Da semplice consigliera a sindaco di Torino la sua ascesa sembrava inarrestabile. Poi sono arrivati i guai giudiziari, quelli politici e la resa
- Il giorno in cui la sindaca di Torino Chiara Appendino si accomodava nella tribuna d’onore dello stadio di Cardiff per assistere alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, era all’apice di una popolarità costruita con accanita volontà.
- La caduta da quei cieli alla polvere di questi giorni ha i tratti dell’epica e lo stigma della sfortuna, riconosciuta perfino dalla linea difensiva tenuta dai suoi avvocati nel processo che l’ha vista condannata per i fatti di piazza san Carlo.
- L’evocazione della mala sorte camuffata da imponderabile e imprevedibile, nasconde però dinamiche più materiali e umane. La sindaca è l’incarnazione dello “storytelling” totale, armato anche di argomentazioni non secondarie, inventato e attuato ben prima che Rocco Casalino lo applicasse a Giuseppe Conte.