nazionale considerata dall’avvocato «erede del fascismo». Di Lega Italia non si sono avute più notizie, ma nel 2014 Taormina è tornato in pista schierandosi apertamente con i Cinque stelle e invitando i delusi di Forza Italia a fare altrettanto. Quello con il movimento fondato da Beppe Grillo è stato un amore non ricambiato dagli iscritti grillini a causa del passato berlusconiano dell’ex sottosegretario e finito all’alba del governo Conte bis. Taormina dice infatti di non poter tollerare nessun tipo di alleanze con il Partito democratico. L’antipatia per Conte è cresciuta con la pandemia ed è sfociata in un’azione legale contro il premier accusato di “pandemia colposa”. Nel frattempo, Taormina ha puntato tutto su Di Battista chiedendogli, tra un tweet golpista e l’altro, di rifondare il Movimento cinque stelle, ovviamente senza fare alleanze coi neofascisti. Per quelle c’è già lui.

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